Il 19 marzo, come di consuetudine, sono state tante le famiglie ad aver trascorso una felice giornata in occasione della Festa del Papà. Per i bambini, in particolare, questa festa è particolarmente importante e sentita. Tuttavia, ci sono casi in cui non è possibile festeggiare a causa dell’assenza della figura genitoriale maschile per i motivi più svariati (lavoro, separazione o divorzio della coppia, morte, abbandono).
In questi contesti i bambini potrebbero sviluppare condizioni di sofferenza, tristezza, rabbia o angoscia. Spetta agli altri familiari, coadiuvati eventualmente da insegnanti, psicologi e psicoterapeuti, il compito di aiutarli a superare l’assenza con serenità.
L’assenza della figura paterna: il ruolo della scuola
Per un bambino trascorrere la Festa del Papà lontano dal papà può essere davvero difficile. Il confronto scolastico con gli altri compagni, in tal senso, sicuramente non aiuta in quanto il piccolo è tenuto a scontrarsi fin da subito con una condizione di diversità rispetto ai suoi simili.
Qui entrano in gioco le maestre, che possono essere d’aiuto cercando di non far sentire il bambino escluso all’interno della comunità classe attraverso poesie o filastrocche di stampo più generico e pensierini augurali per una o più figure di riferimento maschili (nonni, zii oppure il nuovo compagno della mamma).
Quando il papà vive o lavora lontano
Il papà ha da sempre un ruolo molto importante nella crescita di un figlio. Al di là delle modificazioni dei ruoli in famiglia avvenuti negli ultimi decenni, da un punto di vista simbolico per il bambino (specie se maschio) il padre rappresenta la principale figura da imitare in tutto e per tutto e soprattutto è la voce della “legge” in casa. Grazie al padre i figli riescono a separarsi più precocemente dalla mamma, sperimentano l’altra parte di sé e diventano più autonomi, proiettandosi nel mondo. Il padre, insomma, simboleggia l’indipendenza e il lato pratico della vita.
Se il papà si trova lontano per motivi di lavoro è bene spiegarlo prima al piccolo e rassicurarlo sul fatto che tornerà presto. La sua assenza è per motivi di lavoro e solo temporanea. È importante che la madre non faccia pesare al bambino l’assenza del padre, facendosi vedere triste. Al contrario sia propositiva con il bambino.
Il genitore che sta lontano non deve diventare solo un compagno di giochi nei giorni che rientra a casa, ma deve mantenere il suo ruolo genitoriale e autorevole sia agli occhi di se stesso che a quelli del bambino.
Deve mantenere il contatto con il proprio figlio (o figli) tutti i giorni; fare domande su come è andata la giornata e nei giorni di rientro a casa farsi raccontare quali sono stati gli avvenimenti più divertenti, emozionanti ed importanti. Non deve assolutamente cedere alla tentazione di essere troppo indulgente e permissivo ma insistere per avere rispetto e autorevolezza anche se è in casa solo poco tempo.
Se il papà non è presente o non c’è più
Un bambino che si ritrova senza il papà perché è stato abbandonato o il genitore è deceduto vive in una condizione ancora più angosciosa e pressante.
La figura genitoriale che viene a mancare, crea una destabilizzazione nella vita della famiglia e in particolare del minore, in termine di accudimento, cure, protezione e continuità, presupposti della sicurezza e della stabilità nel percorso di crescita, oltre che nell’ autoregolazione dello sviluppo psico-emotivo.
Non dire al bambino della morte è un errore che va assolutamente evitato, poiché, “il non detto“, aumenta l’angoscia nel minore e con essa la paura di perdere altre persone care, vivendo ogni situazione di separazione, come potenziali occasioni di perdite “irreversibili”.
Il minore, che non può parlare dei cambiamenti in cui si trova coinvolto, dare loro un significato, nutre sfiducia nei confronti di chi è rimasto e aumenta il suo disagio.
Anche in questo caso la madre deve sostenere un doppio ruolo e cercare di alleggerire il peso portato dal piccolo evitando ulteriori traumi e sofferenze.
Un omaggio verso la figura paterna o una figura maschile di riferimento può essere comunque di aiuto. In questi casi può risultare utile anche il supporto di uno psicologo infantile che possa aiutare il bambino a mantenere il giusto equilibrio durante il suo percorso di crescita.