Vaso di Pandora

Fragili fino a perdersi

Commento all’articolo apparso su La Repubblica il 28 febbraio 2017
L’articolo passa in rassegna una serie di punti riguardanti patologia ed epidemiologia della depressione: la sua frequenza, anche nei bambini con manifestazioni particolari e non facili da cogliere e inquadrare diagnosticamente; il rischio di suicidio; il potenziale patogeno di uno stile di vita che sacrifica il riposo; il concetto di vulnerabilità; lo specifico significato di tappe esistenziali come l’adolescenza, la svolta dell’età  matura, la senilità.

Viene ricordato come in quest’ultima il disturbo depressivo si intrecci variamente con il declino cognitivo, ponendo delicati problemi diagnostici  e di trattamento. Si invita poi ad associare farmaci e psicoterapia (ciò che a mio parere non può essere una regola).
Cose da tempo note, incluso il classico concetto di depressione post-partum che invece viene discutibilmente presentato come recente. Il senso dell’articolo  è dunque divulgativo – educativo, e in questo senso potrebbe avere una sua utilità.
Meno scontato l’accenno al ruolo della infiammazione della microglia. Non sono un esperto di neuroscienze, e non sarebbe male che intervenisse qualche collega più specificamente preparato di me; ma mi permetto lo stesso qualche osservazione. Al di là dell’articolo, la letteratura che ho potuto esaminare chiama in causa l’infiammazione nelle più diverse condizioni: non solo nei disturbi dell’umore, ma anche nell’Alzheimer, nel Parkinson, nel declino cognitivo dello schizofrenico, nel disturbo d’ansia, nell’autismo, nell’uso di cannabinoidi sintetici, nel disturbo postraumatico da stress: l’ infiammazione conseguente allo stress farebbe da mediatore fra  questo e l’insorgere della sintomatologia. Per l’alcolismo è stato proposto un complicato feedback in più tappe: all’abuso di alcool conseguirebbero nell’ordine una accresciuta  permeabilità della parete  intestinale, una alterazione del microbiota, il passaggio di  componenti batterici nel circolo ematico con conseguente  rilascio di citochine proinfiammatorie; da cui neuroinfiammazione  e conseguenti  turbe cognitive e dell’umore, con ulteriore aumento dell’abuso.
E’ questa estrema polivalenza – e inevitabile aspecificità – che mi lascia perplesso, poiché pare additare una sorta di via comune alle più svariate patologie mentali; riconoscere una significativa valenza eziopatogenetica a questo fattore significherebbe riconoscere un terreno comune a tanti disturbi molto eterogenei. Viene in mente l’arcaico modello della psicosi unica, che peraltro era più limitato,  lasciando fuori le c. d. nevrosi e le forme demenziali o comunque psicoorganiche.
Beninteso, i dati sperimentali non possono essere misconosciuti: si potrebbe ipotizzare che l’infiammazione sia in qualche modo correlata al generale malessere mentale che variamente caratterizza tutte la condizioni psicopatologiche. Oppure, alternativa più audace, non solo di fronte a questi dati – se ampiamente confermati – ma in linea generale, l’attuale classificazione pseudonosografica fondata in gran parte sulla sintomatologia potrebbe dover cedere il passo prima o poi di fronte a quella più solida eventualmente fondata dalla ricerca neuroscientifica. Lo diceva già Freud. Vedremo.
Ma questa è materia che lasciamo al futuro. Mi sembra invece attuale un altro problema, che attiene alla definizione del disturbo depressivo, e alla sua delimitazione dal lutto normale e da quel dolore che  occupa poco o tanto il nostro essere psichico. In linea generale, ciò fa parte del complesso problema del confine fra norma e patologia mentale, che usiamo porre secondo una serie di criteri: statistico ( patologico ciò che è molto insolito); formale ( patologici i contenuti espressi in forme molto atipiche o letteralmente incomprensibili); sociale ( patologico il comportamento molto deviante e disturbante); funzionale, relativo al compromesso “funzionamento” socio-lavorativo; emotivo, nella misura in cui ci turba e sconcerta come esperienza straniante; soggettivo, relativo alla sofferenza e alla sua intensità. Questi criteri sono non sempre dirimenti, e spesso fra loro non concordanti.
Nel caso della depressione poi sembra proprio esserci un continuum fra patologia, risposta normale all’avvenimento, oscillazioni fisiologiche dell’umore; e come ogni continuum anche questo si presta alla definizione di confini alquanto arbitrari e mutevoli. La psichiatria classica aveva presente il problema, e rispondeva fra l’altro con la distinzione fra forme endogene e reattive: risposta inadeguata anche perché istituiva ancora una volta categorie chiare nelle intenzioni ma di fatto male applicabili alle realtà cliniche.  Nasce il dubbio che l’attuale incremento dei disturbi depressivi descritto da tanti non sia tanto reale quanto dovuto a uno spostamento dei confini e dei criteri che li regolano; in conseguenza anche di una spinta alla medicalizzazione esercitata da una industria che tanto potere ha nell’indirizzare la ricerca e nel gestirla.
Condividi

