Vaso di Pandora

Salute mentale e dipendenze negli istituti penitenziari di Parma

Gli istituti penitenziari di Parma sono costituiti dalla Casa Circondariale, Casa di Reclusione, Reparto 41 Bis e Servizio Assistenziale Intensivo (SAI), Semiliberi ed Articolo 21. Attualmente (dato del 23/08/2024) ospitano 710 persone su 615 posti con un indice di sovraffollamento del 115,4%.

Dei 710 detenuti, 247 (34,7%) sono stranieri di diversa nazionalità; 231 sono presso la Casa Circondariale mentre 16 si trovano presso il SAI. La maggior parte di questi sono privi di fissa dimora, di documenti, di lavoro e di denaro. Spesso si associano problematiche connesse alle droghe, uso, dipendenza da sostanze e alcol e con condotte tossicofiliche.

Dal punto di vista giudiziario la popolazione detentiva di questi Istituti è così distribuita: 541 persone con provvedimenti definitivi, di cui 127 ergastolani; 121 persone sono quelli giudicabili di cui 31 appellanti e 15 ricorrenti. Le persone al Reparto 41 bis sono 62, di cui 7 allocati al SAI e 2 al reparto paraplegici; 43 persone sono al SAI e reparto paraplegici.

La situazione sanitaria negli istituti penitenziari di Parma

Gli operatori dell’area sanitaria negli istituti penitenziari di Parma, che quotidianamente si dedicano ad affrontare la cura e le criticità di salute psicofisica dei soggetti detenuti, fanno capo sia all’Azienda USL che all’Azienda Ospedaliera di Parma.

La rappresentazione dei professionisti in questo ambito è così caratterizzata: 17 medici di Sezione, 9 consulenti specialisti esterni in ambiti differenti, più 4 che visitano in consulenza presso l’Ospedale di Parma, 27 infermieri suddivisi in tre turni di lavoro (mattino, pomeriggio, notte) per gli Istituti tutti, di questi 4 svolgono le loro attività in ambito ambulatoriale nella fascia oraria diurna e due coordinatori infermieristici. Due medici di medicina generale sono sempre presenti nelle 24 ore tutti i giorni dell’anno.

Per avere un riferimento circa la situazione sanitaria si riporta quanto emerso dalla rilevazione effettuata dalla UOC Salute negli Istituti Penitenziari[1] dalla quale si evidenzia quanto riportato nella tabella con la precisazione che il numero indica le diagnosi e quindi vi possono essere persone con pluripatologie.

In primo piano vi sono i disturbi cardiovascolari (211), seguiti dalle broncopneumopatie (116), dalle malattie del sistema nervoso (71), dal diabete mellito (61).

Significativa la presenza di patologie oncologiche (57 pari all’8 %) e infettive (65).

Vi sono 170 detenuti (23,8%) con età oltre i 60 anni di cui 64 oltre i 70aa, 28 oltre i 75 anni, 9 oltre gli 80 e un novantenne. 25 pazienti sono in carrozzina.

Sono 630 su 712  (pari al 88,5%) i pazienti che assumono almeno una terapia per patologia.

Questo è il quadro sanitario complessivo e costituisce un carico elevato specie quando determinati trattamenti sono possibili solo in ambito specialistico (ospedaliero/territoriale) o quando il carico assistenziale risulta di particolare complessità.  Va poi tenuto conto delle 9 persone con il 41 bis allocate al SAI e 2 al reparto paraplegici;  infine 16 persone sono al SAI e  9  nel reparto paraplegici.

POPOLAZIONE DETENUTA AL 2.09.2024: TOTALE GENERALE N.712 DETENUTI PRESENTI
Quadro dei casi di cronicità presenti in Istituto
CARDIOPATIE ISCHEMICHE /CUORE-POLMONARE/ALTRE CARDIOPATIE N.98 TOTALI
IPERTENSIONE ARTERIOSA/CARDIOPATIE IPERTENSIVE/IPERTENSIONE COMPLICATA N.113 TOTALI
DIABETE MELLITO N. 61 TOTALI
PATOLOGIE TIROIDEE N. 30 TOTALI
MALATTIE CEREBROVASCOLARI N.19 TOTALI
MALATTIE ONCOLOGICHE N.57 TOTALI
MALATTIE INFETTIVE: EPATITI CRONICHE+HIV EPATITE N. 53 HIV N.4 E TBC LATENTI N.8
BRONCOPNEUMOPATIE N. 116 TOTALI
MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO N.71 TOTALI
MALATTIE DEL SANGUE N. 28 TOTALI
TERAPIA TAO/SINTROM/NAO N.4 terapia TAO+ N. 10 NAO
PAZIENTI TRAPIANTATI N.1 TRAPIANTO EPATICO

