Vaso di Pandora

Andare, oggi, controcorrente

Forse è paradossale o strano proporre la Psicopatologia Fenomenologica oggi giorno a proposito di pensieri controcorrente, tuttavia in un panorama culturale pervertito da falsificazioni e retorica, col dilagare di pratiche irrigidite, nella progressiva povertà di risorse, soprattutto umane, dedicarsi allo studio sui presupposti e il metodo in clinica in psichiatria e sulla comprensione dell’alterità può risultare per qualche aspetto rivoluzionario.

Vorrei infatti parlare di una ribellione che riguarda nell’attualità il senso comune.

E’ possibile definire il “senso comune” come un sapere, un’intelligenza convenzionale negli affari pratici, tuttavia riferiti a un insieme di credenze condivise… pregiudizi?

Si tratta della visione della gente della strada? Visione che attualmente pare distorta, assorbita e/o fatta scomparire dall’incedere pervasivo della logica del c.d. Homo Oeconomicus?

Attraverso temi forti ha suscitato in me riflessioni che vorrei condividere. Giovanni Stanghellini con la sua introduzione, se pure immersa in una visione “pessimistica”, come lui stesso vuole precisare, al recentissimo libro di Gilberto Di Petta “Fenomenologia alzo zero” Ed. Quodlibet. Leggerlo mi ha fatto sentire profonda riconoscenza per entrambi questi colleghi, che vivo come psichiatri compagni di strada, mi riferisco appunto a Giovanni Stanghellini e Gilberto Di Petta, originali e coltissimi psicopatologi, molto attivi nella clinica nella formazione e nella ricerca nonostante il pessimismo…

Vorrei riprendere un po’ alla larga per vie forse traverse il pensiero e le idee controcorrente che mi hanno a suo tempo attratto nell’impegnativo studio della Fenomenologia, disciplina che non mi ha certo tradito, sostenendo quella che assieme a certa Psicoanalisi considero la modalità più profonda e sensata di affrontare la clinica dei disturbi mentali gravi, senza fughe o scorciatoie banalizzanti o riduttive.

In attesa di leggere, nei prossimi giorni “Fenomenologia alzo zero”, rispondo all’invito di Giovanni Giusto a portarvi qualche commento personale sull’edizione 2023 del Corso residenziale di Psicopatologia Fenomenologica (intitolato: Lo sguardo fenomenologico sulla clinica: tradizione ed attualità), che si è conclusa nel mese di novembre.

Intanto perché ho agito con piacere una sorta di ribellione ad acquisire i crediti ECM online o insulsamente e mi sono regalata il corso a Figline Valdarno anche per gli elementi paesaggistici e il potenziale di turismo artistico connessi. E’ stata un’esperienza che per motivi vari ho vissuto come un “tornare a casa”, riprendere un cammino iniziato negli anni ’90 del secolo scorso a Pistoia per seguire i grandi psicopatologi italiani e in particolare Bruno Callieri e Arnaldo Ballerini.

Bruno Callieri ho poi avuto la fortuna di averlo a casa mia a Genova e più volte invitato per convegni. Ricordo di frequente la sua straordinaria partecipazione (per i contenuti del suo intervento e per l’affetto e il calore del suo insegnamento) all’ultimo Congresso che organizzai a Genova nel 2004 su “Il senso della Psichiatria” al Palazzo del Principe, sede spettacolare e calzante per mostrare la più raffinata atmosfera culturale della città ed per ospitare alcuni tra i più significativi maestri della psichiatria dell’epoca e un grande poeta Edoardo Sanguineti.

Torno al provocante scritto di Stanghellini parafrasandolo sulla collocazione della psicopatologia quale punto di arrivo nella terza fase della Storia della Psichiatria e cioè quella dei sistemi maturi (secondo George Lanteri-Laura) considerando la psicopatologia fenomenologica il campo del sapere che vede nei quadri clinici appunto dei Quadri e non un’accozzaglia di elementi giustapposti… dunque “melodie, strutture, forme psicopatologiche con una propria storia…” contrariamente alla visione di ricercatori con l’ossessione del contare e del dimostrare la cui apoteosi va sotto il nome, apparentemente innocuo, di comorbilità.

