Ho ricevuto l’invito , molto gradito, di Magda Tassinari mia compagna di scuola del liceo, che ha fatto un bellissimo percorso professionale come storica dell’arte, per una Conferenza in occasione della presentazione degli atti del congresso su Claudio Baglietto. Poco dopo anche Gianni Giusto mi ha incuriosito parlandomi del valoroso varazzino e del convegno nella Sala Rossa del Comune, vero salotto culturale di Savona.
Sono qui dunque a fare un commento partendo da un vissuto personale: recentemente infatti la scomparsa di persone vicine, conoscenti, amici, ma anche personaggi lontani ma cari, per esempio A.B.Yehoshua, mi coinvolge in modo diverso: oltre al sentimento della perdita e il lutto da elaborare, sento la necessità di far rivivere quelle persone nel racconto, in una narrazione interiore che considero in qualche maniera una consolazione, ma anche una fisiologica appropriazione di quello che può rimanere di un personaggio che mi è risuonato interiormente, in ciò non è estranea la maggior vicinanza alla cultura orientale e l’approfondimento degli studi sull’intersoggettività, per usare le parole di Ugo Morelli, prima di tutto…siamo esseri che si individuano nell’intersoggettività e nella transoggettività….
Per questi motivi mi ha profondamente colpito la presentazione di Magda Tassinari dove traspare l’autentico desiderio di far rivivere nel suo racconto il prozio che ha avuto modo di incontrare nei documenti consultati con perizia e impegno, ma anche nei luoghi dove si è recata per rintracciare segni del suo breve passaggio in questo mondo. Lei stessa ha riferito aneddoti personalissimi che hanno caratterizzato il rapporto che man mano si è sviluppato con questo ,allora giovane, che testardamente non ha voluto tornare in patria piegandosi a interessi e affetti che lo avrebbero condotto a compromessi per lui impraticabili.
Al di là della “traduzione” a più voci di quanto rimane di Claudio Baglietto nelle parole dei relatori, Claudio ci si è presentato e reso reale proprio attraverso i suoi valori e il suo eroico modo di affrontare sentimenti , paura e sofferenza con l’impegno di significare con la sua vita l’importanza e l’autenticità di ciò in cui credeva e in fine il senso della sua stessa esistenza .
Colpisce moltissimo il documento relativo alla sua autobiografia, una nota redatta su richiesta della Polizia svizzera per ottenere la cittadinanza , in cui particolarmente emerge il profondo rispetto per sè stesso e i suoi valori, la sua intelligenza e un immane lavoro di pensiero e di ricerca umanistica che viene espresso in frasi semplici e profondissime che appaiono come una perfetta integrazione tra una raffinata cultura superiore e la sapienza antica tratta dalle origini contadine. Un resoconto di una chiarezza e sincerità cristalline che rappresentano un esempio di libertà e di mentalità scientificamente orientata che, senza dubbio, da lustro all’italianità, in quel mentre violentata, che già esprimeva nel gruppo di giovani allievi della Normale di Pisa dialoganti sulla fede ai propri valori nella coerenza e nell’antifascismo che professavano contro qualsiasi tornaconto di carriera e ricchezza materiale.
La lettura di “Guerra, pace, non violenza. Attualità di Claudio Baglietto.”a cura di Magda Tassinari e Beppe Olcese è piacevole e interessante proprio per l’emergere dell’esemplare impegno del protagonista nel coraggio morale, ma anche per come viene illustrata la ricerca sulla storia di Claudio Baglietto dalle fonti familiari e della comunità di provenienza nonché dagli amici ai quali nel suo percorso di esule si lega e si relaziona. Un lavoro che passa attraverso interessanti contatti con varie istituzioni (il Liceo G. Chiabrera, l’Ospedale di Basilea, vari Comuni e la Scuola Normale di Pisa) raccogliendo e dando conto non solo di documenti, ma anche dell’attivarsi di un intreccio di rapporti di simpatia e collaborazione finalizzati a ridare vita attraverso il racconto a una troppo breve esistenza.
In conclusione la frase forse più rappresentativa e originale di un tipo di prassi meta-politica di significato essenzialmente pedagogico( A. Vigorelli) della sua eredità di pensiero dalle note autobiografiche che suonano come una sorta di testamento:
Io però fondamentalmente non credo in alcuna rivoluzione e sono avversario di ogni forma di attività segreta, perché ritengo che questo abbia un effetto distruttivo sul carattere di una persona e anche di un Popolo.