Commenti su "Fragili fino a perdersi"

  1. Mi spiace, ma non mi intendo molto di infiammazioni varie, ma soltanto un pò di depressione, per così dire. Volevo comunque manifestare il mio totale accordo con quanto commentato dal Prof. Pisseri. È verosimile che “l’incremento dei disturbi depressivi…sia dovuto a uno spostamento dei confini e dei criteri che li regolano”, ma anche l’accresciuta sensibilità della pubblica opinione verso la più blanda percezione di malessere, pilotata o no da certa infomazione farmaceutica, non la sottovaluterei.

    Rispondi

Lascia un commento

Leggi anche
donna seduta a terra poggiata con la testa su una sedia
4 Ottobre 2024

Scissione dell’Io: comprensione e impatti

La “scissione dell’io” è un concetto cruciale in psicologia, particolarmente rilevante nei disturbi della personalità. Questo termine descrive un processo psicologico in cui l’individuo sperimenta una divisione o frammentazione della propria identità o senso di…

Nasce Mymentis

L’eccellenza del benessere mentale, ovunque tu sia.

Scopri la nostra rivista

 Il Vaso di Pandora, dialoghi in psichiatria e scienze umane è una rivista quadrimestrale di psichiatria, filosofia e cultura, di argomento psichiatrico, nata nel 1993 da un’idea di Giovanni Giusto. E’ iscritta dal 2006 a The American Psychological Association (APA)

Patologia
Leggi tutti gli articoli
Chiara Petrolini
23 Settembre 2024

La vicenda di Parma e di Chiara Petrolini

A me sembra incredibile che proviamo a spiegarci quello che è accaduto a Parma in termini nevrotici. Quello che è accaduto a Parma è un fenomeno psicotico. La scissione ha permesso a Chiara di sopravvivere…

Come riconoscere i segnali della depressione nei giovani
30 Agosto 2024

Come riconoscere i segnali della depressione giovanile

La depressione giovanile. Bastano queste parole per realizzare quanto sia complesso il connubio. Da un lato l’età con il più grande cambiamento personale, psicologico, fisico e sociale e dell’altro un complicato disturbo dell’umore. Durante questo…

Storie Illustrate
Leggi tutti gli articoli
8 Aprile 2023

Pensiamo per voi - di Niccolò Pizzorno

Leggendo l’articolo del Prof. Peciccia sull’ intelligenza artificiale, ho pesato di realizzare questa storia, di una pagina, basandomi sia sull’articolo che sul racconto “Ricordiamo per voi” di Philip K. Dick.

24 Febbraio 2023

Oltre la tempesta - di Niccolò Pizzorno

L’opera “oltre la tempesta” narra, tramite il medium del fumetto, dell’attività omonima organizzata tra le venticinque strutture dell’ l’intero raggruppamento, durante il periodo del lock down dovuto alla pandemia provocata dal virus Covid 19.

Pizz1 1.png
14 Settembre 2022

Lo dico a modo mio - di Niccolò Pizzorno

Breve storia basata su un paziente inserito presso la struttura "Villa Perla" (Residenza per Disabili, Ge). Vengono prese in analisi le strategie di comunicazione che l'ospite mette in atto nei confronti degli operatori.