“Da capo” in musica è una formula che indica che il pezzo va ripetuto, la ripetizione rappresenta anche una specificità della musica e del suo ascolto che ho associato a una pragmatica indicazione operativa sull’utilità della ripetizione , come strumento relazionale, che ritrovo in L’ascolto e l’ostacolo di Fausto Petrella. Concludendo un lucido e pregnante studio sul Bolero di Ravel, Petrella scrive :“Diffidiamo dunque da pregiudizi organicisti e psicologicisti e interagiamo con l’opera, penetrando in essa con mente e cuore sgombri, ascoltandola ripetutamente, così come si fa con il paziente in analisi, anche per permettere di conoscerlo, di conoscerci. La psicoanalisi aspira a una forma di comprensione incompatibile con la fretta, la superficialità e i limiti di un unico ascolto, con l’applicazione semplice di uno schema, di un modello,di molti modelli. Sono queste alcune delle reali difficoltà dalle molteplici cause che ostacolano l’ascolto e impediscono un buon rapporto non solo con Bolero, ma con ogni opera musicale e in definitiva con ogni persona”.
Ripropongo la citazione da l’Ostacolo e l’Ascolto che ho altrove già presentato per diversi motivi e forse ripetutamente perché mi pare di sentire ancora in corso l’approfondimento di quanto contiene ,almeno per me.
Petrella , nella mia lettura, fa emergere con assoluta chiarezza l’importanza del “fatto stesso” del ripetere che per chi ama la musica è usuale, comportando l’ampliamento delle possibilità di conoscenza e godimento di un brano musicale, ma anche suggerendo la più vasta portata dell’esperienza umana che si sviluppa nel tempo sostanzialmente attraverso la dimensione del gioco , termine che in altre lingue definisce anche il suonare uno strumento.
La ripetizione è caratteristica oggi poco apprezzata, la difficoltà a coglierne il valore mi pare collegata all’opposta tensione verso la “ricerca di novità” (un collegamento tra il tempo odierno e il vissuto BORDERLINE?) che pare prevalere , essere una priorità, insieme alla velocità e alla noia a fronte peraltro di un riproporsi continuo di scarsi e superficiali contenuti che invadono spazi enormi, ma confinati.
Altro aspetto che mi piacerebbe sondare meglio della ripetizione è la sua collocazione nella relazione allievo-maestro, più semplicemente sarebbe utile osservare meglio come gli insegnanti riescano a riproporre creativamente di volta in volta alle nuove generazioni opere, nozioni e quanto è loro compito trasmettere.
Mi pare tuttavia evidente che la consuetudine con il materiale che devono riproporre li renda “speciali estimatori” oltreché “esperti” ma non solo delle opere, del materiale culturale che frequentano ripetutamente, ma probabilmente anche delle risorse relazionali che fanno da tramite all’apprendimento e all’insegnamento.
Da annoverare in quel tipo di cooperazione che mi pare il risultato del fare le cose insieme per imparare e insegnare.
Un bellissimo esempio mi è arrivato dal racconto dell’amico e raffinato musicista, Marco Bartoletti; un flautista che oltre all’attività concertistica insegna musica a scuola , privatamente e come promozione sociale per cori e orchestre amatoriali e mi raccontava appunto di ragazzi adolescenti che oggi molto facilmente si scoraggiano “Professore, non ci riesco!” appena toccato lo strumento: una sorta di rinuncia immediata da attribuire alla scarsa esperienza manuale e corporea che tuttavia può essere superata tramite l’incoraggiamento del suonare insieme, con tutte le ripetizioni che la pazienza consente : l’esercizio necessario per imparare e suonare uno strumento .
A proposito di scuola, che proprio in questi giorni riprende, credo indispensabile riflettere ancora sulla sofferenza che ha comportato la drammatica carenza del lavorare insieme e l’importanza della classe in presenza , del gruppo, che abbiamo avuto modo di osservare e patire durante i lockdown.
Con le parole di Ugo Morelli: “la solitudine (che ne deriva) è analoga a quella causata dal negare o non supportare la socialità e la relazione nell’apprendimento e nell’educazione.
Affetto e cognizioni sono inscindibili e la funzione di contenuto del gruppo è condizione essenziale nella crescita.
L’effetto di solitudine che genera una scuola “istruzionista” basata sulla follia della sola competenza sottrae il senso e il significato stessi dell’apprendere e del crescere, causando implosioni esistenziali, fino a generare solitudini molto pericolose “.
Per tirare le fila di quanto desidero condividere voglio ricordare un episodio di cronaca recente, di qualche mese fa: una maestra in una scuola primaria inglese è stata sanzionata, forse addirittura licenziata, perché colpevole di aver abbracciato il suo allievo di 4 anni, piangente…non scendo nei particolari, soprattutto a proposito della precisazione del giudice riguardo alla consapevolezza della maestra, dell’essere quel gesto proibito! Perché mi irritano e addolorano.
Mi pare peraltro sufficiente a descrivere attuali difficoltà e la particolare deriva per la quale ritengo sia necessario impegnarci a sostenere lo specifico umano ,soprattutto in età evolutiva , messo alla prova da logiche riduttive e soprattutto dalla stupidità prodotta dalla negazione dei fondamenti dell’esistenza umana. E’ davvero difficile comprendere come possa accadere di perdersi e allontanarsi dall’esistenza emotivo-affettiva al punto di non saper più cosa significa consolare, stare insieme.