Forse gli ormai troppo vecchi ayatollah pensano ancora di poter morire tranquilli “nel proprio letto” senza mai abbandonare il comando…
Non sappiamo come andrà a finire e purtroppo abbiamo visto malamente spegnersi le primavere arabe e le molte ribellioni finite nel sangue e soffocate da poteri tirannici insieme ai sogni di libertà di vivere meglio e secondo le proprie inclinazioni che si portavano dentro.
Tuttavia la protesta eroica del giovane popolo iraniano è una grave minaccia per il regime e per entrambi i contendenti anche in quanto la vecchiaia ( per non parlare solo del fanatismo) è di per sé ostile ai cambiamenti, ma le proteste ormai pervasivamente esplose contengono grandi speranze di cambiamento forse imponendoli perché indispensabili per il futuro di quelle e quei giovani e sicuramente anche dell’economia del paese .
Mettere la forza e la fragilità assieme :contraddittorie e connesse come sono, pare un compito femminile, almeno al momento. L’ingentilirsi che presuppone l’ambizioso percorso umano di libertà e cooperazione contenuto nel progetto della Democrazia è fortemente in crisi e non per la sua sostanziale valorialità, ma per la complessità che lo caratterizza e per la necessità di rispetto e abnegazione che “grandi cecità” ci impediscono di far nostre nella quotidianità distratta che in un certo senso accettiamo, fintanto che persone come noi cioè come Mahsa Amini di 22 anni e la sua morte violenta e inaccettabile ci rappresentano.
Mi limito alla dimensione “emancipazione femminile” e di ciò che la ancora la contrasta, ben giustamente denunciato da Caterina.
C’è una antica interessante favola africana: una qualche divinità di cui non ricordo il nome ha ritenuto che fosse necessario rafforzare il maschio per renderlo utile ed efficace garante dell’ordine, e gli ha quindi donato un surplus di muscoli: questo lo rendeva dominante nei rapporti coniugali e più idoneo ai lavori impegnativi, guerra inclusa . La cosa ha funzionato per molti millenni, e precisamente finchè la rivoluzione industriale ha ridotto o annullato l’importanza della muscolatura: fra la prima macchina a vapore e il movimento delle suffragette – entrambi, è chiaro, in Inghilterra – non è passata che una cinquantina di anni. Una inferiorità della donna si cerca di imporla tuttora, sul piano collettivo, nei paesi meno progrediti e meno industrialmente sviluppati (e su quello individuale ad opera di soggetti disturbati, i “femminicidi”, che cercano uno spazio per usare tuttora la forza). Credo quindi, forse ottimisticamente, che le infami violenze sponsorizzate dagli ayatollah siano un disperato tentativo di fermare la storia, e che tutto lascia sperare vano.
Finalmente in Italia abbiamo la prima donna a capo del governo.
Al di là delle appartenenze partitiche che impongono la polemica fine a se stessa,ritengo sia un segno del cambiamento che deve ritenersi positivo comunque.
La considerazione di Pisseri riguardo alla forza fisica mi pare centrata soprattutto se vogliamo ora immaginare un futuro che privilegia la forza mentale ed il pensiero che allora trova il punto di congiunzione tra i due generi maschile e femminile con l’auspicio di un piacevole e duraturo accoppiamento