Vaso di Pandora

Emily Pellegrini, possiamo innamorarci di qualcuno che non esiste?

Quanto possono essere umane, almeno nell’apparenza, le immagini generate dall’intelligenza artificiale? A quanto pare, moltissimo. Il caso Emily Pellegrini ci insegna che la IA è uno strumento ormai davvero raffinato e perfettamente capace di ingannarci. O magari siamo noi a essere troppo ingenui. O forse valgono entrambi i punti di vista. Fatto sta che la sua vicenda spinge a riflettere sull’attenzione che dobbiamo porre quando ci relazioniamo a questa nuova tecnologia. L’idea che ci si possa innamorare di una persona inesistente e creata da un software ci inquieta, e ci pare anche piuttosto strana. Ciononostante, è capitato davvero a molte persone nell’ultimo periodo. Pur non essendo reale, infatti, Emily Pellegrini ha fatto strage di cuori.

Chi è Emily Pellegrini?

Quello di Emily Pellegrini è il caso più noto di una modella inesistente, creata dall’intelligenza artificiale tramite l’incrocio di corpi reperiti in rete e lineamenti generati da potenti algoritmi, capace di riscuotere un enorme successo sui social network. Il suo profilo Instagram, popolato da foto del suo volto generato artificialmente e posto sui corpi di altre modelle, ha già superato i 270mila follower. Questa ragazza virtuale non è la prima mai creata. Precedentemente ricordiamo i casi di Aitana Lopez e della prima influencer italiana virtuale: RebyG, nickname di Rebecca Galani. Si tratta una modella diciannovenne supportata da chatbot che dà consigli su qualunque tipo di argomento, a chiunque la contatti.

Le ragioni della sua notorietà

Emily Pellegrini e le altre modelle artificiali
Emily Pellegrini e altre modelle create dall’intelligenza artificiale stanno ricevendo molto successo sui social network.

La popolarità di Emily Pellegrini si deve alla rete che ha saputo costruire e alle numerose mosche che sono rimaste intrappolate nella sua ragnatela, per così dire, tra cui si dice vi siano anche calciatori e lottatori di arti marziali miste. Il suo successo è probabilmente dovuto al fatto che il creatore del profilo non si è servito soltanto di immagini fotografiche, bensì anche di video.

Può sembrare una sciocchezza ma un osservatore attento (o un esperto fotografo) non ha grossi problemi a riconoscere immagini generate da computer. Per quanto possano essere sofisticate, infatti, le fotografie generate hanno sempre imperfezioni nelle ombreggiature, negli effetti di luce o negli sfondi. Per creare foto è sufficiente registrarsi a un sito come Midjourney, Bing Image Creator o Dall-E, giusto per citare i generatori di immagini più diffusi (ma ce ne sono molti altri), avanzare una richiesta e attendere l’invio. Può riuscirci davvero chiunque.

Per quanto riguarda i video, non è la stessa cosa. Le diapositive in movimento, create da software, non sono fluide, bensì presentano uno sfarfallamento eccessivo e appaiono spesso fuori fase, mosse e sfocate. Insomma, sono pessime. Nessuno caricherebbe sul suo profilo filmati di livello tanto basso. Nessuno, eccezion fatta per chi sia privo di gusto, essendo un programma informatico. I video caricati sul profilo di Emily Pellegrini sono montati molto bene, fluidi e scorrevoli. A volte si può notare qualche lieve differenza nelle linee del volto, e capire così che non si stia osservando un viso naturale ma, di nuovo, occorre avere occhio. Ciò si deve al fatto che le sue clip esistono davvero, semplicemente appartengono ad altri.

Il corpo di Emily Pellegrini

Si configura così un comportamento lesivo della privacy, il quale potrebbe persino essere punito legalmente. Il modus operandi del creatore di Emily Pellegrini è lo stesso degli autori di filmati deepfake, quelli che incollano digitalmente volti di persone comuni sui corpi delle performer pornografiche, generando video a luci rosse personalizzati. La modella è una maschera di pixel incollata su corpi di persone che non hanno nulla a che fare con il progetto Emily. Un espediente basato sul procurarsi un fisico avvenente e incollarlo a un viso inesistente ha avuto grande successo. Ciò preoccupa. Se è così facile ingannare l’utenza di Instagram, pensiamo a quanti risvolti criminali potrebbe avere questo utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Ci si può innamorare di Emily Pellegrini?

Chiarito chi sia Emily Pellegrini e quale sia la sua discutibile storia, giunge l’ora di porci una domanda da non sottovalutare, nella società odierna. Davvero esistono uomini – o donne, beninteso – capaci di innamorarsi di una modella virtuale? Evidentemente si. In fin dei conti, oggi gran parte della vita sentimentale passa dalla rete. Non sono affatto poche le persone che utilizzano i social per approcciare o che lo facciano attraverso le foto. Applicazioni come Tinder si basano esattamente su questo: vediamo una foto, il soggetto ci piace, cerchiamo di metterci in contatto. Quanti si accertano prima di avere a che fare con una persona che esista davvero?

Nel film Lei (2013), Joaquin Phoenix si innamora perdutamente di Scarlett Johansson, la quale non è però che un sistema operativo inserito nel suo computer e ribattezzato Samantha. A rendere la situazione ancor più particolare c’è il fatto che il protagonista sa bene che la voce con cui parla non è vera. Qui non c’è dunque alcun sottobosco ingannevole, è chiaro che ci si stia relazionando con una figura non reale. Eppure, non cambia nulla: l’innamoramento è serio e profondo. Il personaggio di Phoenix trova in Samantha tutte le caratteristiche cercate nella donna dei suoi sogni e non si cura del fatto che non potrà mai toccarla. In fin dei conti, se scriviamo ad Aitana Lopez, Emily Pellegrini o Rebecca Galani e loro ci rispondono facendoci palpitare, tali emozioni varranno meno di quelle suscitate da una conversazione con interlocutore in carne e ossa?

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