L’ascolto è una delle competenze più sottovalutate nel lavoro socio-sanitario. Spesso si pensa che basti sentire ciò che una persona dice per averla davvero capita. In realtà, dietro ogni parola ci sono emozioni, paure, speranze che richiedono un’attenzione diversa. Per un Operatore Socio-Sanitario (OSS), l’ascolto attivo rappresenta una risorsa preziosa: permette di entrare in sintonia con l’utente, di coglierne i bisogni non espressi e di costruire una relazione che va oltre la dimensione tecnica dell’assistenza.
Che cos’è l’ascolto attivo
Con ascolto attivo si intende un atteggiamento che va oltre il semplice udire. Significa partecipare pienamente alla comunicazione, mostrando attenzione con il corpo, con lo sguardo e con il silenzio. L’OSS che ascolta attivamente non interrompe, non giudica, ma lascia spazio all’altro, ponendo domande aperte e restituendo con parole proprie ciò che ha compreso. È una forma di rispetto che mette al centro la persona, valorizzando non solo ciò che dice ma anche ciò che prova.
I benefici psicologici per l’utente e per l’OSS
L’ascolto attivo genera effetti positivi su entrambi i lati della relazione. L’utente percepisce accoglienza, fiducia e dignità. Quando una persona fragile sente di essere ascoltata, sviluppa una maggiore sicurezza e abbassa le proprie difese. Allo stesso tempo l’OSS si arricchisce di una comprensione più profonda del contesto, evitando errori di valutazione e alleggerendo lo stress che nasce dalle incomprensioni.
Fra i benefici principali possiamo individuare:
- maggiore empatia e comprensione dei vissuti emotivi dell’utente
- riduzione dei conflitti relazionali e delle tensioni latenti
- senso di efficacia e soddisfazione professionale per l’operatore
- aumento della fiducia reciproca e della collaborazione
Perché è così importante nel ruolo dell’OSS
L’OSS non è solo colui che si occupa di gesti pratici: igiene, mobilizzazione, supporto quotidiano. È anche un punto di riferimento affettivo e psicologico, soprattutto per chi vive situazioni di fragilità. L’ascolto attivo permette di cogliere segnali sottili, come un malessere nascosto dietro una frase breve o un disagio che si manifesta con il silenzio. In questo senso, diventa uno strumento di prevenzione dei conflitti, di riconoscimento dei bisogni e di mediazione con il resto dell’équipe sanitaria.
Un OSS che ascolta in profondità non solo migliora la qualità della relazione, ma contribuisce anche a rendere più fluido il lavoro di squadra, facilitando la comunicazione con colleghi, medici e familiari.
Tecniche utili per praticare l’ascolto attivo
Sviluppare questa competenza richiede consapevolezza ed esercizio. Alcuni comportamenti possono aiutare l’OSS a rendere più efficace la propria presenza comunicativa. È importante, ad esempio, utilizzare la parafrasi per verificare di aver compreso correttamente, oppure lasciare silenzi intenzionali che diano tempo all’utente di esprimersi. Anche la postura e il contatto visivo hanno un ruolo decisivo, perché trasmettono apertura e disponibilità.
Tra le tecniche più utilizzate troviamo:
- domande aperte che stimolino l’espressione emotiva
- sintesi periodiche per chiarire e rassicurare
- attenzione al linguaggio del corpo, proprio e altrui
- pause rispettose che facilitino la riflessione
- rinforzi verbali e non verbali che incoraggino a continuare
Gli ostacoli da evitare
Non sempre l’ascolto attivo riesce naturale. Spesso l’operatore rischia di interrompere per proporre soluzioni rapide, oppure di minimizzare il vissuto dell’utente per rassicurarlo. Questi atteggiamenti, pur animati da buone intenzioni, generano distanza invece che vicinanza. Altre volte, la fretta o la stanchezza portano a distrarsi, compromettendo il senso di fiducia costruito con fatica. Essere consapevoli di questi rischi aiuta a prevenirli, ricordando che ogni momento di ascolto è un atto professionale a pieno titolo.
Conclusione
Per un OSS, l’ascolto attivo è molto più di una tecnica comunicativa: è una competenza psicologica che arricchisce la relazione e dà valore alla persona. Significa farsi testimoni della fragilità altrui con rispetto e attenzione, contribuendo non solo al benessere dell’utente, ma anche alla serenità e alla motivazione dell’operatore stesso. Coltivarlo quotidianamente è un investimento che trasforma l’assistenza in cura autentica, capace di andare oltre i gesti e toccare davvero la vita delle persone.



