Vaso di Pandora

L’anatomia musicale dell’adolescenza

L’avventura di osservare la metamorfosi di un figlio adolescente è un dono e un viaggio. Per i genitori boomer è una necessità: restare al passo per mantenere una connessione con il proprio figlio, sempre più difficile a causa del gap generazionale. Il divario percepito è ampio in termini di comunicazione, modalità relazionali ed approccio alla vita. Si rischia spesso di confondere la connessione genitore-figlio con la pseudovicinanza, in cui i genitori cercano di somigliare al figlio. La distinzione tra le generazioni oggi non è un’operazione immediata: spesso si condividono stili di abbigliamento, luoghi di frequentazione e linguaggi.

Questa simmetria volta ad accorciare le distanze può esautorare i genitori dalla loro posizione di adulti responsabili ed autorevoli. D’altra parte degno di nota è il fatto che i giovani fanno più fatica a distinguersi dai genitori, cercano di nascondersi creando i loro spazi, al riparo dalle ingerenze dei grandi, dagli sguardi dei registri elettronici e dal controllo esasperato in tutte le sue forme. In tutto ciò la musica può rappresentare un cannocchiale attraverso cui conoscere il loro mondo nuovo ed inaccessibile. Focalizzandomi su alcuni brani del genere trap, ho annotato alcuni dei luoghi comuni ricorrenti che tracciano l’anatomia musicale dell’adolescenza.

I soldi (il cash)

 In “Ricchi per sempre“ Sfera Ebbasta lo suggella nella frase di apertura: ”saremo ricchi, ricchi per sempre”, “lancio i soldi in aria” e infine “non ci pentiremo da vecchi perché saremo ricchi per sempre”. La ricorrenza di questo “valore” del denaro, se da una parte fa preoccupare per il pensiero rivolto costantemente al facile guadagno, d’altra parte fa riflettere perché viene spesso collegato al tema del riscatto.

Il riscatto nell’anatomia musicale dell’adolescenza

Una precedente situazione familiare o sociale di povertà ed umiliazione sul lavoro fa di solito da sfondo e costituisce un fattore propulsivo dell’avercela fatta. “E mi è tornato in mente che non avevamo niente, nelle tasche solamente le mie mani fredde qualche sogno infranto e le sigarette”. In “15 piani” si parla di “15 in 15 metri quadrati ma siamo riusciti a salvarci”. Forse il voler essere ricchi a tutti i costi è una provocazione derivante dalla precedente vissuta o allucinata povertà. Una reazione che non placa la fame: “ho ancora la fame della prima volta”. Ipotizzo il ruolo della povertà del contesto dei ghetti cittadini e anche la percezione dell’insoddisfazione o mancanza di gratificazione nella generazione dei genitori cinquantenni. Forse la fame non deriva tanto dalla povertà economica quanto da un vissuto familiare e sociale privo di stimoli.

Le sostanze

L’uso di droghe dilaga insieme allo spaccio come forma di sopravvivenza nei quartieri periferici. In “15 piani” si fa riferimento a 15 grammi di sostanza.  In “3 euphon” la dipendenza si manifesta con queste affermazioni: “sto sbuffando”, “vedo tutto viola”. In un passaggio “sto piscinado Purple Drank” si allude ad un cocktail costituito da sciroppo per la tosse con codeina e gassosa, lo “sballo viola” fai da te che sta spopolando anche in Italia tra i giovanissimi. Un mix tra euforia e apatia. Come sottolinea lo psichiatra Federico Tonioni nell’Adnkronos Salute, oggi l’uso di droga non è volto tanto alla ricerca del piacere quanto a quella dello sballo, come tentativo estremo di gestione e programmazione delle emozioni. Esse in quanto tali non possono essere controllate e generano paura, percui vengono surrogate generando stati motivi alterati artificialmente e rese così meno pericolose.

Anatomia musicale dell’adolescenza: la bitch

La donna “bitch” è una svalutazione caricaturale della stessa, intesa come la versione moderna della donna del boss di antica memoria, generalmente provocante e sessualmente disinibita. Lo stereotipo si completa con le richieste di un guardaroba griffato (“Tony comprami la borsa“ in “Miu Miu” di Tony Effe)

Psiche e psicofarmaci

Il tema della fragilità psichica emerge in frasi come “non dormo la notte mi scoppia la testa “, “pillole che cadono giù”. L’immagine del gangster che nasconde una vulnerabilità interiore è ricorrente, evidenziando il contrasto tra forza apparente e fragilità: “mi sento fragile anche se ho il giubbotto antiproiettile”

La madre salvifica

“Tutto cambia nulla resta uguale tranne l’amore di tua madre”. È il dulcis in fundo di questa carrellata, la costanza d’oggetto del giovane adolescente, il suo faro. L’amore materno è descritto come indispensabile e immutabile. Se da un lato il potere materno è a suo modo sovversivo nel fare da cornice agli estremismi del figlio, dall’altro ha anche in sé un potenziale oppressivo che si sostanzia nel pericolo di esclusività ed idealizzazione dell’amore. Amore che fa paura e che può diventare inaccessibile perché pieno di difficoltà, alti e bassi emotivi, frustrazioni e delusioni. Come farà l’adolescente (il giovane re) ad affrontare questa giungla, questo sballo endogeno?

L’invocazione finale di “Cambiare adesso” invita a riflettere: “Vogliono cambiarmi ma sono nato per questo, giovane re, perché dovrei cambiare adesso?” La conclusione lascia sperare in una posizione più integrata: “Tutti i soldi del mondo non coprono la nostalgia”.

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