Vaso di Pandora

Fuori i genitori dalla scuola!

In questo articolo, comparso su un quotidiano nazionale, viene proposta con forza l’idea che ci sia stata, nel corso degli ultimi anni, una modificazione sensibile dello status da cui eravamo partiti.

Insegnati, dirigenti scolastici e pedagogisti sottolineano che a scuola, ormai, non vanno soltanto i ragazzi, ma che essi sono seguiti dai loro genitori. Tanto che, da un lato, i genitori seguono i ragazzi “passo passo”, nel bene e nel male, per es. preferendo fare loro stessi i compiti piuttosto che rischiare che il proprio figlio vada bene o male da solo, dall’altro non esitano a sostituirsi ai figli nel rapporto con gli insegnanti, con le tragiche conseguenze di intimidazioni o addirittura aggressioni da parte dei genitori nei confronti degli insegnanti, se ritengono di accorgersi che il figlio non è stato valutato come avrebbe dovuto.

I confini della scuola

In qualche modo, quello che l’articolo propone è che sarebbe necessario ricostruire dei confini tra il mondo della Scuola, a cui appartengono i figli e non i genitori e il resto dell’umanità. Prendendo in considerazione l’idea che la Scuola può rappresentare una straordinaria occasione di formazione, nel senso di messa alla prova di sé, da parte dell’alunno, a patto che gli venga concesso di cimentarsi, per quanto possibile, da solo, nei confronti del mondo dei compagni e di quello degli insegnanti. Come se la Scuola fosse una formidabile palestra in cui imparare e riconoscere sé stessi e imparare a sbrigarsela da soli, nei confronti dei compagni e degli insegnanti.

Ora, evidentemente, non è quello che si verifica ormai da un po’ di tempo: i genitori tendono ad intervenire rispetto alle difficoltà che il proprio figlio può incontrare come se la sensazione che i genitori provassero fosse che i figli non fossero capaci di sbrigarsela da soli e che, viceversa, soltanto la presenza salvatrice dei genitori potesse permettere a loro di andare avanti.  

 A questo punto intervengono gli esperti per sancire che i genitori non sono capaci di separarsi dai figli, cioè di tollerare che, ritrovandosi da soli, i figli possano commettere errori o addirittura estraniarsi dall’agone.

L’educazione da parte dei genitori

Tanto è che l’articolo sottolinea che educare dovrebbe corrispondere all’idea che se i genitori fossero in grado di impartire orientamenti ai figli, in seguito dovrebbero essere i figli a portare avanti quanto è stato trasmesso loro, cioè che quanto appreso si concretizzi nella capacità dei figli di portare avanti il discorso in prima persona.  Viceversa, visto che si è convinti che i figli non saranno in grado di farlo, è bene sostituirsi. A loro, come se, appunto, a scuola ci andassero anche loro, i genitori.

Naturalmente concordo con quello che dicono gli esperti: Mi colpisce, però, che nessuno si chiede perché, provando ad andare al di là di frasi di circostanza a proposito di una società iniqua e incapace: quella in cui viviamo.

Ma è così improprio che il sentimento che prevalga nei genitori italiani nel 2024 sia quello della sfiducia nello stato: per cui il proprio figlio va difeso a spada tratta perché è più facile che non sia valutato in maniera corrispondente ai suoi meriti, del contrario?

Le difficoltà della separazione tra genitori e figli

Io ritengo, da un lato, che bisogna insistere sulla difficoltà di separarsi tra genitori e figli, che, evidentemente, non dipende solo dai figli ma anche dai genitori, dall’altro che non si possa passare sottogamba la sensazione di sfiducia nella giustezza del comportamento delle Istituzioni ormai così diffusa, da arrivare a sostenere comportamenti impropri da parte dei genitori.

Forse sarebbe necessario, per es., di avere la sensazione di vivere in un paese in cui tutti paghino le tasse o che, come ho sentito al telegiornale, questa mattina, non si verificasse l’ipotesi dell’implicazione di un agente dei Servizi Segreti quale mandante di un efferato quanto diffuso “dossieraggio”, che vede già implicati un ex-giudice e un ufficiale della Guardia di Finanza.

Possiamo negare che la sensazione dell’esistenza di confini poco chiaro tra ciò che dovrebbe funzionare in un modo e non in un altro è la condizione abituale nella quale ci muoviamo? Per cui è difficile essere sicuri della prevedibile giustizia con cui sarà trattato nostro figlio, una volta fuori casa.

Sia ben chiaro, questo non giustifica l’incapacità di separarsi, tra genitori e figli, ma non possiamo negare di avere la sensazione di vivere in una realtà che fa di tutto per apparire normale e funzionante e, poi, quando meno te l’aspetti, è pronta a pugnalare alle spalle la tua convinzione di poter avere fiducia e, quindi di rilassarti.

Come reagire a questo stato di cose se non mantenendo un elevato controllo su tutto quello che ci accade intorno, a cominciare dai figli: seguitare a sentirli parte di noi e reagire alle ingiustizie che li colpiscono come se fossero state fatte a noi?   

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Commenti su "Fuori i genitori dalla scuola!"

  1. Mi sembra che questo problema abbia una duplice radice: uno è la diffidenza nei confronti delle pubbliche istituzioni e dei servizi che offrono: diffidenza che può tradursi in ostilità attiva. In questo senso, è parallelo a quanto accade non di rado negli ospedali, con le non rare aggressioni a operatori accusati, a torto o ragione, di incompetenza e/o negligenza. Credo sia una delle espressioni del cosiddetto familismo amorale: definizione che ne ha dato Banfield, rifacendosi tuttavia (a mio parere) al classico pensiero di Hegel sulla eterna dialettica fra la prima forma di collettività – la famiglia – e quella aggregazione ben più complessa che è lo Stato. Questo, quale insostituibile, anche se non sempre meritevole, garante dell’ordinata convivenza e della stessa etica (vedi il concetto di Stato etico), può tuttavia entrare in contrasto competitivo con la più primitiva organizzazione familiare. Non a caso, alcune organizzazioni criminali come la mafia e ancor più la ndrangheta, tendono a definirsi come organizzate in “famiglie”.
    L’altro aspetto di questa difficoltà di rapporto famiglia – scuola può essere la prolungata crisi del ruolo genitoriale. Esso non può più essere quello autoritario tradizionale (ci ricordiamo il Dott. Spock?) e ciò -nella incapacità di ritagliarselo in un’ottica collaborativa e maturativa – può lasciare una sorta di vuoto identitario. E’ possibile che i genitori, per evitare di sentirsi spiazzati e in qualche modo inutili, si ritaglino un altro ruolo: quello di alleati e protettori dei figli ben al di là delle possibili esigenze reali.

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