Vaso di Pandora

Dal tunnel quantistico al sogno: la materia dell’invisibile

La scoperta premiata con il Nobel per la Fisica 2025 – l’osservazione dell’effetto tunnel quantistico su scala macroscopica – segna un momento di svolta non solo nella storia della fisica, ma anche nel modo in cui l’uomo può pensare se stesso.

John Clarke, Michel Devoret e John Martinis hanno dimostrato che fenomeni tipicamente quantistici, come il passaggio di una particella attraverso una barriera apparentemente invalicabile, possono manifestarsi in un sistema grande quanto un circuito visibile e manipolabile.
È come se l’universo avesse aperto una porta tra il mondo invisibile e quello tangibile.

Ma ogni scoperta del mondo esterno, in quanto parte della realtà condivisa, entra a far parte anche del mondo interno. Tutto ciò che accade fuori diventa simbolizzabile, cioè può essere interiorizzato e trasformato in rappresentazione psichica.
Questa scoperta, dunque, non appartiene solo alla fisica: ora abita anche la psiche umana.
Abbiamo dentro di noi, a livello simbolico, il passaggio dall’invisibile al visibile, la possibilità che qualcosa di non percepibile diventi reale, concreto, incarnato.
L’effetto tunnel diventa così un archetipo contemporaneo della trasformazione psichica, un’immagine del modo in cui l’inconscio può “trapassare” le barriere difensive e manifestarsi nella coscienza.

L’effetto tunnel

Nel linguaggio bioniano, potremmo dire che l’effetto tunnel rappresenta una trasformazione in O: un passaggio dall’“essere imprigionato” nell’indicibile al “divenire pensabile”.
Ciò che prima era pura energia emotiva, informe, attraversa una soglia e si fa pensiero, simbolo, parola.

E come la materia quantistica può esistere in uno stato di doppia potenzialità — onda e particella, anche la psiche sembra oscillare tra due forme di esistenza: quella visibile, corporea, e quella invisibile, onirica, fatta di immagini e possibilità.
Forse ciò che la fisica chiama “onda di probabilità” non è estraneo al modo in cui la mente sogna.
Potremmo dire che il corpo onirico, quella forma che assumiamo nei sogni e che si muove in spazi sorprendenti e talora razionalmente impossibili, è una rappresentazione interna di quella materia invisibile, fluida, capace di molte forme — una proiezione psichica dell’energia quantistica.

Come il nostro corpo fisico è costruito da atomi che si organizzano in forma macroscopica, così anche le particelle subatomiche che lo compongono “prendono la forma” del corpo, come se l’universo invisibile trovasse in noi una configurazione visibile e simbolica di sé.
In questa prospettiva, l’essere umano diventa il punto d’incontro tra l’onda e la forma, tra il campo delle possibilità e la struttura incarnata: un luogo di passaggio, un tunnel vivente attraverso cui l’invisibile diventa esperienza.

Forse è proprio questo, in fondo, che la scoperta dei tre fisici ci ricorda: che la materia, come la psiche, non è mai completamente visibile.
Che ogni atto di conoscenza, di trasformazione o di sogno è un piccolo effetto tunnel — un salto dell’anima oltre la barriera della forma.

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