Le disfunzioni affettive sono una triste realtà in Italia. Ne siamo tutti ben consapevoli. In fin dei conti, basta accendere la televisione e seguire il telegiornale per rendersi conto di quanta tossicità relazionale circoli lungo la nostra penisola. I femminicidi sono all’ordine del giorno e né le autorità né le forze dell’ordine sembrano essere in grado di arginare questo fenomeno. È possibile cambiare le carte in tavola dal punto di vista psicologico? Difficile da dire, ma imparare a comprendere i primi segnali di una possibile relazione problematica potrebbe sicuramente portare a una consapevolezza nuova, e importante, durante le prime fasi del rapporto. Il cosiddetto love bombing è un sentore che qualcosa non sta andando per il senso giusto. Identificarlo significa essere più capaci di affrontarlo.
Leggi anche: “Psicologia di Tinder: cosa c’è dietro al suo successo?“
Che cos’è il love bombing?
Il termine love bombing fu introdotto dalla Chiesa dell’Unificazione degli Stati Uniti d’America. Coniato negli anni ’70, inizialmente era circoscritto all’ambito spirituale. Descriveva infatti quel meccanismo, spesso spregiudicato, con il quale i leader di talune sette religiose, tra quelle che costellano il panorama mistico statunitense, adescavano i loro adepti. Una volta agganciati nuovi fedeli, per così dire, esercitavano su loro un forte controllo per tenerli attratti, alla stregua di falene attorno a una lampadina. La trasposizione di questo concetto in ambito psicologico, con la mutazione di significato in affezione distorta, tossica e manipolativa, è ben più recente. Risale al 1996 e si deve a Margaret Singer.
La psicologa clinica descrisse così un tipo di affetto eccessivo. Il ragionamento da cui partì era quello secondo il quale, nonostante fosse normale ritrovarsi preda di amore e attenzioni all’interno di una relazione, principalmente nelle fasi iniziali di corteggiamento, occorreva sempre tenere ben chiaro un limite da non superare. Essere oggetto di attenzione e pensieri costanti, accorgersi che qualcuno che ci attrae sia a sua volta attratto da noi, e voglia farci sentire apprezzati e speciali, ci fa piacere. Potrebbe però capitarci di percepire un eccesso di attenzione e affetto. Questa è la tipica situazione di rischio inquadrata da Singer, quella nella quale si cammina sulla soglia che separa l’inizio di una relazione salubre e gratificante in una caratterizzata dal love bombing. Questo secondo caso è destinato a tramutarsi in un rapporto tossico e potenzialmente malato. Trovandoci in una simile circostanza, faremmo bene a interrompere subito la frequentazione romantica.
Parafrasando il pensiero di Singer, possiamo tradurre in maniera letterale l’espressione love bombing. Esso è infatti la materializzazione di una strategia possessiva e manipolativa. Si verifica quando un partner, non necessariamente l’uomo, bombardi l’altro di affetto, ammirazione e attenzioni, sommergendolo con il suo amore ben oltre il naturale livello di sopportazione. Esattamente come tutte le altre strategie di manipolazione, anche questa può essere subdola e difficile da individuare.
Manifestazioni del love bombing
Non esistono chiari sintomi che indichino con chiarezza, fuor d’ogni ragionevole dubbio, l’esistenza di una situazione di love bombing. Possiamo però individuare alcuni atteggiamenti e comportamenti tipici di chi metta in pratica, più o meno inconsciamente, questa strategia. Il primo è legato alla sfera economica e riguarda l’esborso: spendere troppo per il partner, nelle prime fasi della relazione, potrebbe essere un segnale di qualcosa di disfunzionale. Similmente, è strano sentirsi bombardati di complimenti quando ancora non ci si conosce bene. Un tipico esempio sono le dichiarazioni di amore intenso, infinito e impareggiabile durante i primissimi appuntamenti.
Di pari passo a quanto già detto va la comunicazione compulsiva e ininterrotta. Quando un partner scrive all’altro continuamente, fino al punto di togliergli o toglierle il respiro, e di caratterizzarne l’intera giornata, arrivando a prendersela qualora non gli si risponda e a isolarlo, o isolarla, da famiglia, amici e altre persone care esterne al mondo della coppia, c’è chiaramente troppa oppressione.
Come uscirne
Non di rado, chi si macchia di love bombing è vittima di quello che chiamiamo disturbo narcisistico di personalità. Spesso, la diagnosi mette infatti in relazione queste due condizioni. Se è verò che buona parte delle persone che non sanno vivere in maniera armoniosa e regolare una relazione sono narcisiste, attenzione a non sovrapporre i due significati. Sarebbe una leggerezza, oltre che un errore.
La relazione concerne sempre due persone e, sebbene una delle due parti possa essere più colpevole dell’altra, difficilmente ci sarà un partner esclusivamente carnefice e uno soltanto vittima. Ambedue recitano entrambi i ruoli nello spettacolo che sta andando in scena. Evitiamo di ricondurre l’intera analisi situazionale al fatto che uno dei due partner sia il cattivo della storia. Ciò non è infatti di alcun aiuto, neppure quando veramente ci sia una figura responsabile al 100%. In casi simili, peraltro, si tratta probabilmente di individui affetti da qualche patologia della quale il love bombing è soltanto un sintomo.
La vera domanda da porsi (o da porre al professionista) quando si è intrappolati (è il termine giusto) in un simile rapporto è: che cosa mi tiene ancorato o ancorata a quella relazione, impedendomi di venirne fuori? Cosa mi vincola? Se l’altra persona può generare sofferenza, manipolarmi e umiliarmi perché non riesco a riprendere in mano la mia vita? Non è affatto difficile comprendere quale sia la migliore strategia da intraprendere. Bisogna interrompere la relazione e farlo al più presto, anche in maniera netta e decisa se dovesse occorrere.
Leggi anche: “C’è ancora domani…“