Vaso di Pandora

Commenti su "Una complicata faccenda"

  1. Brava Anna.
    Problemi complessi, il riferimento agli autori di reato è quanto mai centrato, non si risolvono ne con proclami ne con semplificazioni banalizzanti.
    Invece, assistiamo prevalentemente a cortocircuiti mentali i quali anziché contribuire ad educare pensando, parlano come si suol dire “alla pancia della gente”.
    Il malessere strisciante indica una società che via via diventa sempre più incivile ed incapace di assumersi delle responsabilità: è sempre colpa dell’altro.
    Io penso che se un servizio pubblico non funziona la responsabilità è di chi lo dirige.
    Per dirigere bisogna saper pensare e lavorare alacremente tollerando di star soli.
    Lo psicologo non serve a niente, come non serve la forza pubblica se non inserita in un modello chiaro e condiviso di organizzazione sociale. Ma il discorso diventerebbe molto lungo…

    Rispondi
  2. Avendo una figlia adolescente questo argomento e queste tue parole mi incuriosiscono e mi attivano su alcune riflessioni personali. Vivo in un contesto di campagna dove c’è una scuola che accoglie l’Infanzia, la Primaria e la Secondaria, i bambini si conoscono e crescono insieme, come anche i genitori. Il contesto è sicuramente favorevole, la scuola è nuova, l’edificio curato, si fanno molte attività all’aperto, si da importanza alle arti figurative e alla musica. Ci sono casi difficili certo, famiglie in difficoltà, ma il gruppo, la rete sociale, che è forse facilitata dal contesto a misura d’uomo, ha saputo integrare e aiutare. Negli anni sono stati inseriti ragazzi che arrivavano da fuori, proprio in virtù di queste caratteristiche, quasi un viaggio della speranza scolastico, andati a buon fine. Nella mia esperienza ho trovato insegnanti molto preparati e mi sono stupita anche della loro sensibilità verso il benessere psicologico degli alunni. Gli insegnanti poi mi hanno sempre dato l’impressione di essere un corpo docenti unito, sereno, senza critiche personali verso i colleghi, un gruppo di persone che sa darsi sostegno vicendevole. Insomma una Scuola Terapeutica che gestisce il gruppo ma non dimentica il singolo, attuando dove necessario, percorsi individualizzati. Continuo a trovare molte similitudini con il nostro lavoro. Questi “ragazzi di campagna” avranno gli strumenti necessari per affrontare il nuovo contesto cittadino?
    Chissà! Ma come dice il detto: “Senza le basi scordiamoci le altezze”

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