Nella vita quotidiana, l’equilibrio emotivo svolge un ruolo cruciale. Potremmo dire che è proprio questo elemento il determinante principale della qualità di vita. La capacità di gestire le emozioni in modo sano e adeguato è fondamentale per il successo e il benessere. Tuttavia, per molti individui, la disregolazione emotiva può rappresentare una sfida significativa, generando problemi di comunicazione, stress e difficoltà nei rapporti interpersonali. Nelle prossime righe esploreremo, nella maniera più dettagliata possibile, che cosa sia la disregolazione emotiva e quali siano le sue radici linguistiche, filosofiche e psicologiche.
Cercheremo inoltre di capire se sia possibile guarire da questa condizione, al fine di vivere una vita più equilibrata e soddisfacente. Sebbene la disregolazione emotiva possa rappresentare una difficoltà aggiuntiva, talvolta non trascurabile, è possibile superarla con il giusto supporto e gli approcci terapeutici appropriati. Impegnandosi in maniera costante e mettendo in campo una seria e decisa volontà di crescita personale, si può condurre un’esistenza più equilibrata, maggiormente soddisfacente e sempre piena di significato sul piano delle sensazioni provate, indipendentemente dalla presenza o dall’assenza di disregolazione emotiva.
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Che cos’è la disregolazione emotiva
Quello della disregolazione emotiva è un fenomeno complesso. Esso è causa di difficoltà, anche serie, nella gestione e regolamentazione delle proprie emozioni in modo appropriato e sano. Dal punto di vista linguistico, il termine disregolazione indica una vera e propria mancanza di controllo o di regolamentazione. L’aggettivo emotiva, invece, si riferisce alle emozioni e ai sentimenti. Dal punto di vista etimologico, è possibile risalire alle radici latine della parola emotiva. Essa deriva da emovere, che significa letteralmente muovere fuori. Ciò suggerisce che le emozioni possono spingerci al di là dei nostri limiti. Sono infatti perfettamente capaci di interferire con il nostro equilibrio interno. Sotto un’ottica filosofica, la disregolazione emotiva può essere vista come il conflitto tra ragione e passione, tra il desiderio di controllare le proprie emozioni e il bisogno di esprimerle liberamente. Questo dualismo può generare tensioni interne e un senso di disarmonia nella persona.
Dal punto di vista psicologico, la disregolazione emotiva è spesso associata a disturbi come quello borderline di personalità (DBP), bipolare, o anche al disturbo antisociale di personalità. Può comunque manifestarsi anche in maniera indipendente. Quando parliamo di regolazione delle emozioni, intendiamo tentativi volontari, o automatici, dell’essere umano di influenzare e modificare le emozioni che sente. Questo processo si verifica molto spesso, anche mentre si sta vivendo la stessa emozione che si desidera regolare. Secondo la teoria delle emozioni del neuropsicologo Elliot L. Jurist, ampiamente diffusa e accettata a livello mondiale, sono tre gli elementi che concorrono alla regolazione dell’esperienza emotiva:
- l’identificazione dell’emozione;
- la modulazione della sua identità;
- l’espressione dell’emozione, ovvero la sua esplicita manifestazione e rivelazione.
Patologia o condizione psicologica?
Generalmente, si tende a considerare la disregolazione emotiva come una condizione psicologica, non come una patologia vera e propria. Invece di essere vista come una malattia, la disregolazione emotiva dovrebbe essere inquadrata come una sfida, una condizione, se preferiamo una situazione. Essa richiede comprensione, supporto e interventi mirati al fine di promuovere un benessere emotivo integrale. Quando si fatica a relazionarsi con i tre elementi di Jurist – sia con ciascuno di loro, sia con tutti, sia con una qualsiasi combinazione di essi – non si riesce a mantenere il giusto equilibrio emozionale nella quotidianità della vita.
I tre indicatori sono profondamente connessi l’uno all’altro e, non di rado, si sovrappongono nelle proprie funzioni. Per esempio, l’interesse verso l’identificazione di un’emozione può convergere nel tentativo della sua modulazione mentre lo sforzo o la necessità di modulare gli stati d’animo possono esercitare un impatto sui modi con cui queste saranno espresse. Identificare, modulare ed esprimere le emozioni sono tre processi in sequenza, parte di un unico sviluppo di cui è necessario essere consapevoli. L’identificazione dei propri stati emotivi segnala l’inizio di questo iter e dà la sensazione di essere in totale controllo delle proprie azioni. La modulazione indica attualizzazione dello stato d’animo, mentre l’espressione rappresenta una realizzazione: la messa in atto di quanto si stia provando.
Strategie e approcci per liberarsi della disregolazione emotiva
Uscire dal tunnel della disregolazione emotiva è tutt’altro che semplice. La concentrazione e l’impegno richiesti sono davvero molto elevati ed è possibile sentirsi soverchiati. In taluni casi, non si riuscirà mai a liberarsi completamente della condizione. Ciononostante, è possibile migliorare la gestione delle emozioni e vivere una vita equilibrata e soddisfacente pur senza potersi mai dire perfettamente padroni della regolazione delle proprie emozioni.
Clinicamente parlando, la terapia cognitivo-comportamentale (TCC o CBT, secondo l’acronimo inglese) è spesso utilizzata per aiutare le persone a identificare, e di conseguenza cambiare, quei modelli di pensiero e comportamento disfunzionali che contribuiscono alla disregolazione emotiva. Sotto l’aspetto relazionale, la terapia di coppia o familiare può essere utile nel migliorare la comunicazione. La si consiglia a chiunque faccia difficoltà a risolvere conflitti interpersonali. Sotto quello psicologico, invece, si possono sfruttare pratiche come la meditazione mindfulness; la consapevolezza emotiva o una più disciplinata gestione dello stress. Tecniche come queste sono in grado di favorire lo sviluppo di una maggiore conoscenza delle proprie emozioni. Si tratta di un buon primo passo per imparare a regolarle in maniera efficace.
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