Vaso di Pandora

La psicoterapia di Claudio, parte 3: io sono il sistema solare

L’Africa, il neonato morente, era soltanto uno dei frammenti del sé di Claudio, disseminati nel sistema solare, sul Sole e sui pianeti. Tra questi, Giove aveva per lui un significato particolare: «Giove è il mio inconscio», affermava con sicurezza.
Le lune di Giove erano le donne che aveva incontrato solo per brevi attimi: apparizioni fugaci, meteore luminose che attraversavano per un istante il suo cielo immenso e al tempo stesso vuoto, lontano dal dolore e dall’amore delle relazioni umane.

figura 6
figura 6

Claudio si percepiva come l’intero sistema solare (Fig. 6), e in questa visione non c’era posto per gli altri: gli altri non abitavano davvero la Terra, né facevano parte del sistema solare, ma erano stelle lontane, ciascuna con il proprio corteo di pianeti. Le persone che incontrava ogni giorno gli apparivano soltanto come ombre proiettate sulla Terra, riflessi evanescenti di presenze che egli immaginava collocate in corpi celesti remoti, a distanza di anni luce dal Sole, da lui.
La persona che sentiva meno lontana ero io: «Tu sei la stella Wega, la più vicina al sistema solare, a me. Infatti abiti in Wegastrasse.» Nel dirlo appariva soddisfatto, quasi sollevato: sembrava contento di essere a soli due milioni di anni luce da me.

Le donne che aveva incontrato solo fugacemente nel passato erano gli unici esseri umani che nel suo immaginario avevano accesso a lui, al sistema solare e corrispondevano alle piccole lune che orbitano intorno a Giove, il suo inconscio. Tra queste c’era Laura, una donna intravista per non più di cinque minuti qualche anno prima, ma destinata a diventare la compagna della sua vita. Ciò sarebbe avvenuto quando gli extraterrestri, atterrando alla Base (cioè Basilea), gli avrebbero conferito non solo poteri sovrannaturali, ma anche l’amore di Laura.

Claudio raccontava che qualcosa di simile era già accaduto in epoche precedenti: tra le sue donne c’erano state tra le altre la Madonna, Cleopatra, Monna Lisa. Ora, nel tempo presente, l’attesa era per l’arrivo imminente di Laura. Era certo che le canzoni e i videoclip che ascoltava e vedeva ne parlassero già, disseminando segnali della loro unione futura.

Era inoltre convinto di poter entrare nei sogni di cantanti e attori famosi, influenzandone le creazioni artistiche. A suo dire, questo spiegava perché nei film comparissero sempre più spesso oggetti della sua casa e dettagli della sua vita quotidiana: un segno tangibile che la sua presenza  invisibile stava inconsciamente orientando l’immaginario collettivo.

Figura 7
Figura 7

In questo disegno (fig.7) Claudio sovrappose il profilo del neonato-Africa affamato al pianeta Giove, con cui si identificava. Sulla sommità del cranio del neonato-Africa si può notare una piccola figura la cui gamba sinistra coincide con il profilo geografico dell’Italia e il cui cuore poggia su Basilea, la città dove ci incontravamo.

All’interno del neonato-Africa, morente di fame, prende forma un nuovo soggetto, costituito insieme da elementi miei – l’Italia, dove sono nato – e da elementi del paziente – Basilea, dove lui è nato.

Si trattava, a posteriori, di ciò che Benedetti avrebbe in seguito chiamato soggetto transizionale: un’entità intrapsichica composta da parti del paziente e del terapeuta. Ma al tempo del disegno tale concettualizzazione non era ancora stata formulata: Benedetti ne avrebbe scritto solo nel 1989, e Ogden avrebbe iniziato a pubblicare i suoi lavori sul “terzo analitico” – concettualmente affine al soggetto transizionale – soltanto a partire dal 1994.

Figura 3
Figura 3

Questo piccolo soggetto intersoggettivo era collegato, attraverso un filo, a un triangolo e a un cuneo entro cui Claudio tracciò una tripla spirale. La spirale racchiusa nel cuneo mi appare oggi, alla luce dell’evoluzione della storia, come un abbozzo di apparato digerente che si conclude nel vertice stesso del cuneo. È da notare la somiglianza tra il cuneo contenente la spirale e la Figura 3, già presentata nell’introduzione e che ripropongo qui di seguito. Scopriremo, proseguendo nella storia clinica, come questo particolare questo dettaglio, all’apparenza secondario, si caricherà di un significato inatteso di grande rilievo.

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