Visti i tempi che viviamo e la crescente preoccupazione per il nostro pianeta e l’ambiente, l’ecoansia è una risposta comprensibile e naturale. Ci sentiamo infatti impotenti e rassegnati di fronte alle sfide ambientali che affrontiamo. Non vediamo alcuna urgenza da parte di chi prende le decisioni, nonostante siamo tutti ben consapevoli di quali siano i rischi. Molti elementi di cambiamento sono già sotto i nostri occhi: carestie continue, estati sempre più lunghe, ghiacciai che si sciolgono…
Considerate queste premesse, non stupisce il fatto che l’ecoansia sia un fenomeno psicologico sempre più diffuso, che coinvolge individui preoccupati e in apprensione per le questioni legate all’ambiente e al cambiamento climatico. Si tratta di una risposta emotiva a una realtà che è purtroppo innegabile. Il nostro pianeta sta affrontando sfide ecologiche senza precedenti. Ciononostante, è importante trasformare questa ansia in azione positiva. Educazione e attivismo possono aiutarci a gestire l’ecoansia in modo costruttivo, dandoci inoltre modo di restituire qualcosa all’ambiente che abbiamo a cuore e alla comunità che chiamiamo casa.
Può interessarti anche: “Pensiero positivo: una strategia in 5 passi“
Riconoscere e comprendere l’ecoansia
Quando parliamo di ansia climatica o ecoansia intendiamo uno stato d’animo nato in tempi recenti, che fino a qualche anno fa non esisteva o, comunque, non veniva diagnosticato. La sua diffusione è strettamente connessa all’esplosione della crisi climatica e alla presa di coscienza che ne è seguita. Dal momento che sentiamo parlare di surriscaldamento globale quasi quotidianamente, e che abbiamo assistito a simulazioni di cosa potrebbe avvenire se non cambiamo le nostre abitudini, i più sensibili di noi sono stati attanagliati da paura, preoccupazione, timore e talvolta vera e propria agitazione. Possiamo riunire tutti questi sentimenti sotto un unico termine ombrello: ecoansia.
Definiamo con questa parola l’ansia e la preoccupazione derivate da una causa ben precisa: l’impatto dell’umanità sull’ambiente naturale. Sono numerosi i fattori che alimentano questa angoscia. Tra essi, nutrono particolare rilevanza la preoccupazione per i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l’inquinamento e la distruzione degli habitat naturali.
Questa sensazione si manifesta in svariati modi. Sentimenti come malinconia, stress, tristezza, disperazione, sensi di colpa o impotenza e vera e propria ansia verso il presente e il futuro sono tutti affioramenti della condizione. Non sottovalutiamo l’ecoansia: può influire in maniera profonda sulla salute mentale delle persone, ed essere fra i fattori forieri di depressione, disturbi del sonno, disturbi alimentari e dipendenza da sostanze. Gli studi segnalano che l’ansia climatica sia maggiormente concentrata fra adolescenti e post-adolescenti. È infatti la loro generazione quella maggiormente toccata, e dunque preoccupata, per il proprio futuro e quello dell’intero pianeta. Giovane età; impegno attivo contro la crisi climatica e forte esposizione mediatica sono i tre elementi che costituiscono i principali fattori di rischio.
Fattori di diffusione
Le radici dell’ecoansia possono essere svariate. Le più immediate sono la crescente esposizione alle notizie sull’ambiente e le evidenti alterazioni climatiche. Media tradizionali e social network giocano naturalmente un ruolo di primo piano nel condividere la crisi e rendercene partecipi, in tal maniera contribuiscono a una maggiore consapevolezza delle sfide ecologiche globali. Agendo da cassa di risonanza, le piattaforme digitali hanno amplificato l’impatto emotivo di queste notizie, creando un senso di urgenza e preoccupazione diffuso.
Chi abita nelle zone più a rischio, che stanno già subendo significativi cambiamenti climatici, come ad esempio agricoltori, coloro i quali vivono accanto a miniere e aree estrattive o residenti di isole e aree costiere dove si assiste di giorno in giorno, e di settimana in settimana, all’innalzamentro dei corpi d’acqua è più esposto a ecoansia e solastalgia, uno stato di angoscia e sofferenza dovuto ai cambiamenti climatici.
Alcune persone provano un vero e proprio senso di disperazione riguardo al futuro, quando realizzano di non avere il pieno controllo della situazione, e si sentono vittime di un futuro che le riguarderà, pur senza avere in alcun modo contribuito a plasmarlo. È possibile affrontare meglio l’ecoansia con il sostegno di amici, familiari e attivisti ambientali.
Come gestire l’ecoansia in maniera costruttiva
Esistono alcune pratiche strategie per affrontare e gestire bene l’ecoansia. Le abbiamo raccolte qui di seguito:
- non possiamo prescindere da educazione e consapevolezza. Una conoscenza approfondita delle questioni ambientali è fondamentale. Dobbiamo comprendere le cause, e soprattutto le possibili soluzioni, del cambiamento climatico. In tal modo otterremo un senso di controllo e sapremo che cosa possiamo fare, e perseguire, nel nostro piccolo;
- l’attivismo va sempre promosso. Trasformiamo l’ansia in determinazione. Partecipiamo a iniziative ambientali, sosteniamo organizzazioni che promuovono la sostenibilità e adottiamo comportamenti ecologici;
- pratichiamo mindfulness ambientale. Trascorrere del tempo all’aperto, praticando la meditazione o semplicemente osservando la bellezza della natura, può favorire un senso di calma e prospettiva capace di abbassare i livelli di ansia;
- creiamo comunità sostenibili. Non siamo soli. La collaborazione con altre persone che condividano interessi e preoccupazioni può esserci di sostegno, e incoraggiarci nella gestione dell’ecoansia. Uniamoci per implementare azioni a livello locale, o supportare iniziative di sostenibilità;
- facciamo scelte consapevoli. Adottiamo stili di vita sostenibili, riduciamo l’uso di plastica, consumiamo prodotti locali e siamo parsimoniosi nei confronti dell’energia. Ognuna di queste decisioni può essere un passo significativo verso la riduzione dell’impatto ambientale individuale.
Può interessarti anche: “Psicologia delle migrazioni. affrontare il cambiamento“