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Emisomatoagnosia: comprendere e gestire la negazione della percezione del corpo

Quando parliamo di emisomatoagnosia ci riferiamo a una sindrome caratterizzata dall’incapacità del paziente di percepire oggetti collocati in un preciso emicampo visivo. Tra questi, rientra anche il suo corpo. Data l’estrema difficoltà di pronuncia (e scrittura!) del termine, non di rado ci si riferisce alla condizione con la più semplice frasazione di negligenza spaziale unilaterale. L’emisomatoagnosia non deve essere sottovalutata, dal momento che può inficiare, anche in maniera decisa, la valutazione spaziale e degli ingombri della persona che ne soffre. In questo modo, le rende più difficile, e meno sicuro, lo spostamento negli ambienti.

Definizione e tipologie di emisomatoagnosia

Secondo la medicina, la negligenza spaziale unilaterale è una sindrome neuropsicologica. La sua principale caratteristica è quella di rendere chi ne soffra incapace di percepire o prestare attenzione a oggetti, persone e rappresentazioni spaziali collocati in un ben delimitato emicampo visivo. Nella maggior parte dei casi l’emisomatoagnosia si deve a una lesione. Tipicamente, l’emicampo inficiato alla vista in tre dimensioni è quello controlaterale alla regione del trauma. Il problema riguarda principalmente la vista, com’è inevitabile, ma coinvolge anche l’intraprendenza e lo svolgimento di qualunque tipo di azione legata a coinvolgimento cerebrale (dunque praticamente tutte quelle motorie) nello spazio precluso. Talvolta si associa a emianopsia, emianestesia o emiparesi. Ciò non è però neurologicamente corretto. La sindrome non dipende infatti da nessun motore né, tantomeno, da deficit sensoriale o motorio.

Tre diversi tipi di neglect

L’emisomatoagnosia non è un disturbo univoco. Essa può infatti coinvolgere svariate modalità sensoriali e rappresentazionali. Quelle più tipiche in cui si suddivide sono note come tipologie di negligenza spaziale unilaterale e si contraddistinguono perché costituiscono tre differenti tipi di neglect:

  • neglect personale;
  • neglect extrapersonale;
  • neglect peripersonale.

Le differenze stanno nel tipo di dissociazione che avviene tra il soggetto e lo spazio che lo circonda. Spesso sono piuttosto sottili ma, generalmente, già sufficienti a distinguere diversi modi di interfacciarsi con la realtà, dovuti ai differenti filtri applicati dall’encefalo lesionato. La cosiddetta teoria delle rappresentazioni neurali (1990), elaborata dal neurofisiologo Giacomo Rizzolatti, individua e definisce le dissociazioni specifiche di ciascun neglect. È frequente che l’emisomatoagnosia insorga in seguito a ictus o trauma cranico. Statisticamente, è sensibilmente più comune la negazione del lato sinistro, in seguito a un trauma verificatosi nell’emisfero destro. I pazienti affetti da neglect ritengono che la loro visione deficitaria sia assolutamente normale e non hanno quasi mai contezza del fatto che sia invece profondamente limitata.

Come stabilire la presenza di emisomatoagnosia

Emisomatoagnosia: un labirinto di pontili
L’emisomatoagnosia può portare a non essere in grado di orientarsi bene negli spazi

Frequentemente, a uno specialista non occorre che una rapida osservazione delle azioni quotidiane di un potenziale paziente per stabilire se esso, o essa, sia affetto da emisomatoagnosia. Per poter stabilire clinicamente la sussistenza della condizione, ad ogni modo, è possibile portare avanti alcuni test, differenti tra loro in base alle differenti tipologie del disturbo. Questi sono utili perché la valutazione neuropsicologica del neglect è spesso influenzata da disturbi aggiuntivi quali disprassia, atassia ottica, disorientamento topografico, labirintite e via dicendo.

A ciascuno il suo test

Per accertare la presenza di neglect peripersonale ci si serve di test di barrage – come, per esempio, quello delle campanelle – prove di copia di figure o bisezione di linee. Questi compiti implicano sia competenze visive, e attentive, sia motorie. È grazie a questi test che siamo in grado di distinguere i pazienti con neglect da quelli emianoptici. Questi ultimi, al contrario dei primi, compensano il loro deficit con movimenti del capo e del corpo. Questa peculiarità facilita molto l’identificazione della problematica specifica. Nel valutarla, è necessario considerare il tipo e la localizzazione degli errori, l’accuratezza, le modalità di esplorazione, l’eventuale perseverazione nei pensieri e la velocità. Altri test, come la descrizione di immagini oppure il conteggio di target, non implicano invece alcuna componente motoria.

Il neglect rappresentazionale extrapersonale può essere indagato tramite compiti di disegno spontaneo o su comando verbale. I pazienti che ne sono affetti tenderanno a confinare il loro disegno nella parte destra del foglio, disegnando perfettamente tutto ciò che rappresenteranno su questo lato e omettendo, o riportando grossolanamente, in modo impreciso e approssimativo, la parte sinistra. Tale comportamento si può osservare sia nei compiti di copiatura, sia quando si chiede di produrre un disegno a partire dalla sua rappresentazione nella memoria.

La valutazione del neglect personale passa infine da compiti non standardizzati. A questo scopo, si utilizza moltissimo il test di Bisiach, in cui viene chiesto al paziente di toccare, con la mano collocata sullo stesso lato della lesione, il braccio collocato nello spazio che neglige, oppure domandando lo svolgimento di alcune attività tipiche del quotidiano, semplici per tutti eccezion fatta per chi sia unilateralmente negligente nello spazio.

Come trattare il disturbo

In genere, si seguono cinque strade per fronteggiare l’emisomatoagnosia. La scelta della migliore da intraprendere dipende dalla specificità del problema riscontrato:

  • stimolazione sensoriale: la stimolazione calorica vestibolare (CVS) si basa sull’immissione di acqua fredda nell’orecchio sinistro. Questa particolare terapia stimola le afferenze vestibolari del cervello;
  • eye-patching: letteralmente bendaggio, sfrutta la copertura di uno dei due occhi allo scopo di potenziare al massimo l’altro, quello lesionato, limitando la capacità di utilizzarlo. Si impedisce così la sostituzione del secondo, il quale potrebbe non venire più recuperato se si lasciasse tutto il lavoro a quello illeso;
  • lenti prismatiche: servono a correggere la dismetria e ad adattare il sistema motorio a una nuova visione sul piano orizzontale;
  • visual scanning training: un nome complesso per una tecnica piuttosto semplice. Di fatto, si riorienta la vista nel campo negato, mediante un programma di training basato su istruzioni mirate ed esplicite;
  • limb activation: mediante l’attivazione di mappe cerebrali spazio-motorie si incrementa la rappresentazione cosciente di specifici settori spaziali.
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