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Trad wife: movimento retrogrado o scelta consapevole?

Le trad wives, ovvero le mogli tradizionali, come si fanno chiamare, sono le casalinghe 3.0. Si tratta di donne felicemente sposate che sfornano con la stessa serenità, letteralmente, dolci e bambini. In netta contrapposizione con il femminismo più rumoroso, decantano quanto essere mogli, madri e casalinghe porti alla felicità. Non hanno alcun interesse a incaponirsi nel tentativo di rompere soffitti di cristallo, specie se questo si mostra più resistente del previsto. Chiedere a Kamala Harris. Alcune di loro diventano vere e proprie influencer con decine di migliaia di followers. Ecco chi sono e che cosa c’è dietro il successo di personalità come Gwen Swinarton, Abby Roth, Estee WilliamsEkaterina Andersen, Hannah Neeleman o Nara Smith, solo per citare le più note.

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Cosa contraddistingue una trad wife?

Quando la senatrice Lavinia Mennuni esternò che era necessario impegnarsi per rendere la maternità un concetto cool, così da combattere il fatto che in Italia nascono troppi pochi bambini, fu sommersa di critiche. Le si rinfacciò che la sua visione della donna e della genitorialità era fuori luogo e fuori tempo. Eppure, c’è un esercito di trad wives che vive la vita e la dimensione materna come qualcosa di assolutamente trendy. Tanto da documentare tutto apertamente, sui social. Una trad wife è una moglie, madre e casalinga, la quale si occupa di figli, cucina e sistemazione della casa. Tipicamente è anche una convinta conservatrice e una fervente cristiana, almeno in apparenza. Negli States hanno coniato appositi hashtags: stay at home girlfriend e stay ay home mum (#sahg e #sahm, nel gergo delle piattaforme social) e chi ha scelto questa dimensione di vita non fa altro che decantare la propria felicità.

Queste donne non esigono l’equità dei sessi o la parità dei generi. Sono più che felici del fatto che i loro mariti o compagni si occupino delle loro esigenze economiche proteggendo il nido familiare. Le più seguite tengono monologhi social nei quali raccontano le loro esperienze, a favore di webcam e con il sorriso sulle labbra. Utilizzano frasi che a qualcuna potrebbero sembrare poco condivisibili, per usare un eufemismo, come “non siamo state create per lavorare cinque giorni fuori casa, ma sette dentro.” Potrebbero sembrare una sorta di parodia delle donne americane degli anni ’50 ma non si trovano in una puntata di Happy Days, bensì davanti al loro smartphone a esternare messaggi in cui credono.

Molte, ma non tutte, sbandierano la propria fede cristiana, propugnano la castità e disprezzano i metodi contraccettivi. A detta di Julia Ebner, sociologa e autrice che ha ricercato questo fenomeno, una buona percentuale di queste trad wives è allineata con la destra suprematista bianca e considera la società contemporanea decadente, depravata e promiscua.

L’appeal sulle nuove generazioni

Trad wife: una mamma e suo figlio si lavano al lavandino
Pur proponendo una visione piuttosto retrograda, il movimento trad wife affascina molto i più giovani

La trad wife, tendenzialmente, è giovane e più raffinata che realistica. Per questo motivo fa molta presa sui post-adolescenti, principali utenti di social come TikTok e Instagram, i più usati dalle esponenti in vista del movimento. Queste donne, che in taluni casi sono poco più che ragazze, sono influencer a tutti gli effetti e incarnano il cottagecore, ovvero la vita rurale e pastorale che postano sulle piattaforme. Lo fanno con l’obiettivo di monetizzare. Hannah Neeleman, madre di otto figli, si riprende mentre munge, cuoce, balla e partecipa a concorsi di bellezza. Il tutto proponendo in vendita il suo lievito madre e tre sacchi di farina di fattoria a 39 dollari. I suoi follower sfiorano i 9 milioni su Instagram e i 7 su TikTok.

Un’altra #satw molto brava a comunicare è Estee Williams, che a 26 anni ricorda da vicino Marylin e parla di arricciatura dei capelli e sottomissione coniugale. Jasmine Dinis, dall’Australia, cita la Bibbia prima di sottolineare come gli uomini desiderino qualcuno che porti valore in casa con il proprio lavoro manuale. Abby Roth dispensa consigli materni e disprezza l’aborto. Ekaterina Andersen chiarifica che le donne dovrebbero avere come unico obiettivo quello di avere un matrimonio felice e una casa fiorente. Gwen Swinarton, canadese, dopo aver tentato – senza successo – una carriera a luci rosse su OnlyFans è ora una convinta trad wife, per merito di Dio, a suo dire. Inevitabilmente, chi è bravo a incanalare messaggi di questo tipo, riesce a farsi ascoltare dalle nuove generazioni.

La trad wife nella storia e nella psicologia

Ci troviamo dopo la conclusione della terza grande ondata del femminismo, che propugnava un modello carrieristico individualista e stiamo entrando nella quarta. Il movimento del prossimo futuro sarà focalizzato sulla diversità, l’intersezionalismo e porrà inevitabilmente un focus sulla violenza sessuale. Molte donne, però, si ritrovano deluse dai compromessi del femminismo moderno. Sono incapaci di trovare una soluzione praticabile per il dilemma dell’equilibrio tra lavoro e vita privata. Le ragazze della Gen Z hanno visto le loro madri lavoratrici accettare posti di lavoro diseguali e guadagnare meno. Stando così le cose, non è meglio prendere la decisione di essere moglie, madre e casalinga? Se è una scelta, diventa di per sé un atto femminista.

Ci attende un futuro di depressione economica, sconvolgimenti politici, malattie, guerre ed eco-ansia per il cambiamento climatico irrimediabile. Ha allora ancora senso battersi per cambiare il mondo o è meglio accettare di buon grado le cose come stanno? La tradwifery mostra che si può vivere bene anche senza battersi per risultati che non arriveranno, proponendo una soluzione semplice: quella della rassegnazione.

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