E ancora Giovanni ci ricorda il motto della fenomenologia: comprendere è curare. In sostanza curare in tale accezione è sforzarsi di fare esperienza del mondo nella prospettiva dell’altro… e proprio perché ciò che chiamiamo malattia è l’implosione del sé in se stesso: la crisi del dialogo della persona con la sua alterità.

Queste affermazioni fanno risuonare l’eco del percorso di Figline passato attraverso temi classici, riattualizzati nei cambiamenti dei contesti della pratica ai nostri giorni riguardo l’urgenza, il pronto soccorso, le sostanze di abuso, i disturbi mentali nell’adolescenza e davvero per ogni argomento si è trattato di approfondire quadri, atmosfere, storie vissute insieme a persone sofferenti.

Un panorama culturale inusualmente vasto, esemplificato già nelle prime giornate quando, partiti da “Il soggetto della follia” con Luciano Del Pistoia, che fortunatamente è stato ancora possibile ascoltare in quest’occasione, abbiamo poi ripercorso la storia di cento anni di psicopatologia fenomenologica in un discorso che illustrerei come artistico per il tramite del lucido pensiero di Filippo Maria Ferro, della sua fluente e raffinata esposizione, per le immagini presentate e la conversazione che ha animato.

Rimando per opportuna brevità alla locandina facilmente rintracciabile su internet per lo sviluppo del programma argomenti e studiosi intervenuti, infatti mi propongo di cogliere e trasmettere più che all’Atro l’atmosfera degli incontri, tema peraltro ampiamente trattato proprio da Di Petta nell’ultima giornata del corso.

In un’atmosfera densa di riferimenti ad esperienze artistiche, oltre che filosofiche, una qualche mancanza l’ho forse sentita e ha riguardato la musica e l’espressione femminile. Parto dal confessare (non credo per necessità di captatio benevolentia) di aver avuto per lunghi anni della mia vita un debole per il “pensiero maschile” affascinata forse già da mio padre, ho sempre teso a valorizzare certi canoni del pensiero razionale con le sue capacità di imporsi con animo “guerriero”, termine usato anche da Giovanni a riguardo del Di Petta, e tuttavia ormai sempre più sento l’esigenza di distaccarmi e allontanarmi da pensieri e concetti “forti”, da elementi che rappresentano la cultura apparentemente vincente dell’occidente insieme alle tirannie di altre tradizioni culturali, quando trovano espressione nell’opprimere e disattendere modalità di pensiero più accoglienti, più legate all’intuizione, ai ritmi esistenziali e alla musicalità in senso lato. Un’area che nel mio immaginario collima con una visione olistica del femminile come dimensione umana, da sperimentare e agire più diffusamente e senz’altro al di là del genere e della fenotipicità, ma piuttosto nella consapevolezza di voler passare da lotta e opposizione a contestualizzazioni di possibilità di collaborazione attraverso per esempio la creatività del negoziare e sopportare oltre che supportare l’Altro.

Così mi è venuto spontaneo proporre un seminario sull’esperienza musicale e la musicalità dell’intersoggettività…

Spero di avervi trasmesso qualcosa del contesto molto stimolante e bello che ho potuto sperimentare di cui ringrazio particolarmente l’amico Giorgio Castignoli.

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Commenti su "Andare, oggi, controcorrente"

  1. Bello e vibrante resoconto.
    La formazione dell’operatore è al centro del successo dell’intervento.
    L’articolo su Martin ce ne dà un esempio.
    Grazie.

    Rispondi
  2. Grazie Caterina, hai estratto i significativi contributi dell esperienza formativa di figline, condivisibili anche da chi come me non ha potuto partecipare all edizione di quest anno. Nel tuo reportage indirettamente si riconoscono l aria di casa, gli aspetti atmosferici, gli elementi patici, abituali temi ed esperienze del corso, così valorizzati dagli autori citati, col merito indiscusso di dipetta e stanghellini di ancorararli ad una cornice metodologica rigorosa e fondata su un pensiero raffinato come quello della psicopatologia fenomenologica. Ad ogni seminario si riscopre il fascino della nostra disciplina che, quando indaga e
    comprende il patologico, contestualmente capisce come sono fatti gli essere umani

    Rispondi

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