Prefazione di Giovanni Giusto
Eccezionale testimonianza di buon funzionamento di difese psichiche di fronte alla tragedia dell’infezione da Covid-19, descrizione poetica di un nostro operatore, psicologo, impegnato nella lotta per sopravvivere dall’aggressione violenta di un nemico sconosciuto ed invisibile.
Maiorca verso Majol, per chi ricorda, due protagonisti mondiali delle discese in apnea: la forza fisica, la capacità polmonare a confronto con la capacità di riflettere e ripiegare il pensiero sino a condurre il corpo là dove la psiche vuole.
Sono contento di pubblicare questa poesia che proporrò anche per la versione cartacea della rivista nello spirito originale dei dialoghi e dei confronti.
Dentro un casco d’aria
Niente voci nell’aria,
solo aria nell’aria,
suon di strumenti perduti, avventati,
sento vicini,
di clarinetto nota affilata,
ronfar di violoncello greve,
unici senza scambio di mani,
nessun richiamo o veduta
nemmen da lontano,
un sax si fa strada
sarà tenore o soprano?
Ma già s’è dissolto
Non ha viso, non ha corpo,
né futuro o passato,
signori vi prego
diventiamo un’orchestra?
Forte vuoto soffiante
Ansimante, spazientito
li hai resi stridente esistenza,
li conduci adesso a docile morte?
Pensieri goccianti sul pavimento,
parole svagate sull’altalena;
ma è tempo di uscire,
svernar nei prossimi mesi
come vagoni legati
di un unico treno,
tenor di vita spaiato
se cambio binario.
Vento in gabbia, belva inquieta,
chiusa d’involucro spesso,
grazie, mi hai amato
ma spero cercar altra meta.