Salute mentale e dipendenze patologiche

Gli operatori dell’equipe salute mentale e dipendenze patologiche della UOC Residenze Psichiatriche e Psicopatologia Forense del Dipartimento di Salute Mentale Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL di Parma sono rappresentati dalla Responsabile, 4 specialisti psichiatri in rotazione per 60 ore settimanali, 4 psicologi per 98 ore settimanali, 1 infermiera per 36 ore settimanali, 3 educatori per 90 ore settimanali, 1 coordinatore infermieristico a tempo parziale. 

I professionisti delle Cure Primarie e dell’equipe Salute Mentale e Dipendenze Patologiche assolvono quotidianamente ai numerosi bisogni sanitari ed assistenziali lavorando in rete con i Servizi del Sistema Sanitario Territoriale e Nazionale. Circa 10 visite specialistiche al giorno vengono effettuate presso l’ospedale locale più 2/3 invii al giorno presso il Pronto Soccorso comportando un importante impegno da parte degli agenti di Polizia Penitenziaria per le traduzioni.

L’equipe salute mentale nelle sue varie declinazioni ha in carico 238 (pari 33,5% del totale dei detenuti) persone con problematiche da sostanze e dipendenze patologiche e 120 circa (16,9%) affetti da problematiche psichiatriche compatibili con il regime detentivo e rappresentate da diagnosi nell’ambito dei disturbi affettivi , disturbi di personalità, disturbi psicotici.

L’Equipe svolge più di 60 colloqui/visite al giorno nei confronti di persone sia in carico sia in modalità consulenziale che in quella di emergenza-urgenza. Dai dati di attività indicati emerge che i bisogni di salute mentale e di salute in generale possono attingere a risorse completamente dedicate a soddisfare le numerose richieste.

La questione delle persone con problematiche da sostanze e tossicodipendenti è particolarmente complessa in relazione alla multifattorialità della sofferenza che non è solo di origine psicopatologica ma anche di matrice socio-economica. Il 51% dei (238) detenuti con problematiche connesse alle droghe o di tossicodipendenza, presso gli Istituti di Parma è rappresentata da stranieri di diversa nazionalità, nella quasi totalità dei casi privi di documenti, di permesso di soggiorno e di una rete familiare e sociale di sostegno e senza alcun reddito. Queste criticità incidono marcatamente sulla quotidianità detentiva e sullo stato emotivo della persona, e riverberano sulle manifestazioni comportamentali reattive, quali autolesionismo e agiti pantoclastici, già associati alle condotte tossicofiliche che persistono e si incrementano in relazione alla carenza di risposte sociali, di un vuoto socio-occupazionale e di prospettive future.

Per i detenuti tossicodipendenti all’interno degli istituti è attivo un modello di presa in carico e di cura in linea con quello del SERD territoriale che permette di perseguire l’obiettivo di cura sul territorio presso le comunità terapeutiche in alternativa alla detenzione (legge 309/90). Questa possibilità nella stragrande maggioranza dei casi di stranieri è preclusa a causa della mancanza dei documenti necessari per permanere sul territorio nazionale ed usufruire dei servizi socio-sanitari. 

Nel 2023 negli istituti penitenziari di Parma tra i pazienti seguiti si registra una percentuale significativamente più alta di stranieri (55%) in particolare di età tra i 18 e i 30 anni. La sostanza di abuso prevalente è costituita dagli psicostimolanti (44%) seguita dagli oppiacei (37%) e alcool (10%) cannabis (9%).

Le persone con dipendenza conclamata e in trattamento sostitutivo sono 23 (20 con metadone e 3 con buprenorfina).

