Vaso di Pandora

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione DNA: un problema sempre più diffuso e preoccupante

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) precedentemente noti come DCA ovvero Disturbi del Comportamento Alimentare, sono problematiche complesse che si caratterizzano per un rapporto disfunzionale con il cibo e una forte preoccupazione per il peso e l’immagine corporea. 

I DNA sono condizioni multifattoriali, influenzate da fattori genetici, psicologici, sociali e culturali, questo li rende ancora più complessi da conoscere e analizzare. Spesso caratterizzati da condotte estreme: restrizioni caloriche severe, abbuffate compulsive, pratiche compensatorie come vomito autoindotto e/o uso improprio di lassativi. Questi comportano gravi complicanze mediche, come problemi cardiovascolari, osteoporosi e disturbi gastrointestinali. Inoltre, i DNA sono frequentemente associati a comorbidità psichiatriche come depressione, ansia e pensieri suicidari. [Mayo Clinic 2023]

Tra i DNA più comuni troviamo l’anoressia, la bulimia e il disturbo da binge-eating.

I dati epidemiologici in Italia mostrano una realtà allarmante: 

  • La prevalenza dell’anoressia nervosa varia dallo 0,2% allo 0,8%, mentre quella della bulimia nervosa si attesta tra l’1% e il 5%. 
  • Negli ultimi anni, i casi di disturbi alimentari sono aumentati in modo significativo: nel 2019 erano 680.569, mentre nel 2022 sono saliti a 1.450.567.

Questi numeri evidenziano l’urgenza di un’azione mirata e diffusa su tutto il territorio nazionale. (Fonte: epicentro.iss.it, infodata.ilsole24ore.com)

Un evento per tutti: obiettivi e iniziative

Data la loro complessità, il primo passo per affrontarli diviene la conoscenza e per questo sono nate moltissime associazioni dedicate ed eventi mondiali di consapevolezza. Tra questi, “La Settimana Lilla” si tiene dall’8 al 15 Marzo e come ogni anno rappresenta un’importante iniziativa dedicata alla sensibilizzazione e prevenzione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA). Promossa da numerose associazioni e fondazioni, coordinate dalla Fondazione Maria Bianca Corno, questa settimana mira a informare e prevenire tali disturbi attraverso una serie di eventi gratuiti su tutto il territorio italiano.

La Settimana Lilla non si limita a creare consapevolezza, ma offre strumenti concreti per affrontare il problema. 

Gli obiettivi principali dell’evento includono:

  • Prevenzione: organizzazione di eventi di psico-educazione per diffondere conoscenze sui DNA.
  • Sensibilizzazione: promozione di iniziative gratuite aperte a tutti, con particolare attenzione al territorio lombardo.
  • Orientamento: supporto a pazienti e famiglie per facilitare l’accesso ai servizi specialistici.
  • Formazione: eventi dedicati ai professionisti della salute mentale per migliorare la qualità dell’assistenza.

Durante la Settimana Lilla, saranno organizzate numerose attività pensate per diversi target di pubblico:

Interventi nelle scuole per educare gli studenti su questi disturbi e le loro conseguenze.

  • Collaborazioni con società sportive, per integrare l’informazione all’interno del mondo dello sport.
  • Sportelli d’ascolto e colloqui gratuiti, per offrire supporto e orientamento a chi ne ha bisogno.
  • Webinar e convegni ECM, per garantire formazione continua ai professionisti del settore.

Per conoscere il programma dettagliato degli eventi e scoprire come partecipare, è possibile visitare il sito ufficiale: settimanalilla.it

Invece, se pensi di avere bisogno di parlare con un esperto dei problemi alimentari, al numero verde 800 180 969 che potrai trovare un ascolto attivo da parte di operatori formati per analizzare la richiesta d’aiuto, avere informazioni scientifiche sui DNA,  ricevere sostegno psicologico e indicazioni sulle strutture sanitarie che prestano assistenza dedicata.

Unisciti alla Settimana Lilla: il tuo contributo conta!

La lotta contro i disturbi alimentari non può prescindere dall’impegno di tutti. Se sei un cittadino, un professionista della salute o un membro di un’associazione, la tua partecipazione può fare la differenza.

Per farti scoprire di più sulla Settimana Lilla condividiamo questa intervista alla Dott.ssa Deborah Grisolfi e alla Dott.ssa Emanuela Spotti sul canale televisivo Cremona 1.

