“L’errore di Freud”
Aggiungerei al commento di Paolo Legrenzi (L'”errore” di Freud sui bambini – La Repubblica 24/4/14 ) alcune precisazioni che mi pare possono aggiungere maggior senso al progressivo sviluppo del pensare psicoanaliticamente intorno al feto (e alla nascita della vita mentale) integrando le nostre ipotesi, questo sì, con i dati che offre la neuropsicologia.
Riprendendo temi dal recentissimo libro “Nati prematuri”1 ricordo che Freud, nel 1920, in nota ai “Tre saggi”, propone la presenza nel neonato di fantasie riguardanti il ventre materno ‘nate da esperienze in tal ventre‘. Compaiono interrogativi sulla nascita del pensiero soprattutto in Bion, che suggerisce la possibilità di un percorso a ritroso dai pensieri post-natali verso il mentale pre-natale e non una “Cesura” tra essi. E aggiunge la possibilità “che vi sia una comunicazione tra pensieri e emozioni post-natali e la vita pre-natale”, ipotizzando che nella vita fetale si presentino pre-concezioni della presenza del seno (anche psicologico) a cui fare indispensabile ricorso al momento della nascita. Queste considerazioni ci aprono intorno al percorso che la prima , ancora non organizzata, vita psichica del feto si ponga come indispensabile precursore del percorso che lo attende alla nascita. Quello che consente al neonato accanto al caregiver di accedere all’esperienza dell’esistere , non invaso dalla “angoscia senza nome “ che ritroviamo in chi è bruscamente esposto al mondo, non ancora a termine, prematuro.
Note
[1] Carmelo Conforto, Luca Trabucco, 2014, “Nati prematuri”, Franco Angeli, Milano.