Lavoro sugli effetto dello yoga sulla salute mentale presentato all’interno degli incontri “Cibo & Psiche”
Definizione e obiettivi dello yoga
La parola “yoga” nella lingua sanscrita significa “unione”.
Lo yoga è la capacità di dirigere la mente verso un unico oggetto, mantenendosi in quella direzione senza distrazioni, è la soppressione di tutte le modificazioni della mente.
Gli esercizi e la pratica dello yoga forniscono delle tecniche mirate per sviluppare le capacità mentali e spirituali che ci aiutano a rimane nel presente, in uno stato di calma in modo da vedere le cose con più chiarezza. Aiutano chi lo pratica a prendere consapevolezza del proprio corpo e a coltivare:
- calma mentale
- forza fisica
- fiducia in se stessi
- flessibilità
- equilibrio
L’abbinamento di movimenti lenti di rotazione, flessione ed estensione abbinati alla respirazione sia addominale che toracica porta a un equilibrio psicofisico che potrebbe anche consentire la riduzione del supporto farmacologico, che troppo spesso condiziona la vita quotidiana di molti pazienti sia nel campo motorio che cognitivo.
I vari stili dello Yoga
Ci sono tanti modi di praticare yoga, ma tutti lavorano con il respiro per riequilibrare l’energia vitale che è dentro di noi, l’essenza di ogni forma vivente. Questa energia è caratterizzata da due volti, l’aspetto Yin e l’aspetto Yang: l’energia Yin riflette tutti quegli aspetti più densi, solidi, femminili e profondi, l’energia Yang ha caratteristiche più rarefatte, luminose, mascoline e superficiali. Lo yoga, come tutte le discipline orientali, lavora per tenere in equilibrio queste due forze.
Il potere straordinario dello yoga
Praticare yoga ci aiuta a ricreare quella connessione consapevole che esiste tra il corpo e la mente.
Un trauma psicologicoè un evento particolarmente stressante, spesso invalidante, che la nostra mente elabora e digerisce con difficoltà. E un’esperienza di una tale intensità che mina il senso di stabilità fisica e psichica della persona che lo vive.
Ansia, paura e senso di impotenza possono sovvertire la nostra percezione della normalità facendoci sentire impotenti e vulnerabili. La visione del mondo cambia ed è proprio in questi momenti che la nostra mente va ad attingere dalla memoria e si distacca dalla realtà.
Il corpo: la parte più grezza della nostra essenza
Il corpo non è un’entità aggiunta alla mente, ma è il luogo in cui è possibile svolgere l’esperienza umana.
Accrescere la consapevolezza attraverso l’esperienza corporea è uno dei punti di forza della pratica Yoga.
Tenendosi occupati con l’aspetto fisico, esiste una possibilità inferiore di perdere la concentrazione o rivivere un ricordo negativo.
Uno dei cardini dello Yoga è sviluppare la capacità di stare nell’attimo presente: dobbiamo accettare quello che c’è qui ed ora, inclusa la sofferenza e le illusioni. Nella pratica sul tappetino sperimentiamo ogni volta, come nella vita, che il corpo e la mente attraversano un flusso ininterrotto di cambiamenti: gioia, fatica, paura, frustrazione, pace, leggerezza, rigidità, flessibilità, stanchezza, grazia, apertura….
Il respiro
Gli antichi yogi hanno scoperto che tutti i segreti su come resistere alla vita e avvicinarsi a uno stato di felicità e benessere, hanno sede nel respiro.
Il modo in cui respiriamo dice tutto su come viviamo.
Quando la mente è disturbata, il respiro è disturbato, quando il respiro è agitato, la mente è agitata…
Il respiro registra e riflette ogni minima variazione delle condizioni psicosomatiche e cerca, nei limiti del possibile, di mantenere aperti i canali di comunicazione tra la psiche e il corpo e di ristabilire l’armonia tra di essi.
Il comportamento del corpo modifica il respiro e, viceversa, il respiro modifica il comportamento del corpo. Se noi andiamo ad agire sul corpo, cambieremo anche il respiro e l’atteggiamento mentale.
L’unicità dello yoga sta proprio nel fatto che si va ad agire su tutti e tre i piani (corpo, respiro e mente).
