Una nuova edizione de Lo Spiraglio (11-14 aprile 2024 MAXXI Roma) ha dietro un anno di incontri, di storie nuove di persone che si conoscono, che si scoprono appassionati ed esperti di cinema, che arrivano per fare un percorso riabilitativo, ma entrano nella nostra organizzazione con il loro nome e cognome. La loro diagnosi resta chiusa in un cassetto, per il buon uso di noi operatori di salute mentale, non certo perché abbia a che fare con la vita e ancor meno con i sogni di queste persone.
Questo anno ho partecipato poco agli incontri di selezione. Ma quando ci sono stato ho visto competenza, qualità, commenti adeguati e rispettosi con cui si discutevano i film.
Vorrei che Lo Spiraglio aiutasse a superare il drammatico e cattivo uso della diagnosi psichiatrica, che invade le case, le menti, la società con concetti complicati e, fuori dai contesti di cura, francamente inutili e generatori di stigma, passività e persino resistenza.
Tutti i pazienti che collaborano a Lo Spiraglio hanno storie pesanti alle spalle. Eppure funzionano bene, si impegnano, hanno capacità e risorse notevoli.
La psichiatria ha, rispetto ad altre branche della medicina, meno strumenti diagnostici e fattori terapeutici complessi, dove la partecipazione alla cura e la responsabilità, a mio modo di vedere, sono determinanti per ottenere buone risposte. Per questo andrebbe ripensata con attenzione la diagnosi psichiatrica, per non ridurla a luogo comune, trasformarla in identità fittizie, finendo a corrispondere all’estrema, nota e immortale battuta di Robert De Niro: sei solo chiacchiere e distintivo!