1.2.3 La famiglia e le relazioni con i genitori
Da quanto detto finora emerge una tipologia di famiglia che sembra giocare un ruolo predominante nell’insorgenza del disturbo anche attraverso le pressioni e le aspettative che pone sul figlio. I genitori degli hikikomori sembrano essere inoltre causa del mantenimento del disturbo e della mancata richiesta di aiuto. Per una famiglia giapponese infatti avere un figlio hikikomori è considerato un problema da nascondere, ai vicini, ai familiari, alla società. Molti genitori sembrano vergognarsi di cercare aiuto per i propri figli, o addirittura, di essere visti entrare in una clinica. Alcuni ragazzi hikikomori descrivono i propri genitori come duri o severi, come persone che, nonostante le alte aspettative per i figli, hanno difficoltà a manifestare affetto o mostrare calore.. Secondo il dott. Saito, “ Soprattutto i padri non parlano affatto e sono privi di sentimenti”. In Giappone i genitori enfatizzano l’importanza dell’empatia, degli obblighi e di venire incontro alle aspettative altrui. I bambini giapponesi sono pertanto scoraggiati, in primo luogo all’interno della propria famiglia, ad esprimere i propri sentimenti e i propri desideri, ma dipendono invece dagli altri per soddisfare i propri bisogni. Questo tipo di atteggiamento, radicato nella cultura giapponese, potrebbe essere messo in relazione con le grandi difficoltà che i giovani affetti da hikikomori hanno nell’esprimere la propria vergogna, il loro senso di inadeguatezza, e l’impossibilità di comunicare anche all’interno della propria famiglia il proprio disagio e i propri bisogni emotivi. Al fine di evitare il conflitto in famiglia i sentimenti negativi tipicamente non vengono espressi direttamente. Una spirale di silenzio e vergogna eretta dalla famiglia ha tenuto questa sindrome nascosta per molti anni. L’educazione giapponese ha come obiettivo quello di crescere un figlio che sia in grado di adempiere al compito assegnatogli e che possa contribuire al funzionamento armonioso del gruppo. Per questo, all’interno della famiglia, l’enfasi posta sulle qualità di controllo delle emozioni e di obbedienza riflette la moderna concezione dell’allevamento dei figli in Giappone. Un figlio hikikomori delude ognuna di queste aspettative , avere un figlio che non si conforma al ruolo che la società vorrebbe in Giappone è considerato una vergogna per la famiglia ed è vissuto come un problema dalla famiglia stessa. Secondo Sadatsugu Kudo “ gli occhi del vicinato esercitano una pressione sociale verso la famiglia che spinge a lasciare l’hikikomori nascosto dal giudizio dei vicini di casa, fattore che favorisce ulteriormente il ritardo dell’intervento da parte dei genitori”11. Poter diventare un figlio obbediente, cooperativo ,compiacente, spesso implica abbandonare i propri desideri di indipendenza. L’intensa dipendenza tra genitori e figli, ed in particolare quella tra madre e figlio, è stata frequentemente chiamata in causa per spiegare le peculiarità della psicologia giapponese. Come sostiene Saito “ in Giappone madri e figli hanno spesso una relazione simbiotica e di co-dipendenza. Le madri si prendono cura dei propri figli fino a quando hanno 30 o 40 anni”. Saito, spiegando quali siano gli elementi che rendono hikikomori un male diverso dagli altri e tipicamente giapponese, afferma “ In Giappone, se un ragazzo abbandona la scuola, c’è la famiglia che lo mantiene. Questi giovani dipendono dai genitori anche dopo essere diventati adulti e vivono in uno stato di effettivo parassitismo. Si tratta di una condizione specificatamente giapponese. Non esiste in nessuna altra parte del mondo”. In particolare diversi psicologi e sociologi che si sono pronunciati in merito al disagio giovanile in Giappone hanno fatto riferimento all’insufficiente indipendenza e all’intensificata, e spesso contorta, relazione tra madre e figlio.