Vaso di Pandora

Safe and Sound Protocol: migliorare la regolazione emotiva

L’acronimo SSP si riferisce al Safe and Sound Protocol, il focus di questo articolo. Il protocollo è stato creato da Stephen Porges, Distinguished University Scientist presso il Kinsey Institute e professore presso il dipartimento di Psichiatria dell’Università del North Carolina. È una metodologia piuttosto particolare, la quale si pone due obiettivi apparentemente molto distanti tra loro ma, in realtà, tutt’altro che in contrasto. L’intervento vuole ridurre lo stress e l’ipersensibilità uditiva. Nel farlo, però, mira anche a migliorare la resilienza del soggetto che vi si sottopone, nonché ad aumentarne l’impegno sociale. Che c’entrano tutte queste cose l’una con l’altra? Scopriamolo nei prossimi paragrafi.

Il Safe and Sound Protocol

L’SSP è uno specifico protocollo di intervento. Si basa su una corposa ricerca scientifica, portata avanti principalmente da Porges e dai suoi collaboratori, i quali hanno dimostrato che in soli cinque giorni intensivi di interventi mirati è possibile ottenere risultati strabilianti. Il Safe and Sound Protocol è in grado di limitare e far regredire ansia, sintomi post-traumatici, difficoltà relazionali e sociali, disattenzione e disregolazione comportamentale, ipersensibilità uditiva e altre problematiche afferenti. In aggiunta, si è dimostrato uno strumento eccezionale per potenziare e migliorare la regolazione emotiva di chiunque vi si sottoponga.

Non sottovalutiamo questo ultimo aspetto, nel confronto con gli altri elencati. Facciamo attenzione a ritenerlo meno serio, per così dire, delle altre complessità e difficoltà citate, nonché di quelli che sono veri e propri disturbi. Lo stato emotivo, proprio come quello fisico, è fondamentale in ogni attività che intraprendiamo. Giungendo a una regolazione migliore, più adatta e all’altezza della situazione, è possibile riscoprirsi più socievoli e affrontare il momento con maggiore benessere. Un intervento non invasivo come l’SSP consente a ognuno di interpretare meglio il linguaggio umano, comprendendone correttamente il significato emotivo. Migliorando le interazioni interpersonali assumeremo comportamenti sociali più funzionali, in maniera spontanea, oltre a riscontrare una capacità di apprendimento aumentata, e, in questa maniera, saremmo più coinvolti e capaci di autoregolarci.

Come funziona il protocollo

Safe and Sound Protocol: un uomo ascolta serenamente la sua musica da ampie cuffie
Il Safe and Sound Protocol fa uso della musica e si serve del canale uditivo

L’SSP prevede l’ascolto di musica specificamente elaborata. Queste note sono in grado di risintonizzare gli stati di regolazione del sistema nervoso dell’ascoltatore. Il sistema uditivo rappresenta il portale d’ingresso a quello che la biologia chiama complesso vagale, responsabile del controllo e della regolazione dello stato fisiologico. Questa condizione è una sorta di anticamera necessaria a procedere, in una seconda fase, con qualunque terapia si desideri portare avanti o sia necessaria. Se non siamo fisiologicamente disposti a modificare il nostro stato, difficilmente potremmo mutare la nostra condizione. Il Safe and Sound Protocol si deve a circa quattro decenni di ricerca sulla teoria polivagale, redatta da Porges. Secondo la sua convinzione, il sistema nervoso autonomo e tutti quei processi socio-emotivi che affrontiamo quotidianamente sono in relazione.

L’intervento va a stimolare la regolazione autonoma del sistema nervoso. Lo fa utilizzando l’udito, solleticandolo e allenando i percorsi dell’ascolto di quel range di frequenze che caratterizza i suoni del linguaggio umano. Durante l’elaborazione di queste frequenze, i due nervi cranici che utilizziamo per promuovere il comportamento sociale sono continuamente condizionati. Si tratta del Nervo Facciale (o settimo cranico) e Nervo Vago (o decimo cranico). Il primo dei due aiuta la concentrazione di chi ascolta, portandolo a focalizzarsi sulla voce dell’interlocutore, escludendo dunque dallo spettro uditivo ogni altra frequenza meno rilevante. Il secondo, invece, supervisiona i processi auto-calmanti che usiamo per rilassarci, e tranquillizzarci, per mezzo del suono e ne consente la loro regolazione.

La teoria polivagale

La teoria polivagale si deve alla ricerca di Porges. Essa descrive l’evoluzione delle nostre risposte nervose autonome e le pone in una gerarchia dedicata. Il nervo vago ricopre un ruolo centrale. Normalmente ci autoregoliamo, nella quotidianità, affidandoci al SES (Social Engagement System, in italiano il sistema di coinvolgimento sociale, che si autoregola a seconda del nostro carattere, della nostra educazione e delle abitudini che abbiamo acquisito nel tempo). Ogni qual volta proviamo un senso di pericolo, il SES rilascia i consueti freni dell’autocontrollo, al fine di permettere risposte difensive più primitive. È il caso, per esempio, dell’approccio attacco o fuga gestito dal sistema nervoso simpatico. Se dovessimo temere per la nostra vita, ricorreremmo a sistemi ancora più antichi come l’immobilizzazione (anche detta freezing).

Queste risposte non sono razionali, se ci pensassimo reagiremmo in maniera più efficace. Avvengono inconsciamente, attraverso la neurocezione, ovvero la capacità dell’organismo di percepire un potenziale pericolo anche all’infuori della nostra consapevolezza.

I risultati della ricerca sul Safe and Sound Protocol

Numerosi terapeuti e specialisti della psicologia consigliano l’SSP. Ciò si deve al fatto che la ricerca ha restituito risultati promettenti. Il protocollo incrementa la regolazione vagale del cuore e normalizza i processi uditivi. In aggiunta, migliora il comportamento sociale ed è particolarmente utile ai bambini colpiti da disturbi dello spettro autistico (ASD) o che sono stati vittima di esperienze traumatiche nella prima infanzia. La metodologia riduce inoltre le caratteristiche atipiche del sistema di coinvolgimento sociale (SES) degli adolescenti o giovani adulti con sindrome di Prader-Willi e può affievolire i disturbi di dolore cronico che attanagliano numerosi anziani.

Sono in corso numerose ricerche e sperimentazioni basate sul Safe and Sound Protocol, una metodologia che promette ottimi risultati in uno svariato numero di applicazioni e del cui potenziale, probabilmente, si è soltanto scalfita la superficie.

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