Il cibo è da sempre fonte di gratificazione, compensazione e piacere. Il concetto di comfort food, tanto in voga negli ultimi anni, ci ricorda semplicemente, che spesso utilizziamo il cibo come antidepressivo naturale, proprio perché il cibo, quello buono, provoca piacere e felicità.
Non a caso secondo il Word Happiness Report, che ogni anno realizza una classifica sui paesi in cui le persone si sentono più felici, l’Italia al 31 ° posto, in un ranking che comprende 146 paesi.
E la nostra buona cucina avrebbe un peso. Gli italiani amano il cibo, e ne parlano di continuo. La pasta rimane l’alimento preferito, il più amato, quello che accompagna tutti i momenti conviviali, che “profuma” di domeniche in famiglia. Il 99% degli italiani consuma la pasta, 5 volte alla settimana, per un totale di 23 chilogrammi pro capite.
Il benessere psicofisico del mangiare comfort food
Non si sapeva però che esiste un meccanismo emozionale e neurofisiologico alla base del benessere psicofisico che si prova mangiando un piatto di pasta, che per la prima volta è stato indagato e misurato scientificamente. Lo rivela uno studio italiano, del “Behavior & Brain Lab” della Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm, realizzato per i pastai italiani di Unione italiana food.
È la prima volta che la ricerca scientifica indaga la sfera emotivo gratificatoria per capire come, quanto e perché siamo felici quando mangiamo un piatto di pasta, tracciando cosa si accende nel nostro cervello. Per farlo, i ricercatori hanno usato la tecnica del brain tracking, una tecnica simile alla macchina della verità (ovvero l’analisi delle espressioni del volto, delle attivazioni cerebrali legate alle emozioni, della variazione del battito cardiaco e della microsudorazione), su un campione di 40 soggetti (20 donne e 20 uomini) di età compresa tra i 25 e i 55 anni e senza allergie o intolleranze alimentari.
La pasta come comfort food d’eccellenza
Lo studio ha così individuato il tipo di reazione emotiva e il relativo grado di coinvolgimento dell’assaggio di un piatto di pasta, in comparazione ad alcune attività preferite come ascoltare una musica coinvolgente o assistere alla finale delle Olimpiadi. I risultati ci dicono che sono proprio i momenti in cui mangiamo la pasta quelli che ci attivano maggiormente a livello emotivo. È, quindi, l’atto vero e proprio di assaggiare e assaporare il piatto nel suo pieno sapore a stimolare le memorie e le emozioni più positive. Questa attivazione cognitiva ed emotiva determinata dall’assaggio della pasta è così forte, piacevole e coinvolgente da persistere anche nei momenti successivi all’aver mangiato.
Tre studi pubblicati sulla rivista The Lancet Public Health hanno confermato che la pasta, ricca di triptofano e vitamine del gruppo B, è alleata del buonumore a livello nutrizionale. I carboidrati sono delle molecole fatte di zucchero, quindi lo zucchero assunto dal nostro intestino e arrivato al cervello determina questa sensazione di FN benessere.
I ricettori del gusto che agiscono sul sistema nervoso centrale
Nel tratto intestinale ci sono dei recettori del gusto che agiscono anche sul sistema nervoso centrale attraverso dei meccanismi ormonali e neuro-ormonali che ci danno una memoria dell’assunzione dello zucchero. Quando si mangiano carboidrati quindi si stimolano le endorfine che trasmettono una sensazione di benessere. Infine, i carboidrati complessi come la pasta, assicurano un apporto sufficiente di triptofano, l’aminoacido precursore della serotonina, che regola l’umore. E le vitamine del gruppo B, presenti in quantità maggiore nella pasta integrale, implicano il rilassamento muscolare, soprattutto la B1, fondamentale per il sistema nervoso centrale, stimola la produzione di serotonina.
Ma quale pasta?
Adesso che sappiamo che la pasta rende felici…. sfatiamo anche i falsi miti e cerchiamo di capire come assumerla nel modo migliore. Innanzi tutto è opportuno scegliere una pasta di grano duro, meglio se trafilata al bronzo e anche integrale. Meglio ancora gli spaghetti, hanno l’indice glicemico inferiore e sono adatti anche ai diabetici e a chi deve perdere peso. Cuocere sempre la pasta al dente. Da maggiore sazietà ed ha un indice glicemico più basso. I distratti la potranno raffreddare con il getto d’acqua del rubinetto per interromperne la cottura. Non ci sono controindicazioni a consumare la pasta di sera (di certo non fa ingrassare se mangiata la sera), soprattutto se siamo stressati, se soffriamo d’insonnia, se siamo in menopausa e abbiamo le vampate o se soffriamo di sindrome premestruale.
La pasta, infatti, favorisce la sintesi di serotonina e di melatonina facendo assorbire maggiormente il triptofano che induce a rilassarsi e facilita il sonno. Da non sottovalutare che con il rilassamento si riducono gli ormoni dello stress, fra cui il cortisolo, responsabile dell’aumento di peso. Per chi è celiaco o sensibile al glutine, ha la permeabilità intestinale, o soffre di colite o di malattie infiammatorie intestinali, via libera alla pasta di riso integrale, di quinoa e di grano saraceno, sempre con l’accortezza di consumarla al dente e associata a delle verdure amare, prima o dopo il pasto.
Brava Federica.
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Cibo, sesso e clima sono tra gli argomenti più discussi e commentati; evidentemente coinvolgono e gratificano… o meno.