Il nostro ego trova sempre occasione per emergere. Nel modo di comunicare, per come ci presentiamo all’altro, addirittura nell’interesse verso l’altro e persino nella cura del prossimo siamo a contatto ravvicinato con il nostro Ego. Smisurato, debole, spregiudicato, limitato, trattenuto, relegato. Di lui, il narcisismo, ci si riempie la bocca.
La storia di Narciso
Narciso venne punito da Artemide per aver ucciso di dolore un suo acceso spasimante, con la condanna di innamorarsi sempre senza poter soddisfare la propria passione. Seduto sulla riva di una fresca e dissetante fonte, egli si innamorò del suo stesso riflesso quasi fino a volersi toccare. Ma non potendo avere se stesso si trafisse con la spada. “Si struggeva per il dolore e insieme godeva per il suo tormento”. La metamorfosi di Narciso in fiore dopo la sua morte fa pensare a quanta bellezza possa nascere quando si uccide il noi stessi riflesso che non sa riconoscere e distinguere se stesso dall’altro.
Uccidere colui che si innamora continuamente di se stesso, sospeso tra tormento e godimento. Ritroviamo qui il dramma di non riconoscersi subito nei riflessi dell’acqua. Come Narciso spesso vediamo prima l’altro e solo in seguito noi stessi in quel riflesso. Raggiungiamo noi stessi attraverso l’altro ed anche quando ci innamoriamo stiamo contattando parti di noi.
Il disturbo narcisistico di personalità
Il disturbo narcisistico di personalità è altro da questo. Una modalità pervasiva di relazione che esclude l’altro e che genera dolore e distanza nella mancanza assoluta di empatia e che nelle sue forme “maligne” ci fa dire “era una così brava persona” di quel tale che si è alzato la mattina ed ha ucciso il marito o la moglie o il figlio e poi se stesso. Ha ucciso l’altro ed il se stesso che non può avere, per la condanna di non provare sentimenti derivante da ferite e traumi affettivi precoci. Ma pervasive sono oggi anche le forme insidiose di narcisismo che investono quotidianamente le nostre vite.
Stiamo male nel nostro essere bravi e nel nostro cercare di essere amati a tutti i costi. Specialmente se rifiutiamo di fare i conti col nostro Io non vediamo né noi stessi né l’altro. Nel nostro stare male siamo al centro dell’interesse (persino nella depressione per Freud “l’ombra dell’oggetto ricade sull’Io”), nel nostro lamentarci di tutto invadiamo il tempo e lo spazio altrui. Non possiamo fare a meno di noi stessi nemmeno quando prendiamo decisioni estreme come quella di sparire dalla faccia della terra.
Se dobbiamo sempre avere a che fare col nostro Io, la felicità e la bellezza (il narciso) non può che derivare anche dal fare i conti con i nostri narcisismi. Se teniamo presente che ogni nostra mossa è una nostra manifestazione e che non possiamo non manifestarci (così come non possiamo non comunicare) allora potremmo considerare di farlo con cognizione e libertà. Come ci piace puntare il dito contro questo o quello che ha fatto quella grande cosa. Che noi giudichiamo e non vogliamo, o meglio non ci permettiamo nemmeno di pensare.
Il narcisismo oggi
Il narcisismo emergente e dilagante dei nostri tempi si innesta nell’ era dello status, dell’efficienza e del multitasking. Siamo eccitati e mai fermi, schegge impazzite prive di narrazione. Perfetti nelle nostre agende e nei nostri impegni strutturati. Se manca un filo e un fermo, dice il filosofo coreano Byung-Chul Han, non siamo veramente liberi. Se manca la cornice ed il ritmo delle relazioni siamo angosciati e inquieti. Non siamo nessuno senza legami. “Il legame, non la sua mancanza, rende liberi”.