Commento alla notizia ANSA del 15 aprile 2016
Credo che il Medico di Famiglia sia, effettivamente un punto cruciale nella presa in carico del paziente con demenza senile, malattie neurodegenerative o il naturale invecchiamento cerebrale a cui tutti gli esseri umani vanno incontro.
Appoggio e sostengo l’iniziativa poiché, una formazione più approfondita dei medici che sono, per le famiglie, i principali e primi referenti, può portare ad una maggior consapevolezza e presa in carico non solo del paziente ma anche dei familiari.
Dal mio punto di vista, quello che manca a livello di sistema regionale, è proprio una buona informazione e divulgazione degli aspetti comportamentali, cognitivi ed emotivi a cui il paziente affetto da deterioramento cognitivo va incontro: nella nostra realtà nell’ RSA La Villa, ci troviamo spesso a far fronte a familiari impauriti, spaventati e impreparati circa le modalità di approccio al “problema” o di gestione del paziente stesso.
Manca una “formazione” al familiare o al cargiver, circa cosa succede al cervello del paziente, perchè vi sono cambiamenti sul lato emotivo o comportamentale (ex. aggressività, apatia…), perchè il proprio caro “non è più lo stesso”,cosa ci si deve aspettare e come si può fare.
Il focus dovrebbe essere un’ ottima informazione e conoscenza della patologia per ottenere una buona prevenzione: sicuramente il primo tassello è rappresentato dal medico di famiglia a cui spesso ci si affida. Dev’essere garantita una buona comunicazione tra tutte le figure professionali che si prendono cura del paziente e della famiglia accompagnando, sopratutto quest’ultima, nel percorso di cura.