Brian Koehler, New York University – Traduzione, Maurizio Peciccia
Nel video intitolato Paolo Fresu, Musician speaking about Amniotic Therapy for Psychosis pubblicato sul canale YouTube dell’ISPS (International society for the psychological and social approaches to psychosis), il famoso musicista Paolo Fresu affronta il tema della legge 180 del 1978 in Italia, che ha interrotto i nuovi ricoveri nei manicomi pubblici, aprendo la strada a nuovi modelli di cura, tra cui la Terapia Amnotica.
Questo approccio alternativo per il trattamento delle psicosi è stato sviluppato da Maurizio Peciccia, e si ispira alla collaborazione con Gaetano Benedetti, cofondatore dell’ISPS nel 1956.
La Terapia Amniotica si basa sulla prospettiva di Peciccia e Benedetti, che sottolineano l’importanza di integrare il sé separato con quello relazionale, lavorando anche a livelli non verbali al fine di consentire esperienze di simbiosi terapeutica. Queste esperienze sono caratterizzate da fluttuazioni non traumatiche tra separazione e unione, in grado di promuovere l’integrazione di questi due stati del sé.
L’ambiente di “holding” di Winnicott, che comprende sia il sostegno fisico che quello emotivo, e la sua relazione con l’integrazione della persona, consentono di sperimentare l’ansia legata alla disintegrazione senza che questa si verifichi effettivamente, favorendo così una sensazione di esistenza psicosomatica in cui la psiche si sente protetta nel corpo stesso. Esther Bick (1968) ha avanzato l’ipotesi che le diverse parti della personalità siano percepite come prive di un legame tra loro e quindi debbano essere tenute insieme dalla pelle, che funge da confine.
I principi teorici della Terapia Amniotica, del disegno speculare progressivo e della psicoanalisi e psicoterapia formulati da Benedetti e Peciccia mettono in evidenza l’importanza dell’integrazione tra autonomia e relazione. Il modello proposto da Maurizio Peciccia enfatizza la connessione tra la realtà interna ed esterna, sottolineando l’importanza di includere un’altra persona in modo sicuro all’interno del proprio mondo interiore.
Ciò permette di sviluppare una relazione emotiva profonda con l’altro senza provare sensazioni di controllo, invasione o colonizzazione. È cruciale sottolineare che questo approccio si rivolge a tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla diagnosi psichiatrica.
È essenziale considerare gli ACEs (Adverse Childhood Experiences) e altri traumi, insieme alle PACEs (Protective and Adaptive Childhood Experiences).
La Terapia Amniotica si focalizza su due PACEs fondamentali: l’amore di un caregiver e l’appartenenza a un gruppo. Vorrei aggiungere una terza PACE: l’esperienza di amare e influire positivamente sulla vita di un’altra persona. Questi elementi costituiscono i pilastri cruciali della Terapia Amniotica, che mira a promuovere un ambiente di sostegno e crescita emotiva.
Psicoanalisti di spicco come Herbert Rosenfeld e Harold Searles hanno esplorato l’ansia che può sorgere nel timore di causare danni o recare nocività ad altre persone. Nel suo libro “Living Outside Mental Illness: Qualitative Studies of Recovery in Schizophrenia”, pubblicato dalla New York University Press nel 2003, Larry Davidson ha riportato i risultati di uno studio sulla terapia assistita dai pari in cui i partecipanti hanno sottolineato l’importanza di essere in grado di dare sostegno ad un’altra persona. Questo concetto rispecchia la teoria del cervello altruista (ABT – Altruist Brain Theory) proposta dal neurobiologo Donald Pfaff della Rockefeller University.
Il ruolo del paziente come terapeuta è stato oggetto di studio nell’ambito delle neuroscienze del tatto. La pelle, il più esteso organo del corpo umano, è costantemente soggetta a stimoli sensoriali, i quali vengono elaborati dal cervello in modo continuo. Secondo Edelman, circa il 50% delle risorse neurali è dedicato alla percezione sensoriale, e i recettori sensoriali si estendono fino al midollo spinale e all’area somatosensoriale.
Il tocco rappresenta uno stimolo sensoriale ed emotivo di grande importanza, capace di produrre effetti benefici sulla salute. Quando si viene toccati o si tocca qualcun altro, si attivano diversi meccanismi neurologici ed emotivi che possono influenzare positivamente il benessere generale. Gli esperimenti condotti da Harry Harlow sui primati hanno dimostrato in modo significativo l’importanza del tatto, mentre in Romania sono stati riportati casi di bambini orfani che, privati del contatto tattile, hanno sviluppato problematiche nel loro sviluppo.
Queste evidenze sottolineano l’importanza del tocco come stimolo essenziale per la salute e il benessere psicofisico. Approfondire la comprensione dei meccanismi neurologici e emotivi legati al tocco potrebbe aprire nuove prospettive nell’ambito delle terapie e favorire strategie di intervento che valorizzino l’importanza delle esperienze tattili positive per la salute e il recupero.
Tiffany Field ha condotto uno studio significativo sull’effetto dei massaggi su bambini prematuri nelle unità neonatali, applicando delicate pressioni sul viso, petto e stomaco. I risultati hanno dimostrato che i massaggi hanno contribuito all’aumento del peso e alla crescita dei prematuri.
Numerose ricerche hanno evidenziato gli effetti positivi del tatto affiliativo sulla crescita, sulle onde cerebrali, sulla respirazione e sulla frequenza cardiaca, oltre alla sua capacità di ridurre lo stress e l’ansia. Le neuroscienze del tatto sottolineano l’importanza del tatto affiliativo e della cura per il benessere fisico ed emotivo, evidenziando il ruolo significativo del paziente come terapeuta.
È stato dimostrato che il massaggio sulla madre incinta ha effetti benefici sia sulla madre stessa che sul feto. Il tatto affiliativo interpersonale svolge un ruolo cruciale nella connessione sociale e può influenzare la percezione di cura e premura da parte del medico secondo i pazienti. Inoltre, il tatto affiliativo può aiutare a trasmettere al paziente un senso di valore e accettazione del proprio corpo.
La relazione tra il tatto affiliativo e l’empatia è stata oggetto di studio in relazione ai neuroni specchio e alla simulazione incarnata. L’attaccamento e l’interazione precoce con il bambino attraverso il tatto affiliativo sono stati correlati all’espressione genica e alla biologia epigenetica, suggerendo che il tatto affiliativo possa influenzare lo sviluppo del bambino in modo duraturo.
La ricerca ha dimostrato che il contatto precoce postnatale ha comportato una minore angoscia e ha avuto effetti benefici sulla biologia epigenetica del bambino, tra cui i livelli di recettori dei glucocorticoidi nell’ippocampo. Uno studio condotto presso l’Università della Columbia Britannica ha rilevato che i bambini che hanno ricevuto maggiori stimoli tattili affettivi hanno mostrato differenze nell’epigenoma all’età di 4 anni.
Il tatto affiliativo interpersonale su cui si basa la terapia amniotica è stato quindi ampiamente riconosciuto per i suoi effetti benefici sulla salute e sul benessere, e si è dimostrato capace di influenzare il nostro sviluppo biologico e sociale in modo significativo e duraturo.