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Analisi comportamentale criminale: le tattiche segrete degli investigatori

Nella lotta contro il crimine, gli investigatori spesso devono andare oltre le prove fisiche e le testimonianze oculari per capire l’origine dei reati. L’analisi comportamentale criminale è diventata così una componente essenziale delle indagini, poiché permette di scrutare nella mente dei criminali per comprendere le loro motivazioni, i loro modelli di comportamento e le loro eventuali strategie. Attraverso l’applicazione di tecniche psicologiche sofisticate, gli investigatori possono dunque ottenere una panoramica unica che li aiuta a risolvere i casi più complessi. Non solo: l’analisi dei comportamenti criminali può aiutare a lavorare nel campo della prevenzione dei reati, cercando di agire su situazioni potenzialmente problematiche prim’ancora che il crimine venga compiuto.

L’importanza dell’analisi comportamentale criminale

Gli investigatori si basano sull’analisi dei modelli di comportamento per identificare possibili piste e per individuare l’autore dei crimini. Questa prevede dunque l’esame dei dati relativi non solo al reato stesso, ma anche a crimini simili o collegati al fine di individuare schemi ricorrenti. Per esempio, un serial killer potrebbe avere una serie di azioni che si ripetono in ogni omicidio, come la scelta di vittime con caratteristiche simili o un particolare rituale post-crimine (la cosiddetta firma), per non parlare del modus operandi (il modo specifico con cui il delitto è stato commesso).
L’analisi dei modelli di comportamento può rivelare le abitudini e la personalità del criminale, i luoghi di attività preferiti e persino la sua possibile identità. Gli investigatori possono utilizzare queste informazioni per indirizzare le loro indagini in modo più mirato e per anticipare le mosse del criminale, così da arrivare alla cattura più facilmente. Le discipline coinvolte in questo tipo di analisi sono diverse: dalla criminologia con il profiling alla psicologia e psichiatria forense.

L’analisi tramite la profilazione criminale

Uno degli strumenti chiave nell’analisi comportamentale criminale è la profilazione, utilizzata specificatamente nella criminologia. Questa tecnica prevede la creazione di un profilo psicologico del presunto criminale, basato sulle caratteristiche del reato e delle sue vittime. In questo modo, gli investigatori cercano di rispondere a domande fondamentali quali l’identità del colpevole, quali potrebbero essere le sue motivazioni e cercando di prevedere come potrebbe reagire in futuro.
Per esempio, in un caso di omicidio seriale, un profiler potrebbe cercare tracce psicologiche come il già citato modus operandi, la scena del crimine, il legame tra le vittime e le caratteristiche personali dell’aggressore. Questi dettagli possono rivelare indizi cruciali sulla personalità del criminale, tra cui l’eventuale presenza di disturbi mentali o l’uso di specifiche strategie per evitare la cattura. I profili che tendenzialmente risultano da questo tipo di analisi sono di due tipologie: il profilo criminale organizzato e quello disorganizzato.

La psicologia forense

La psicologia forense gioca un ruolo fondamentale nel comprendere le motivazioni, intrinseche o superficiali che siano, dietro i crimini. Gli investigatori si chiedono spesso perché un individuo ha commesso un reato specifico e cosa lo ha guidato nella sua decisione. Uno psicologo forense, per esempio nel corso di un processo, può esaminare il passato del criminale, la sua storia familiare, eventuali traumi o disturbi mentali. Non solo: nella diagnosi della psicologia forense, oltre all’analisi comportamentale del criminale vi è il coinvolgimento delle parti lese, degli avvocati e persino del giudice. Questo tipo di consulenza può fornire una comprensione più profonda delle cause sottostanti al crimine e può influenzare la pena assegnata in tribunale o i provvedimenti presi nei confronti dell’imputato.

Il profilo geografico

Un’altra tecnica di analisi comportamentale criminale è il profilo geografico. Questo approccio, strettamente legato alla criminologia, si basa sulla teoria che i crimini non sono casuali, ma piuttosto influenzati dalle caratteristiche geografiche e socioeconomiche dell’area in cui vengono commessi. Gli investigatori cercano dunque di mappare le posizioni dei crimini per individuare cluster o aree di concentrazione, zone di caccia predilette o al contrario zone d’abbandono particolari. Un’analisi di questo tipo può aiutare a identificare le abitudini del criminale, a tracciare un’idea della sua “comfort zone” e anche a prevedere dove potrebbe colpire successivamente. Si pensi per esempio a uno stupratore seriale che potrebbe operare principalmente in quartieri con scarsa illuminazione o mancanza di sorveglianza, oppure a un serial killer che sceglie le sue vittime in una parte specifica di una città poiché connessa a sue determinate fantasie.

L’applicazione dell’analisi comportamentale criminale: l’interrogatorio

Le tecniche psicologiche giocano un ruolo cruciale anche nell’intervista e nell’interrogatorio dei sospetti. Gli investigatori addestrati in psicologia possono individuare segni di menzogna o disagio attraverso l’osservazione delle espressioni facciali, del linguaggio del corpo e del tono di voce. Utilizzando tecniche come la cosiddetta lettura delle microespressioni, si possono identificare indicatori di stress o falsità che possono suggerire il coinvolgimento del sospettato nel reato.
Ancora, l’analisi comportamentale criminale fatta in precedenza può dare un’idea agli investigatori sulle modalità di approccio più adatte ed efficaci da usare con un determinato soggetto, proprio in base alle caratteristiche profilate.

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