Percepire un odore che non esiste davvero può sembrare un’esperienza bizzarra, persino inquietante. Eppure, accade. Si tratta di un fenomeno noto con il termine tecnico di allucinazione olfattiva o fantosmia: la percezione di odori inesistenti, senza che vi sia uno stimolo reale nell’ambiente. Ma cosa succede nel cervello quando si verifica una simile esperienza? Quali possono essere le cause? E quale legame esiste tra psiche e senso dell’olfatto? Per chiarire la natura delle allucinazioni olfattive occorre uno sguardo attento sia agli aspetti neurologici che a quelli psicologici.
Il senso dell’olfatto: una via diretta alle emozioni
L’olfatto è un senso particolare. Diversamente dalla vista o dall’udito, le informazioni olfattive arrivano al cervello senza passare per il talamo, il “centralino” che filtra e rielabora la maggior parte delle sensazioni. Gli odori, infatti, raggiungono direttamente l’amigdala e l’ippocampo, due aree coinvolte rispettivamente nell’elaborazione delle emozioni e nella memoria. Questo spiega perché un profumo può riportarci istantaneamente a un ricordo lontano o a un’emozione intensa.
Questa connessione diretta e profonda rende l’olfatto particolarmente vulnerabile alle alterazioni neurologiche e psicologiche. Quando il sistema che processa gli odori va in tilt, il cervello può generare percezioni olfattive senza stimolo esterno, creando sensazioni tanto reali quanto immaginarie.
Fantosmia e parosmia: quando l’olfatto inganna
È importante distinguere tra due condizioni spesso confuse:
- Fantosmia: è l’allucinazione olfattiva vera e propria. Il soggetto percepisce un odore che non c’è, spesso sgradevole (come bruciato, marcio o chimico).
- Parosmia: è una distorsione dell’olfatto. Gli odori reali vengono percepiti in modo alterato, ad esempio un profumo può essere avvertito come nauseabondo.
Entrambe possono essere segnali di un’alterazione del sistema olfattivo, ma anche spie di disagi psicologici profondi o patologie neurologiche in corso.
Cause organiche e psicologiche delle allucinazioni olfattive
Le allucinazioni olfattive non hanno un’unica causa. Si tratta di un sintomo trasversale, che può emergere in contesti molto diversi tra loro. Le principali cause organiche includono:
- Traumi cranici o lesioni a carico del lobo temporale.
- Infezioni virali, tra cui anche quelle respiratorie, come l’infezione da COVID-19.
- Tumori cerebrali, in particolare nei lobi frontali o temporali.
- Crisi epilettiche temporali, che possono iniziare proprio con un’aura olfattiva.
- Malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson.
A queste si aggiungono le cause di natura psicologica o psichiatrica, spesso sottovalutate:
- Disturbi dell’umore, come la depressione maggiore.
- Disturbi psicotici, in cui l’allucinazione olfattiva può essere parte di un delirio.
- Disturbi da stress post-traumatico, dove la memoria olfattiva può attivare ricordi dissociati.
- Attacchi di panico, nei quali l’olfatto può essere coinvolto come segnale somatico.
Il ruolo del trauma e della memoria olfattiva
Il trauma psicologico può lasciare segni profondi nel cervello, soprattutto nelle aree coinvolte nella memoria e nella percezione. Alcuni pazienti riferiscono odori fantasma legati a eventi traumatici, come l’odore di fumo per chi ha vissuto un incendio, o di sangue per chi ha assistito a un evento violento. In questi casi, la fantosmia si comporta quasi come un flashback sensoriale, una sorta di ricordo che non passa dalla consapevolezza ma si manifesta in modo fisico.
Il meccanismo può essere spiegato con la iperattivazione dell’amigdala e con una rielaborazione incompleta dell’evento traumatico, che resta impresso come una “traccia olfattiva” indelebile, riattivabile in condizioni di stress o ri-traumatizzazione.
Quando il corpo parla attraverso l’olfatto
Nel campo della psicosomatica, l’allucinazione olfattiva può essere interpretata anche come una modalità con cui il corpo esprime un disagio psichico non verbalizzato. Il senso dell’olfatto, così legato a istinti primari, emozioni e ricordi, può farsi veicolo di un messaggio inconscio: un odore sgradevole percepito solo dal soggetto può simboleggiare una realtà interiore vissuta come “marcia”, colpevole, contaminata.
Talvolta, in alcuni disturbi di personalità o nei quadri depressivi gravi, il soggetto può convincersi di emettere odori sgradevoli, pur non essendoci alcuna base organica. Si parla allora di sindrome dell’odore corporeo immaginario, un quadro clinico che sfiora la dimensione delirante.
Diagnosi e approccio clinico
Di fronte a un’allucinazione olfattiva, il percorso diagnostico dovrebbe tenere conto sia degli aspetti neurologici che di quelli psichici. Gli esami consigliati includono:
- Risonanza magnetica dell’encefalo
- Elettroencefalogramma (soprattutto se si sospettano crisi epilettiche)
- Valutazione otorinolaringoiatrica
- Colloquio psicologico clinico o psichiatrico
Come comportarsi in caso di allucinazioni olfattive
Chi sperimenta episodi ricorrenti di fantosmia può sentirsi disorientato, impaurito, o addirittura convinto di “impazzire”. In questi casi, è importante:
- Non trascurare il sintomo: anche se può sembrare bizzarro, è un segnale da ascoltare.
- Rivolgersi a professionisti competenti, evitando il “fai da te” o l’auto-diagnosi online.
- Tenere un diario delle percezioni, per comprendere meglio quando e come si presentano.
- Non isolarsi: condividere l’esperienza con un terapeuta o con una persona fidata può alleggerire il peso dell’angoscia.
Tra neuroscienze e psicoanalisi: uno sguardo integrato
La fantosmia è un esempio perfetto di come corpo e mente siano inscindibili. La neurologia ci fornisce spiegazioni sui circuiti cerebrali coinvolti, ma è la psicologia – e in particolare la psicoanalisi – a restituirci il senso più profondo di queste percezioni alterate. L’odore fantasma può essere il simbolo di qualcosa che preme per emergere: un ricordo, un desiderio rimosso, una colpa, un dolore. In questa prospettiva, ogni allucinazione olfattiva merita ascolto e comprensione, al di là della sua stranezza apparente. Non si tratta solo di un “malfunzionamento” del cervello, ma di un linguaggio sensoriale con cui l’inconscio prova a comunicare.