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Le tue parole mi uccidono. Il viaggio di Miriam e Gaetano attraverso la Psicosi (3)

Gaetano cerca di portare alla vita la paziente con le sue parole terapeutiche ma Miriam lo raffigura come un persecutore. Lo dipinge con le corna sulla testa, come le allucinazioni dei demoni che la tormentano, ha in mano una spada sguainata con cui l’ha ferita al cuore. Dietro di lui scorgiamo una moltitudine di soldati armati di spade, tutti hanno le corna demoniache. La paziente chiama queste figure “i crociati” affermando che essi rappresentano le parole del terapeuta che la uccidono.

Questa idea ricorda l’osservazione di Laing, secondo cui l’amore terapeutico talora è percepito dal paziente come pericoloso e mortifero.

Una delle motivazioni per cui il paziente psicotico potrebbe temere l’amore del terapeuta deriva dalla profonda paura di sentirsi inghiottito o completamente annientato da quest’ultimo. Secondo Laing, tale timore può essere radicato nella percezione che l’amore sia un’esperienza abbandonante o invasiva, minacciando così la fragilità dell’identità e del senso di sé del paziente. L’amore del terapeuta potrebbe risvegliare nell’individuo psicotico la paura di essere totalmente sottomesso a un controllo esterno.

Laing metteva in evidenza come la psicosi sia spesso accompagnata da una profonda sfiducia nelle relazioni e nel mondo esterno. Il paziente può dubitare della sincerità e dell’autenticità dell’amore del terapeuta, temendo che sia solo un’illusione o una maschera per ottenere il controllo su di lui.

Inoltre Laing riconosceva che il paziente psicotico può temere l’amore del terapeuta perché questo potrebbe mettere in discussione le sue convinzioni deliranti o le sue distorsioni della realtà. L’amore genuino e l’empatia del terapeuta potrebbero contrastare le convinzioni del paziente, costringendolo a confrontarsi con la sua esperienza psicotica e a mettere in discussione, in sostanza ad “uccidere”, il suo sistema di credenze.

Il paziente psicotico può dunque temere l’amore del terapeuta per la paura di essere inghiottito o annientato, per la sfiducia verso le relazioni e la realtà esterna, per il conflitto tra le proprie convinzioni deliranti e l’amore genuino del terapeuta.

È essenziale evidenziare che Gaetano non esprimeva alcun tipo di violenza verbale nei confronti di Miriam, tuttavia ella percepiva le sue parole come aggressive a causa della proiezione delle sue tendenze distruttive su di lui. La paziente nutriva un desiderio di morte nei confronti del marito e del terapeuta, ma attribuiva questi impulsi omicidi al terapeuta stesso. Immaginando che il terapeuta potesse ucciderla tramite le parole, si collocava su un livello di parità con lui e si apriva alla possibilità di accettare i cambiamenti proposti da Gaetano per la sua trasformazione.

Il terapeuta, nonostante assumesse il ruolo del persecutore, conservava intenzioni benevole nei confronti della paziente, anche se poteva apparire a lei come una sorta di figura demoniaca con le corna. Grazie a questa dinamica, Gaetano è riuscito a integrare e trasformare le proiezioni distruttive della paziente, per poi riconsegnarle a Miriam sotto forma di pensieri metabolizzati e privi di tossicità.

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Commenti su "Le tue parole mi uccidono. Il viaggio di Miriam e Gaetano attraverso la Psicosi (3)"

  1. Colpisce che i diavoli siano raffigurati come Crociati, storicamente portatori di una religione che vuol essere dell’Amore, ma perpetratori di inimmaginabili stragi. Mi pare che ciò parli del compito – difficile e quotidiano per ciascuno di noi, improbo per la mente psicotica – di integrare in qualche modo il buono e il cattivo, la soddisfazione e la frustrazione, il piacere e il dolore. Il diavolo, diabolon, forse è l’impedimento a questa integrazione; che prende forma anche nel rapporto di cura.

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