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Il tempo e la terapia amniotica: la mia esperienza

Che cos’è il tempo? Da quali fattori è determinata la sua percezione? È univoco e statico oppure muta? Qual è il motivo per cui da adulti abbiamo la percezione che il tempo scorra più rapidamente rispetto a quando si era bambini? Che implicazioni ha il progressivo ed esponenziale cambiamento che la società moderna sta apportando nella vita di ognuno al fine di raggiungere una maggiore rapidità nello svolgere le azioni quotidiane?

Il tempo per me è stato da sempre un grande mistero, che, in quanto ignoto, talvolta induceva in me timore. Un timore di non sapere cosa esso rappresentasse esattamente, ma anche un tentativo di ottenere sollievo dalla paura di un tempo che scorre trasportando con sé attimi impossibili da recuperare.

La percezione del tempo in soggetti con disagi interni

Un aspetto fondamentale da approfondire è sempre stato per me l’analisi del processo tramite cui si modificano specifiche percezioni temporali in soggetti con disagi interni.

La mia indagine ha attraversato vari aspetti di questo affascinante enigma, ma, in particolare, ciò che maggiormente ha colto la mia attenzione è stata l’analisi di come avviene lo sviluppo del concetto di temporalità, in cui risulta fondamentale il ruolo della madre, e di un gesto specifico da lei messo in atto, ossia l’holding.

Lo psicoanalista Donald Winnicott definisce e descrive questo atto materno come mezzo tramite cui il bambino viene inserito nel fluire del tempo, nella concezione che la vita abbia uno scorrere specifico, abbandonando così l’atemporalità caratteristica del periodo prenatale e neonatale.

La temporalità del bambino, da poco a conoscenza della concezione del mutare e dello scorrere del tempo, è scandita esclusivamente dalla figura materna, che può essere presente o assente, generando, in corrispondenza, nel neonato estrema gioia e appagamento oppure, al contrario, inquietudine e angoscia.

Il neonato ha due tipologie di tempo

Il neonato è da subito in grado di sperimentare due tipologie di tempo: uno alienante, definito da Winnicott “not me” in quanto responsabile di una frammentazione dell’esistenza dell’infante, poiché costruita appositamente per scandire l’appagamento dei bisogni del bambino nella giornata; l’altra, invece, rappresenta la totale realizzazione dei bisogni, in quanto tutto accade nel momento esatto in cui è necessario che avvenga secondo i desideri del soggetto. Secondo Winnicott, l’holding è il mezzo attraverso cui la madre si occupa di ricreare l’esperienza originaria dell’atemporalità nel bambino, ossia un periodo in cui prevaleva la seconda tipologia di tempo, quella perfetta per la gioia del neonato. Grazie a questa dimensione di serena pace creata tramite un corretto holding materno, il bambino è in grado di sviluppare un senso del Sé integro e reale, non falsificato ma spontaneo.

È proprio in questo punto della mia raccolta di informazioni in questo ambito che si sono presentate delle risposte importanti riguardo il motivo per cui determinati soggetti mostrano frammentazioni interne che li conducono all’impossibilità di godere a pieno della propria vita e il proprio scorrere del tempo, limitandosi così al semplice vivere, non considerando l’esistere. Nello specifico, infatti, sperimentare un holding inadeguato conduce allo sviluppo di un falso senso del Sé, in cui il soggetto risulta incapace di esistere realmente nello scorrere del tempo. Questa condizione può trasportare il soggetto verso lo sviluppo di disagi psicologici che influenzano negativamente l’esistenza del soggetto.

I benefici della terapia amniotica

Ha rappresentato per me fonte di grande stupore venire a conoscenza dell’importanza e dei benefici che apporta in questi casi una particolare terapia, ossia la terapia amniotica. Ho avuto il piacere di sperimentare in prima persona gli effetti benefici di questa forma di cura e, dopo esserne rimasta estremamente affascinata e impressionata in seguito allo svolgimento di varie sedute, scoprire che essa avesse una connessione con il tema da me indagato e tanto ricercato della percezione del tempo è stata una sorprendente scoperta.

La terapia amniotica, caratterizzata dal cullare il soggetto adulto immerso in acqua calda proprio come un neonato, consente di offrire l’holding adeguato che è venuto meno nell’infanzia, quando risultava però necessario per lo sviluppo di un Sé integro e vero. Pertanto la terapia amniotica permette all’adulto, ma che in acqua risulta leggero come un bambino, di sentirsi reale, di esprimere il vero Sé tanto nascosto in precedenza a causa di un holding inadatto.

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