Il test di Wais, noto anche come test di livello, è uno strumento psicodiagnostico. Il nome più corretto è quello di test WAIS-R, dalle iniziali di Wechsler Adult Intelligence Scale – Revised. Esso ci permette di valutare il livello intellettivo di una persona e ci dà la possibilità di ricavare tutta una serie di utili e rilevanti informazioni relative alla personalità del soggetto. Dal momento che mette in luce le capacità di problem solving di chi vi si sottoponga ed evidenzia le sue modalità preferenziali di ragionamento, è oggi il principale strumento a disposizione della psicologia per misurare, in maniera attendibile e accettabile, l’intelligenza in età adulta.
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Test di Wais, chi può farlo e a che cosa serve
Il test di Wais può essere somministrato a chiunque, senza particolari restrizioni o limitazioni. Quel che conta è che il soggetto a cui viene proposto abbia compiuto 16 anni di età. Tipicamente, lo effettua chi deve ottenere una certificazione di invalidità civile o sia alla ricerca di una indennità di accompagnamento.
Questo test specifico permette il calcolo del quoziente intellettivo (QI) attraverso la somministrazione standardizzata di undici sub-reattivi. Più precisamente, si tratta di sei subtest verbali (scala verbale) e cinque subtest di performance (scala di performance). Oltre al QI globale, questa verifica specifica consente il calcolo di un QI verbale e uno di performance. In generale, le prove verbali riflettono la capacità di comprensione verbale, mettono alla prova utilizzo dei simboli e capacità di espressione. Quelle di performance rimandano alla capacità di manipolare oggetti, all’efficienza dell’organizzazione percettiva, visuale oppure spaziale della persona.
Il materiale raccolto durante il test WAIS-R viene sottoposto a una valutazione quantitativa prima e qualitativa poi. Ciò consente di definire il livello intellettivo del soggetto, la presenza di eventuali deficit e punti di forza, nonché a formulare ipotesi relative a disturbi d’ansia, dell’umore, legati al rapporto con la realtà oppure del pensiero.
L’origine del test di Wais
Il primo a proporre questo test fu lo psicologo David Wechsler. Durante il suo impiego presso il Bellevue Hospital di New York, lo specialista di origine rumena cominciò a maltollerare la scala Stanford-Binet, che era allora un sistema ampiamente utilizzato per portare avanti test e verifiche sul potenziale intellettivo di un individuo. A suo avviso, infatti, tale metodo si costituiva di troppe prove. Esse andavano tutte terminate nel giro di un periodo di tempo predefinito, restituendo un concetto unico e chiaramente limitato di intelligenza, che non dava modo a chi possedesse inclinazioni particolari di emergere. La scala era stata infatti sviluppata sulle capacità intellettuali dei bambini e non era adatta a mettere sotto la giusta luce il potenziale di un adulto. Un reattivo psicometrico attendibile, sul quale si potesse davvero fare affidamento, doveva tenere conto, secondo Wechsler, delle diverse abilità e capacità che compongono l’intelletto.
Se l’intelligenza si compone di specifiche competenze e abilità, esse possono essere studiate e valutate singolarmente. La somma di queste parti minime restituirà un totale capace di descrivere bene l’intero potenziale intellettivo. I vari elementi unitari definiscono un valore generale e globale di funzionamento intellettivo. Semplificando, Wechsler cambiò completamente il paradigma di intelligenza, rivoluzionandone anche la definizione. Fu lui infatti il primo a parlare di un intelletto performante, senza considerare la capacità dell’encefalo e tenendone in considerazione l’abilità nel performare. Non voleva misurare quanto fosse vasta l’intelligenza contenuta in una scatola cranica, gli interessava vedere che cosa essa potesse fare, quando veniva chiamata a compiti ben precisi.
70 anni di scala Wechsler-Bellevue
Nel 1955, Wechsler rese nota la prima versione riveduta e corretta della scala Wechsler-Bellevue. Essa si componeva di 11 differenti sotto-scale: 6 abilità cognitive di tipo verbale e 5 di natura visiva, spaziale o manipolativa. I due sottogruppi restituivano due punteggi, uno di tipo verbale, derivante dalla somma dei punteggi ottenuti alle scale verbali, e uno di performance, derivante dalle scale non verbali. La media di questi due indici restituisce il Quoziente Intellettivo Totale. Le differenze riscontrabili tra gli individi nel QI dipendono da caratteristiche genetiche e culturali. Queste ultime influenzano notevolmente le prestazioni di chiunque svolga compiti di natura cognitiva.
Il test di Wais moderno
La scala ideata da Wechsler è stata profondamente rivista, specie dopo la sua morte, nel 1981. La versione comunemente adottata oggi è denominata WAIS-R ed è stata completamente riammodernata. L’80% degli item che la compongono sono stati aggiornati e modificati, tanto da non avere più nulla in comune con quelli che l’ideatore del test di Wais aveva in mente, 70 anni fa. L’ordine di presentazione dei reattivi psicometrici risulta oggi molto migliorato. Essi si susseguono, in maniera alternata, tra verbali e non verbali. Si tratta di un passo avanti considerevole. In questa maniera, si mantiene infatti sempre elevata l’attenzione del soggetto. Il test, utilizzato principalmente per misurare il QI, gioca un ruolo considerevole anche in ambito psicodiagnostico. È infatti in grado di restituire informazioni sul funzionamento cognitivo ed emotivo della persona.
Come già era il caso ai tempi della sua prima versione, il test di WAIS revisionato consta oggi di 11 sotto-scale o subtest. Le sei che costituiscono la parte detta verbale sono: informazione; comprensione; ragionamento aritmetico; analogie; memoria di cifre e vocabolario. Quelle appartenenti all’area di performance sono invece l’associazione di simboli a numeri; il completamento di figure; il disegno con i cubi; il riordinamento di storie figurate e la ricostruzione di oggetti. Posti assieme, gli 11 subtest formano quella che si definisce la scala totale di funzionamento globale del soggetto.
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