Commento alla notizia apparsa su La Repubblica il 27 marzo 2016
Recentemente durante una lezione di formazione mi sono trovata ad affrontare il tema del narcisismo culturale considerato da diversi autori come una delle caratteristiche più importanti della modernità. Senza la presunzione di voler esprimere giudizi, ma solo semplici considerazioni, non si può non essere d’accordo con il fatto che la società diffusamente valorizza la concitata tensione all’autorealizzazione personale sull’onda di un esasperato individualismo. I valori dei singoli oggi più che mai, infatti, sono rappresentati da fama, celebrità, ricchezza, autoaffermazione a discapito dei valori collettivi come dovere, onore spirito di servizio.
E’ scontato allora che in un contesto culturale dove vige il primato assoluto del Sé qualsiasi tipo di società, di norma educativa può essere percepita come oppressiva rispetto alla pura realizzazione personale, creatività o innocenza infantile che dir si voglia.
Ed è proprio qui che trova terreno fertile il permissivismo genitoriale che invece di assumere funzione contenitiva così utile alla formazione della personalità adulta diventa anch’esso portatore di soli diritti (il diritto ad avere figli speciali da esibire come piccoli principi al posto del dovere e della responsabilità di crescere individui sociali).
Non saprei dare una soluzione o un antidoto a tutto questo alcuni autori parlano di causa o ideale che trascende per definizione il singolo o del senso di colpa come forza che contribuisce a tenere l’ordine sociale e che puoa riportare l’ago della bilancia di nuovo sulle responsabilità che non sui diritti del singolo, non saprei non ho la presunzione di trovare soluzioni, ma nemmeno voglio soffermarmi su inutili nostalgie.
Semplicemente da oggi dopo aver riflettuto su questo tema proverò un po’ di più a trasmettere a chi ha la sfortuna di dover “subire” i miei precetti educativi, il piacere che ogni giorno ci offre l’incontro e la valorizzazione dell’Altro.