I reati connessi alla droga si configurano in modi diversi sia sul piano giuridico in relazione alla violazione dell’art 73 (detenzione ai fini di spaccio) o dell’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope) della legge 309/1990 sia sul piano sanitario dove occorre distinguere l’uso, l’uso problematico, le complicanze e la dipendenza.

Rispetto ai detenuti con problematiche psichiatriche queste possono essere precedenti alla detenzione ma non incidenti sulla imputabilità e quindi sulla possibile permanenza in carcere oppure possono essere “sopraggiunte” durante la detenzione. Quindi le persone con disturbi mentali sono legittimamente condannate e curate negli Istituti di Pena. Va tenuto presente che la detenzione può avere un effetto stressante e psicopatogeno e per questo vi sono protocolli specifici. Se la persona ha disturbi non compatibili con il regime detentivo, la magistratura può prevedere misure alternative anche in deroga (Sentenza Corte Costituzionale 99/2019).

Occorre quindi evitare una lettura confusiva che metta insieme, indistintamente, problemi da sostanze, disturbi mentali, aspetti comportamentali aggressivi, violenti e criminali. La percentuale delle persone con problemi di salute mentale negli Istituti di Parma è 16,9% in sostanziale linea con quella della popolazione generale. Sul piano epidemiologico non vi è un’emergenza psichiatrica negli Istituti di Pena né l’ha determinata la riforma di chiusura degli OPG (L.81/14) che ha ormai dieci anni. Pertanto non è giustificata la narrazione per la quale non si saprebbe più dove “mettere” i pazienti “psichiatrici” secondo una logica allocativa piuttosto che in quella di costruire percorsi di vita fondati sui diritti umani e di cittadinanza visti nel loro insieme indissolubile.

L’uso della psichiatria come strumento di controllo sociale purtroppo anche in carcere è possibile e talora richiesto con ricadute marcate sull’area sanitaria. Tuttavia va detto che sono in atto sforzi congiunti con la Direzione dell’Istituto e la Polizia Penitenziaria per un miglioramento dell’appropriatezza nelle prescrizioni farmacologiche onde prevenire abusi e disuso. Ancora va ricordato che negli Istituti Penitenziari di Parma non sono presenti persone “sine titulo” (infermi di mente allocati impropriamente in Istituto Penitenziario), ma tutti i soggetti hanno un provvedimento giudiziario che stabilisce la loro permanenza in esso.

Rispetto alla problematica dell’incremento dei suicidi negli istituti penitenziari di Parma degli ultimi due anni, 1 nel luglio 2023 e 3 nel corso del 2024 dopo diversi anni dal 2018 al 2022 senza suicidi (se ne rileva uno nel luglio 2017) vi è da aprire un approfondimento specifico. 

Data Nazionalità Età Sede mezzo
15 agosto 2024 straniera 36 anni Cella isolamento impiccamento
16 maggio 2024 straniera 25 anni impiccamento
14 marzo 2024 straniera 28 anni Cella isolamento impiccamento
13 luglio 2023 italiano 42 anni Asfissia da gas
25 luglio 2017 italiano 42 anni impiccamento

I dati rilevati confermano la complessità del problema che non è riconducibile alla sola presenza del disturbo mentale. Dei 4 suicidi avvenuti nel 203-24 solo uno era in carico alla salute mentale. Un dato che trova riscontro anche a livello nazionale, dove sul totale dei suicidi la percentuale di soggetti affetti da disturbi mentali è circa del 15%  ed è equivalente a quella che si registra tra i suicidi nella popolazione generale. In linea con l’OMS anche in carcere il suicidio si conferma come un evento sentinella risultante di una molteplicità di fattori (genetici, biologici, individuali, ambientali, socioculturali e situazionali) non solo attinenti alle problematiche psichiatriche. Correla anche con fattori ambientali (sovraffollamento, spazi, clima, frigoriferi ecc.), carenza di relazioni e affettività-sessualità, assenza di prospettive e speranze.

A quanto sopra indicato si aggiunge la quotidiana difficoltà di lavorare in condizioni di appropriatezza e di sicurezza relazionale a causa della carenza del personale di polizia penitenziaria che ha il mandato tassativo di presidiare ogni attività clinica e riabilitativa.

