Vaso di Pandora

Rompere il silenzio: la violenza sulle donne da una prospettiva personale

Se solo fosse possibile dimenticare tutto il male che mi hai fatto, il tempo che mi hai rubato, il sorriso che mi hai strappato via, le lacrime che hai generato con il tuo odio perverso ed insensato.

Se solo fosse possibile perdonarti tutto, far scomparire quel senso di vuoto, di fallimento, di ingiustizia, di rimpianto, di solitudine, di impotenza, di una rabbia che non riuscivo a tirare fuori per paura e vergogna.

Se solo potessi credere davvero che nel male c’era un barlume di amore, che nell’umiliazione si potesse nascondere un’anima fragile meritevole di una possibilità di redenzione.

Se solo pensassi che in cinque lunghissimi anni qualcosa di buono ci sia pur stato, se forse un lato positivo rendesse meno atroce il semplice fatto che da te non ho imparato nulla e che in fondo non ho vissuto un singolo attimo di felicità pura.

Se questi aspetti che hanno piegato la mia forza, la stima di me stessa, la fiducia nel mondo e negli altri, rendendomi più vulnerabile e timorosa, se tutto ciò potesse semplicemente perdere di intensità e convincermi non proprio del contrario, ma perlomeno di non essere stato così determinante nella mia immagine e consapevolezza di donna, giuro che non esiterei un attimo a firmare persino una resa.

Sarei disposta a concederti la vittoria, ad attribuirmi delle responsabilità, a mettere in dubbio certe scelte. Farei volentieri un passo indietro, per farti andare avanti impunito e sereno, come se non avessi fatto nulla di così grave.

Ma quando mi hai abituata a vivere in una gabbia dalle sbarre invalicabili, costruite con il ferro e l’acciaio dei tuoi occhi cattivi, delle tue parole taglienti, dei tuoi condizionamenti continui e manipolatori, beh hai sottovalutato quanto sia inevitabile creare nel tuo prigioniero un ideale di libertà e di coraggio in grado di abbattere ogni tipo di barriera.

C’è voluta una volontà ed una determinazione immane per poterti dire finalmente che il tuo odio non mi tocca, che il tuo spirito vendicativo, a tratti diabolico, ora non mi sfiora più.

E nell’indifferenza, nella semplice convinzione di non domandarmi più se perdonarti o condannarti, nel fatto stesso di averti reso invisibile e lontano anni luce dai miei pensieri di oggi, mi piace l’idea di vedermi, dritta e ferma, camminare con passo sicuro, con una luce nuova negli occhi e con una fierezza nello sguardo che nasce da una grande conquista di libertà.

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