Segnaliamo anche l’iniziativa dell’Associazione A.C.C.A. Lucca ONLUS che insieme all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Firenze si è posta l’obiettivo di aprire un portale per il sostegno ai caregiver delle persone DNA.

Per dargli il proprio sostegno basta compilare questo questionario informativo sul ruolo dei caregiver.

Ogni piccolo gesto può contribuire a fare la differenza!

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Commenti su "I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione DNA: un problema sempre più diffuso e preoccupante"

  1. In questo articolo, sono due parole che mi piacerebbe che mi fossero spiegate: fattori genetici e psicoeducazione.
    A proposito dei primi, mi piacerebbe sapere quali siano.
    Per quanto riguarda la seconda, a che cosa si riferisce l’Autore quando parla di psicoeducazione in generale e, in particolare, per quanto concerne i DNA?

    Rispondi
  2. Ringrazio per la domanda che dà modo di approfondire l’argomento.

    Per quanto riguarda i fattori genetici nei DNA riporto i dati principali presenti in questo articolo:
    Donato K, Bertelli M. Gene variants in eating disorders. Focus on anorexia nervosa, bulimia nervosa, and binge-eating disorder. J Prev Med Hyg. 2022 Oct 17;63(2 Suppl 3):E297-E305. doi: 10.15167/2421-4248/jpmh2022.63.2S3.2772. PMID: 36479493; PMCID: PMC9710388.

    I DNA mostrano una componente ereditaria significativa.

    Ereditarietà differenziata per patologia:
    Anoressia nervosa: 33-84%
    Bulimia nervosa: 28-83%
    Binge Eating Disorder (BED): 41-57%

    I geni coinvolti si concentrano in quattro aree principali:

    1. Sistema serotoninergico
    Polimorfismi del gene 5-HTT (trasportatore della serotonina) associati a impulsività e disregolazione emotiva.
    Varianti del recettore 5-HT2A correlate a sintomi ossessivi e rigidità cognitiva nell’anoressia.

    2. Sistema dopaminergico
    Gene DRD2 (recettore D2 della dopamina): il polimorfismo Taq1A influenza la sensibilità alla ricompensa, particolarmente rilevante nel BED e nell’obesità.
    Gene COMT: varianti legate alla tolleranza allo stress e alla percezione del dolore.

    3. Regolazione dell’appetito
    Gene MC4R (recettore della melanocortina-4): mutazioni associate a iperfagia e obesità.
    Gene FTO: polimorfismi collegati a un maggiore indice di massa corporea (BMI).

    4. Altri sistemi
    Oppioidi: varianti del gene OPRM1 modulano la risposta al cibo altamente palatabile.
    Endocannabinoidi: polimorfismi del gene FAAH influenzano il comportamento alimentare compulsivo.
    L’epigenetica come sempre gioca un ruolo cruciale: eventi stressanti e malnutrizione possono modificare l’espressione genica, aumentando la vulnerabilità ai DNA.

    Per quanto concerne la psicoeducazione faccio riferimento a queste indicazioni https://www.opl.it/public/files/28965-slide-seminario-DNA.pdf e su queste iniziative https://www.aslroma5.it/disturbi-alimentari/ dell’ASL Roma 5 dimostra che programmi psicoeducativi riducono del 40% i ricoveri ospedalieri nei follow-up a 12 mesi.

    I tre obiettivi principali sembrano essere: demistificare il disturbo, riconoscere i fattori scatenanti e promuovere abilità di coping. Gli interventi, solitamente strutturati in sessioni di gruppo con 8-10 partecipanti, affrontano temi come la neurobiologia della fame/sazietà, gli effetti della malnutrizione e la gestione delle ricadute. Strumenti operativi come diari alimentari, esercizi di mindful eating e role-playing rendono l’apprendimento più pratico. Modelli evidence-based come la Riabilitazione Psiconutrizionale Progressiva (RPP) e programmi per caregiver offrono approcci integrati e specifici.

    Questi interventi mirano a fornire una comprensione approfondita del disturbo, identificare trigger emotivi e comportamentali. L’obiettivo finale è migliorare l’aderenza al trattamento, ridurre il rischio di ricadute e supportare il percorso di guarigione dei pazienti con DNA, coinvolgendo attivamente sia i pazienti che le loro famiglie nel processo terapeutico.

    Rispondi

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