Commento all’articolo apparso su La Repubblica il 19 gennaio 2017
Ingenuo dal latino ingenuus, «onesto, schietto, semplice», persona che, per semplicità d’animo e soprattutto per inesperienza degli uomini e del mondo, conserva l’innocenza e il candore nativi ed è aliena perciò dal pensare il male e dal supporlo in altri.
Nell’antica Roma, indicava la condizione giuridica e sociale di chi era nato libero, e più precisamente di chi, essendo nato da padre libero al momento del concepimento, era perciò libero lui stesso.
Interessante come il concetto di Ingenuità sia intimamente legato a quello di libertà; libertà al momento della nascita nell’antica Roma come qualcosa di non così scontato come apparentemente sembra ai giorni nostri.
La libertà di un individuo, a mio parere, non può prescindere dalla libertà di pensiero ed espressione e per verificarsi presuppone la possibilità di fruire di informazioni da un lato e la capacità di processarle, ragionarle e decidere se farle nostre o prenderne consapevolmente le distanze.
Tema complesso e complicato che meriterebbe una riflessione profonda, storica, politica, sociale, ma soprattutto etica.
Credo che ognuno di noi si trovi immerso potenzialmente in un enorme paradosso: se da un lato infatti oggi l’accesso all’informazione è di tutti e per tutti, presupponendo una assoluta e trasversale libertà di fruizione, dall’altro le medesime informazioni vengono sapientemente artefatte, manipolate e inserite in “abiti” attraenti, che impressionano le nostre aree cerebrali come un’immagine fa con la pellicola fotografica ingannando abilmente la nostra capacità di critica e giudizio.
Nei giovani ciò è, se possibile, ancora più amplificato dalla duttilità e plasticità del loro mondo interno in cui è più facile fare breccia, dalla tendenza fisiologica all’idealizzazione ed all’illusione così semplici da stimolare, e molto altro.
Unitamente a ciò non si può tralasciare il fattore tempo: la rete offre l’opportunità di avere risposte immediate, con apparente soddisfacimento rapido di qualunque bisogno, contribuendo alla sempre crescente difficoltà ad attendere, a pensare, a costruire strategie dinamiche che portino ad un obiettivo ed in conseguenza non permettendo alcuna o quasi sperimentazione del se in costruzione, non fornendo stimoli all’incremento dell’autostima, rendendo impossibile la noia, inducendo la perdita della “patria potestà” della propria fantasia!
Per concludere a fronte di una “naturale” predisposizione alla tecnologia, i giovani affrontano la rete completamente sguarniti di strumenti che li aiutino a discernere ed a essere persone con un pensiero proprio.
Senza dimenticare la reale dipendenza che ciò può creare.
Per cui la libertà della rete che tutto permette, tutto mostra è per me la più grande illusione dei nostri tempi, con le conseguenze spesso anche di profonda sofferenza che portano con se tutte le illusioni!