L’abbandono: la pratica del lasciarsi andare
Fa parte degli insegnamenti dello yoga (pratica chiamata “Iishvara Pranidhana”).
Abbandonarsi non significa arrendersi e diventare passivi o apatici o smettere di avere obiettivi. Ma il cedere, l’arrendersi, porta calma nel corpo e nella mente e ci rende più morbidi, leggeri e rilassati, capaci di accettare gli ostacoli.
Tutti abbiamo difficoltà a lasciarci andare davanti a qualcosa, alcuni di noi possono avere delle resistenze per esempio verso alcuni sentimenti, qualcuno per esempio non si lascia andare alla paura, qualcuno non lascia andare la rabbia, altri non si abbandonano all’amore, hanno sempre una resistenza. Ci sono persone che non mollano mai, che non si rilassano mai.
Nello yoga si usa il corpo per veicolare questo insegnamento. Attraverso le asana il corpo impara l’abbandono, si abitua a lasciarsi andare. Si impara che per distendere una parte del corpo, per allungarla, per farle del bene c’è bisogno della capacità di abbandono, c’è bisogno di un po’ di coraggio nel lasciarsi andare, nell’abbandonarsi
Quando lasci andare, crei lo spazio necessario per far entrare cose migliori nella tua vita. Non puoi inspirare aria nuova, fino a quando non espiri quella vecchia.
Benefici di alcune categorie di asana
Asana in piedi
- Rinforzano le gambe
- Rendono più forte e riallineano la spina dorsale
- Attivano l’energia e sono quindi stimolanti
- Correggono molte asimmetrie e la postura
- Sono generalmente associate all’apertura del torace aumentando la circolazione intorno al cuore
- Aiutano a rimanere con i piedi per terra
Posizioni di torsione
- Hanno effetto purificatorio
- Il diaframma diventa più flessibile ed elastico
- Si sciolgono le tensioni e i disturbi spinali ai fianchi e all’inguine
- I nervi spinali ricevono più sangue e si accresce l’energia
- Aiutano a vedere le cose da un altro punto di vista
Piegamenti all’indietro
- Energizzano, tonificano e stimolano
- Stimolano le surrenali aumentando la sopportazione dello stress
- Alleviano e prevengono gli esaurimenti nervosi ridando energia
- Combattono la depressione
Piegamenti in avanti
- Hanno effetto calmante
- Comprimono gli organi addominali
- Il rilassamento dei visceri permette a sua volta un rilassamento del SN ortosimpatico
- Il ritmo cardiaco e la pressione diminuiscono
- Gli organi di percezione si rilassano e si libera lo stress accumulato attraverso essi
Molto interessante e molto vero. Domanda: perché questa disciplina non viene proposta nelle scuole e nelle pratiche riabilitative delle persone con disagio psichico e non solo?
Non ho alcuna competenza specifica su questa disciplina, ma può essere interessante qualche notazione sui suoi vari punti d’incontro. Il suo nome pare significhi “giogo”, nel senso più di collegamento che di sottomissione (è questo il senso prevalente che ha assunto in geografia: in Liguria c’è la galleria dei Giovi, e il passo del Giovo sulla strada di Sassello).
La radice classica si trova nelle Upanishad, raccolta di testi indù e pre-indù che. almeno i principali, andrebbero dall’VIII al IV A.C.. Lì c’è il concetto di Prana, respiro a un tempo individuale e cosmico, c’è l’enfasi sulla meditazione e sulle discipline interiori. Ma se si parla di Yin e Yang, principio maschile e femminile opposti e complementari, è d’obbligo il riferimento a un’opera sita in contesto culturale e geografico diversissimo, il Tao – Te – Ching di Lao Tze: “Concepito il bello nasce il brutto; fissato il bene prende forma il non-bene; essere e non-essere si condizionano; possibile e impossibile sono differenziazioni complementari; l’alto si capovolge nel basso; suono articolato e rumore si integrano; Prima e Poi si susseguono a circolo”. Ci avrà attinto pure Hegel?
La psichiatria classica aveva cercato di riprodurre questa modalità di intervento, sviluppando (con limitata fortuna) una disciplina che qualcuno aveva definito yoga occidentale: il training autogeno, tecnica di rilassamento e di controllo della respirazione, con qualche spunto di meditazione: meglio sviluppata questa nella più attuale mindfulness.