È ormai ampiamente dimostrato che l’utilizzo dei social network in preadolescenza e adolescenza è dannoso per la salute ed il benessere dei ragazzi, per le loro relazioni sociali e per il loro profitto scolastico. La recente ricerca del Dipartimento di Sociologia dell’Università la Bicocca riportata su Repubblica del 3 maggio “I social come una zavorra chi li usa prima dei 14 anni prende i voti più bassi” dimostra anche in Italia, come in altri paesi, la correlazione negativa tra l’uso dei social ed il rendimento scolastico. Tuttavia, va sottolineato che non tutte le attività svolte sui social network sono nocive. Secondo Marco Gui, direttore del Centro Benessere Digitale della Bicocca, le attività più dannose risultano essere quelle caratterizzate da una fruizione passiva, basate sulla visione compulsiva di short video proposti da piattaforme online come TikTok.
Il meccanismo d’azione del danno dei social network
Tra le diverse teorie proposte sulle cause del danno derivante dall’uso dei social network, aggiungo un’ipotesi da me avanzata nel mio libro “Semi di Psiche”, pubblicato nel 2016.
Le immagini in movimento, presenti sia nel cinema e nella televisione che nei video e negli short video dei social network, mostrano una stretta affinità con i sogni. Questa connessione non è una novità: Italo Calvino affermava che l’uomo non ha inventato il cinema ma lo ha scoperto, sottolineando che abbiamo dentro di noi un cinema che chiamiamo sogno. Inoltre, lo psicoanalista Anzieu ha descritto i sogni come film che proteggono l’integrità e il benessere della nostra salute mentale, riparando le ferite della vita quotidiana. Parafrasando Picasso, potremmo dire che i sogni puliscono l’anima dalla polvere dell’esistenza di tutti i giorni.
Sognare facilita l’adattamento alla realtà sociale
Da un punto di vista evoluzionistico, alcuni psicoanalisti, tra cui Blechner, Benedetti e me stesso, crediamo che sognare sia un meccanismo fondamentale per facilitare l’adattamento psicologico dell’individuo alla realtà sociale in continuo cambiamento. In questa prospettiva, il sogno crea simboli che arricchiscono il nostro pensiero e rinnovano le nostre memorie, incorporando le esperienze sociali significative vissute nel presente. Nel sogno, i contenuti del nostro pensiero mutano e creano idee innovative che facilitano l’adattamento alle rapide trasformazioni della realtà sociale che viviamo quotidianamente.
L’eccesso di esposizione ai video può interferire con le finalità del sogno
L’avvento delle immagini in movimento, dal cinema alla televisione, ai video e agli short video dei social network, offre alla nostra mente una sorta di “cibo preconfezionato”, sogni già pronti, pre-sognati dalle varie “fabbriche dei sogni”. Se da un lato queste immagini sollevano la nostra mente dal faticoso lavoro psichico inconscio di creare sogni personali, dall’altro possono interferire con le finalità della funzione del sognare. Questa funzione non solo soddisfa in modo mascherato i desideri proibiti (Freud), non solo genera il pensiero conscio e inconscio (Bion), ma facilita anche l’adattamento alla realtà sociale interpersonale.
Il pericolo che ho segnalato dieci anni fa nel mio libro “Semi di Psiche” e che, purtroppo, la realtà attuale sta drammaticamente confermando, è che un’eccessiva esposizione alla visione di immagini in movimento, sia attraverso i video online, il cinema o la televisione, può indurre l’inconscio a confondere queste immagini con la realtà sociale in cui l’individuo vive.
L’esposizione prolungata, che coinvolge fino al 80% dei ragazzi intervistati in uno studio condotto dal Movimento Etico Digitale riportato sul Sole 24 ore (Dipendenza digitale, ragazzi online tre mesi l’anno, oltre 5 ore al giorno), può comportare il rischio che i giovani si adattino non più alla realtà interpersonale, ma piuttosto alla finzione della realtà sociale veicolata dai social network. Dal punto di vista evoluzionistico, ciò potrebbe avere conseguenze preoccupanti, conducendo a una sorta di mutazione psichica della specie umana.
Il rischio di una mutazione psichica svantaggiosa per la salute, il benessere e l’adattamento
La generazione Z potrebbe quindi risultare abituata ai video e ai sogni preconfezionati trasmessi dall’eccessiva esposizione mediatica, ma poco predisposta o addirittura inadatta agli scambi affettivi e sociali del mondo reale. Stiamo assistendo alla formazione di nuove generazioni che si adattano a contenuti virtuali uniformi, stereotipati e plasmati dai meccanismi di profitto che animano i social network, ma che risultano sempre meno preparate a vivere all’interno della società, incapaci a sviluppare relazioni affettive e scolastiche genuine e ad affrontare un futuro lavorativo concreto e non virtuale.
Il danno dei social network potrebbe contribuire a spiegare l’aumento esponenziale del disagio psicologico e sociale, dei suicidi e dei gesti autolesionistici che stiamo drammaticamente riscontrando nelle nostre nuove generazioni.