In continuità con recensioni e commenti di libri su psichiatria e dintorni che hanno animato in questo periodo il panorama del Vaso di Pandora online, vorrei proporre un commento a Yoga di Emmanuele Carrére che intitolerò “Camminata Consapevole” per motivi che spero di riprendere e chiarire.
Finalmente sono riuscita a leggere Yoga grazie alla felice traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala.
Ne avevo letto una recensione, all’uscita in Francia, l’anno scorso, che aveva acceso il mio interesse, ma non sono riuscita a superare l’ostacolo del mio francese arrugginito e dopo aver abbandonato a più riprese la lettura in lingua originale ho regalato il libro a un amico, vero poliglotta.
Le aspettative e il desiderio di leggerlo non sono rimasti delusi. Intanto affronta due campi a me cari da un lato psichiatria, psicoanalisi e psicopatologia che personalmente non riesco né ritengo possibile disarticolare e separare troppo tra loro per quelli che praticano in un contesto clinico.
Dall’altro, entra nel merito della meditazione cioè delle forme di conoscenza che stanno al di là del pensiero e oltre il linguaggio, conoscenze basate sull’antica intuizione che il flusso della mente sia strettamente collegato con le sensazioni del corpo (vedi Vipassana) Tramite questi due “fari di orientamento” il libro è stato per me una lettura generativa riguardo alle possibilità di trasmettere concretamente la realtà della sofferenza mentale oltreché una autentica esemplificazione dello stare dentro e con le contraddizioni che costituiscono l’esistenza umana in una declinazione quanto mai attuale.
Carrére in Yoga ci parla della sua sofferenza mentale e della spinta interiore ad andare oltre, anche per cercare di lenirla e affrontarla con la conoscenza che si acquisisce attraverso un percorso, un viaggio nei meandri dei significati e nei modi di guadagnare consapevolezza che ,nella meditazione, passa attraverso l’osservazione delle sensazioni corporee e la coscienza dell’alterità intersoggettiva.
Una sorta di traduzione in semplici e reali accadimenti che aiutano il lettore ad avvicinarsi a un narrante autentico, vivo e molto presente.
I fatti che vengono raccontati sono “forti”, alcuni traumatici, ma in sostanza ben rappresentano la reale attualità della nostra epoca ciò che ognuno di noi sta vivendo e vede scorrere in un quotidiano perturbante e spesso incontenibile.
Importante chiave di lettura mi è parso il disatteso compito che fonda il progetto iniziale di scrivere un “libretto arguto e accattivante sulla meditazione” che invece si trasforma soprattutto a causa della grave crisi melanconica che lo sconvolge ,al ricovero al Saint-Anne di Parigi e all’elettroshock: una prova violenta…però ne è uscito e perciò può essere utile scriverne, può aprirsi al suo lettore ne è in grado non provando né vergogna né senso di colpa.
Il progetto si va trasformando anche in relazione al tragico attentato al Charlie Hebdo che ci ha riguardato tutti, ma nel romanzo diviene una folle frattura tra diverse realtà!
Le molte proposte di definizione della meditazione “fortunatamente” possono risultare contraddittorie (in un’intervista nel merito Carrère usa proprio il termine “heureusement”) perchè altrimenti non parlerebbero della vita… per sua natura contraddittoria.
E’ a questo proposito che compare Glenn Gould(c’è molto di musica nel romanzo) e la citazione del suo vissuto esistenziale sulla ricerca nella musica: una Costruzione paziente che dura tutta la vita una “specie di cammino”, non è una scarica di adrenalina, ma la costruzione di una vita come è anche lo Yoga e la scrittura.
Un cammino trasformativo fatto di pazienza, assiduità e amore. Ma anche sofferenza: noia, rabbia, solitudine e disperazione.
Verso uno stato di meraviglia, e serenità che verosimilmente il tormentato Glenn Guld ha talvolta raggiunto facendo musica.
Per concludere, vi invito come fa Carrére nel suo ultimo libro a guardare su Youtube Marta Argerich, ventenne che suona la Polacca Eroica di Chopin e a prestare attenzione a l’unico paradisiaco sorriso che vediamo illuminare il suo volto durante l’esecuzione…..un sorriso che viene dall’infanzia e dalla musica, un sorriso di gioia pura…un sorriso che dura 5 secondi, ma in quei 5 secondi hai intravisto il paradiso, sappiamo dunque che esiste.