In occasione del XVIII Congresso della SPI (Roma 26-29 maggio 2016)
Ho letto l’articolo di Ammaniti, che illustra le attuali, innovative concezioni che psicoanalisti e neuropsicologi stanno costruendo e esponendo traguardando l’inconscio freudiano, l’inconscio che è espressione delle difese dell’uomo da contenuti inaccettabili, l’inconscio dinamico rimosso, con cui si sono incontrati generazioni di psicoanalisti alla ricerca dell’insight del paziente.
Oggi , scrive Ammaniti, riferendosi al contributo di Efrat Ginot, The Neuropsychology of Unconscius, l’inconscio non è solo quello dinamico, ma comprende altri (processi) inconsci.
La conoscenza implicita, in particolare, costituisce questa precocissima, asimbolica, modalità di contatto comunicativo proprio dei bambini nei primissimi anni di vita, giocata sulle funzioni, già deste, di corpi che odono, si muovono e hanno contatti, sensazioni olfattive, riproponendoci un modello di sviluppo non certo ancora capace di riconoscimento simbolico, conscio, infine. Quello che aggiungerei alle parole della Ginot è che dell’inconcio non-dinamico
la psicoanalisi si è interessata da più anni, come gli analisti sanno.
Mi riferisco al notissimo lavoro di Bion ,“Una teoria del pensiero” (1961) , in cui il concetto kleiniano di “identificazione proiettiva” non contiene solo la sua significazione difensiva ma “svela il proprio carattere di attività realistica quando diviene una condotta (inconscia e propria del piccolo bambino) tendente a indurre nella madre quelle sensazioni di cui il neonato vuole sbarazzarsi” e che la madre restituirà al bambino come elemento alfa, introduzione al percorso che porterà al pensiero.
Aggiungo che in anni più recenti (ma non troppo) la psicoanalisi ha dato ampio spazio al tema della memoria implicita (vedi: Mancia, M. “Memoria implicita e inconscio precoce non rimosso: loro ruolo nel transfert e nel sogno” (2006) in cui la presenza di contenuti asimbolicici ha portato e ci porta a considerare aree psichiche ove si collocano esperienze psichiche presimboliche , con cui potremmo incontrarci nel nostro lavoro di analisti (vedi:Conforto, C.- Trabucco, l. “Nati prematuri” (2014).
Qui mi fermo.