Cesare era un gatto curioso, troppo piccolo per sapere come funziona il mondo fuori dalla comunità, troppo intraprendente nel decidere che quella strada così grande si poteva attraversare, facendo un grosso respiro, prendendo un po’ di coraggio. Ma poi dall’altra parte della strada chissà quante cose meravigliose ci sarebbero state da scoprire. Una macchina lo ha investito quella notte che non è tornato in struttura come tutte le sere. Tornava sempre Cesare, da noi c’era il cibo, tante coccole e quando andava bene un letto morbido in cui infilarsi di nascosto. Insomma un posto sicuro. Siamo andati a cercarlo, sperando non fosse lui, quando sui social i nostri ragazzi hanno visto una segnalazione: c’è un gatto grigio sulla strada, purtroppo morto. E così lo abbiano trovato. Ho visto scendere le lacrime all’operatrice che era con me mentre si scusava di questo momento di fragilità. I tre ragazzi che erano con noi non hanno versato una lacrima. Sul loro volto solo stupore e rabbia.
Qualche ora dopo un commento di Sofia che, come tutti i nostri giovani, nei social, talvolta, parla più che con noi: il gatto grigio era il nostro, grazie per l’avvertimento, ci dispiace un sacco.
Si sa, come ha già detto qualcuno, che le comari di un paesino non brillano certo di iniziativa, le contromisure sino a quel punto si limitavano all’invettiva. “Che imprudenza lasciarlo libero!” disse una, “ Il mio gatto sta sempre in casa. Forse soffrirà per la privazione della libertà ma almeno lo preservo dai pericoli” disse l’altra’”. E ancora “Ah io il gatto lo faccio uscire solo se gli metto il guinzaglio”. Potere dei social.
Sofia
Ma di cosa stiamo parlando, penso io? Ma di cosa stanno parlando, pensa Sofia? La sua risposta arriva presto, secca, decisa, senza possibilità di darle torto: siamo in comunità, lui poteva entrare e uscire, qui le porte sono sempre aperte.
Sul mio telefono ho una foto di Sofia, che amo particolarmente, dove Cesare, piccolissimo, si abbandona tra le sue braccia. Le sue braccia sono diverse dalle mie, hanno tatuaggi e tagli, hanno segni di una sofferenza infinita che ha fatto di lei una guerriera talvolta un po’ insolente. Una guerriera che non ha ancora capito se la sua battaglia debba essere fatta con la spada o con un fiore e soprattutto contro chi debba combattere. Cosa dovremmo fare con lei allora? Sofia è curiosa, intraprendente, confusa. E non è grande, è piccola come Cesare. Non la metterà troppo a rischio questa porta sempre aperta? Proviamo a tenerla per mano quando vuole attraversare la strada ma lei ci strattona e va da sola. Poi però torna. Ci vorrebbe un guinzaglio, magari invisibile, che la tenga sempre vicino a noi. Non siamo riusciti a proteggere Cesare, riusciremo a proteggere lei? E poi proteggerla da cosa? Sarebbe più facile se chiudessimo la porta forse. Ma per quanto tempo? E dopo? Non si può mica sempre vivere in una casa con la porta chiusa. Anche perché poi, quando prima o poi ti tocca uscire, attraversare quella strada trafficata potrebbe essere ancora più difficile.
Faremo così: proveremo a tenerle la mano ancora più fermamente e se strattona la aspetteremo tornare. Forse basterà volerle un po’ di bene. Quel bene che non ti fa chiudere la porta mai. Parlo di un bene diverso, che possiamo anche chiamare interesse professionale per la cura. Ma a me piace proprio chiamarlo bene, tanto so che il bene che voglio a Sofia è diverso. Credo che lo sappia anche lei, così spaventata da chi le si avvicina ma poi sparisce. La porta non la chiudiamo, i guinzagli li abbiamo bruciati qualche decennio fa. Per il resto facciamo solo del nostro meglio.
È proprio vero Anna, noi le porte non le chiudiamo e anche per Sofia del cibo, un letto morbido e un po’ di coccole nel suo, voglio credere, posto sicuro, ci saranno sempre!
Ciao Cesare dolce!
Avete intrapreso una strada bella e rischiosa…come la vita. Grazie a tutte e due e anche a Cesare che ha suggerito questo bellissimo articolo
Si, bene e tutto il coraggio per accettare il rischio di volerne…tutto quel che serve…tutto quello di cui ancora di più in questi giorni abbiamo bisogno