Commento all’articolo “Quanto la pandemia ha inciso sulla psiche dei ragazzi”
L’articolo tratta in modo equilibrato gli effetti della pandemia sulla psiche dei ragazzi. Che il disagio mentale dopo la pandemia sia aumentato, in particolare tra i giovani e i giovanissimi, è ormai cosa nota.
L’autrice sottolinea che è ancora aperta la questione se la pandemia sia la causa diretta dell’aumento della sofferenza psichica, quel che è certo è che ne è stata un acceleratore, questo è un punto, a nostro avviso fondamentale.
Per noi adulti è uso comune arrivare a pensare, a ragionare nei termini di un pre-covid e un post covid perché a noi tutti ha segnato la vita. Il covid ci ha messo di fronte al fatto che avremmo potuto fare a meno di tutto: relazioni, contatto divertimento, salute. Chiusi nelle nostre case attenti solo alla misurazione della temperatura corporea e al lavaggio delle mani con una finestra sul mondo tramite internet.
Durante la pandemia è nettamente aumentato l’uso di internet, che è stato sdoganato per necessità in diversi ambiti. Nei periodi di lockdown internet ha permesso ai giovani e meno giovani di rimanere, in qualche modo, collegati con i contesti extrafamiliari, di svolgere pur con tutte le limitazioni, le attività scolastiche, lavorative e a volte ricreative, rimanendo soli. Questo è stato un grosso cambiamento nelle nostre abitudini che non può essere del tutto cancellato.
Nell’articolo leggiamo che l’uso eccessivo di internet crea isolamento e dipendenza e che in Italia sono almeno settecentomila gli adolescenti dipendenti dal web, social e videogames. Una cifra impressionante se pensiamo alle conseguenze di questo comportamento su un cervello non ancora maturo. L’abuso di internet esisteva anche prima della pandemia, da noi forse era di proporzioni più limitate rispetto ad altre realtà, vedi il fenomeno degli hikikomori.
I ragazzi non si soffermano a ragionare in senso temporale di un pre -covid e un post -covid; fa parte di loro. Nella loro breve storia di vita la carenza di relazioni, di contatto li ha visti chiusi nelle loro camerette ad affrontare un mondo esterno virtuale in cui sembra che alcuni di loro siano rimasti intrappolati.
Dobbiamo chiederci cosa porta i ragazzi a passare giornate intere chiusi nella loro cameretta a giocare con i videogiochi o sui social isolandosi dal mondo reale. La risposta non è facile e si rischia di banalizzare un problema che sicuramente ha una genesi multifattoriale.
L’articolo, giustamente mette in evidenza che i giovani sono spaventati, disorientati e che il ricorso ai videogiochi o ai social allevia la loro ansia, la loro sofferenza, quindi sarebbe una sorta di tentativo di autocura o una fuga dalla realtà per cercare sollievo.
Dietro a questa sofferenza, ci dice l’autrice, c è sempre una maggiore difficoltà a socializzare, ad avere relazioni affettive significative che purtroppo l’uso di internet ben lungi dal risolvere, aggrava; c’è anche “la pressione per la performance”. In qualsiasi ambito siano impegnati, quello scolastico o quello sportivo devono eccellere in tutto per non deludere le aspettative del mondo adulto. Questo è un fardello pesante che crea ansia e depressione se non ci si sente all’altezza delle aspettative.
E’ nostra consuetudine vedere adolescenti fragili, che si affliggono, che si tagliano, che si sabotano che si sottraggono al mondo.
E’ questa l’eredità del covid?
La tecnologia con una mano ci dà, con l’altra ci leva. Ascoltare un cantastorie che esaltava le gesta di Achille certo doveva essere più coinvolgente, a livello gruppale, che leggere l’Iliade; ma la disponibilità di un poema scritto ha allargato la comunicazione a tante persone in più. Positivo? non c’è il minimo dubbio, la scrittura ha dato forma alla nostra cultura; e tuttavia sappiamo che persone con valenze autistiche possono vederle accentuate da un rapporto con il libro che, diventando esclusivo, supplisca a quello interpersonale.
E, seconda rivoluzione: la stampa ha moltiplicato la disponibilità dei testi scritti, eppure qualcuno avrà rimpianto la valenza comunicativa personale elegantemente trasmessa dall’amanuense.
Il mondo è andato avanti e continuerà a farlo, con qualche difficoltà per tutti e soprattutto per i più fragili …