Nonostante le criticità sanitarie rappresentate gli operatori sanitari lavorano quotidianamente secondo linee guida nazionali, linee di indirizzo e protocolli regionali e locali mantenendo la motivazione a fare sempre meglio e a garanzia di perseguire quegli obiettivi di salute psicofisica al pari della popolazione generale.

Conclusioni

Per concludere si può dire che l’alta complessità degli Istituti Penitenziari di Parma richiede una particolare attenzione per:

  • Il sovraffollamento che è del 115% inferiore alla media nazionale (127,4 % al 17 gennaio 2024, dati Garante nazionale) ma è aumentato rispetto allo scorso anno;
  • L’elevato carico sanitario complessivo sul quale potrebbero essere utile l’attivazione di misure alternative e progetti personalizzati al fine di gestire meglio le patologie gravi;
  • L’alta percentuale (34,7%) di stranieri con rilevanti problemi sociali che incidono anche sulla possibilità di ricevere aiuti adeguati in quanto privi di documenti, residenza e quindi senza servizi sociali di riferimento. Questo incide anche sulla possibilità di usufruire di misure alternative, sia domiciliari (per mancanza di casa) sia di tipo Comunitario. Almeno fino a che non sarà operativo il decreto carceri recentemente approvato (L. 8 agosto 2024, n. 112). Attraverso Prefetture e Ministeri si possono valutare possibili rimpatri o l’acquisizione dei titoli per la per la permanenza in Italia attivando gli interventi necessari. La loro rimessa in libertà senza affrontare questi problemi apre la via della recidiva. Fondamentali sono i programmi formativi e lavorativi, nonché di apertura alla comunità;
  • I problemi connessi alle droghe vedono 238 persone (33,5%) con una quota di soggetti “dipendenti” in trattamento sostitutivo di 23 persone (circa il 10% dei pazienti seguiti per droga). Per molti le soluzioni sono di tipo sociale, lavorativo, abitativo e ambientale perché la droga e il suo commercio sono spesso elementi per sopravvivere.
  • Le persone con disturbi mentali sono 120 circa (16,9%) in linea con la popolazione generale e sono ampiamente seguite, favorendo quando possibile percorsi alternativi con l’utilizzo di risorse del Dipartimento di Salute Mentale di riferimento territoriale. A tal fine la collocazione regionale risulta fondamentale.
  • Attenzione ai suicidi come eventi sentinella complessi e multideterminati da prevenire con azioni di sistema e con interventi volti alla prevenzione (ad es. eliminando le bombole del gas, favorendo le relazioni e tel.)
  • L’organizzazione sanitaria negli Istituti di Pena vede una presenza costante di 2 medici di medicina generale e 3 infermieri, nonché di molti specialisti e dell’equipe della salute mentale e dipendenze patologiche.

Un impegno ragguardevole rispetto alla popolazione (700 persone) che deve tenere conto delle difficoltà di reclutamento del personale e spesso della scarsa attrattività del contesto lavorativo detentivo.

Resta da segnalare l’alto carico sanitario derivante dalla presenza di patologie complesse e gravi sia presso il SAI, il reparto Paraplegici e altre articolazioni. Ciò ha ricadute sull’assistenza e sulla stessa organizzazione delle attività della polizia penitenziaria per i numerosi accessi presso le strutture sanitarie esterne, in primis l’Ospedale Maggiore. Una riduzione o rimodulazione del carico sanitario potrebbe essere molto importante insieme allo sviluppo di telemedicina, equipe mobili e specialisti operanti in carcere. Importanti sono i programmi di prevenzione, vaccinazione e di supporto tra pari.

Infine occorre lavorare in modo interistituzionale per trovare risposte individuali e biografiche a problemi generali che talora sono anche l’estremizzazione del disagio complessivo di questo periodo storico. Il degrado si contrasta con la presenza, la conoscenza e la possibilità di proporre piani e soluzioni concrete per la vita delle persone nell’ottica della recupero e dell’inclusione sociale supportato dalla comunità. 

A cura di Pietro Pellegrini, Giuseppina Paulillo ed equipe salute mentale e dipendenze patologiche Ausl di Parma


[1]     Per i dati ringrazio il Direttore f.f. Dr. Michele Serventi

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