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Autismo e influenze esterne

Autismo e influenze esterne

di Anna Maria Gioia

 

Del complesso rapporto tra mente e cervello si sono occupate proficuamente le neuroscienze  aprendo nuovi orizzonti sulla genesi di molti disturbi e soprattutto sulle possibilità di trattamento. Grazie al contributo delle neuroscienze si è cercato di far luce sull’intricata trama che connette i fattori ambientali e i fattori genetici e biologici.

Già Kandel, vincitore del premio Nobel  per la medicina nel 2000, nel suo “New intellectual framework for psychiatry” aveva messo in luce l’influenza reciproca tra ambiente e cervello e l’ampliarsi delle prospettive di cura e di comprensione del funzionamento della mente che potevano scaturire dallo studio di questa interazione.
Tutti i processi mentali, anche quelli psicologici più complessi come pensiero, coscienza, memoria abilità sociali, derivano da operazioni-funzioni del cervello. Il recente studio sul cervello di bambini autistici e sani condotto dall’Autism Center of Excellence dell’Universita’ della California, San Diego, pubblicato sul New England Journal of Medicine, sembrerebbe confermare questa tesi. Da questo studio emergerebbe, infatti, l’importanza della componente genetica nello sviluppo del disturbo, facendone risalire l’esordio alla fase della gestazione: l’autismo inizierebbe nel feto durante le delicate fasi di sviluppo della corteccia cerebrale. Sembrerebbero così essere escluse cause esterne successive, con buona pace di tutti coloro che da sempre ricercano una rassicurante spiegazione scientifica e biologica in una malattia controversa e difficilmente comprensibile. Spiegazione che è stata cercata dalla psicoanalisi nel precoce rapporto simbiotico tra madre e bambino, da altri recentemente nelle conseguenze dannose del vaccino trivalente. Se questo studio preliminare dovesse trovare riscontro sicuramente si compierebbe un passo avanti nella possibilità di effettuare diagnosi precoci e corrette e percorsi terapeutici specifici e mirati. L’importanza della componente genetica in molte malattie della mente è stata riscontrata e accertata già per molti altri disturbi. In alcuni casi, come per la schizofrenia, il peso della componente genetica e ereditaria sembra avere maggiore peso, ma in tutti i casi essa risulta essere condizione necessaria e non sufficiente per l’esordio della malattia. Cercare di escludere i “fattori esterni successivi”, l’importanza dell’ambiente e delle sue influenze nell’espressione genica ci porta a dimenticare la lezione di Kandel e il suo valore per la progettazione di percorsi terapeutici possibili in assenza di una pillola magica che agisca sulla conformazione della nostra corteccia cerebrale. Nasciamo con un patrimonio genetico, con i suoi difetti e le sue anomalie e i fenomeni mentali derivano dal cervello, ma a loro volta le esperienze con l’ambiente sono in grado di modificare il funzionamento cerebrale e produrre alterazioni durature nelle connessioni sinaptiche. L’ambiente esterno, a partire dalla relazione madre-bambino, e l’apprendimento di nuove esperienze, plasmano il nostro cervello, soprattutto nei primi anni di vita, lasciando aperta la possibilità di strutturare interventi che, quanto più saranno precoci e coerenti, tanto più saranno in grado di agire su di esso.

[L’articolo fa riferimento a “L’autismo inizia nel grembo materno da difetti nello sviluppo della corteccia cerebraleRepubblica Salute, 26/3/14]

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