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Nuove frontiere della criminologia: dove la mente incontra la tecnologia

La criminologia è una disciplina ormai affermata e utilizzata in tutto il mondo per comprendere il mondo della criminalità e cercare di combatterlo. Sin dalle sue origini è stata soggetta a una commistione di scienze e metodi differenti, che ha visto la sua applicazione in contesti sempre vari. Negli ultimi anni, soprattutto grazie ai progressi nelle tecnologie, si sono aperte nuove frontiere che hanno ampliato ulteriormente il suo utilizzo o che hanno agevolato il lavoro dei criminologi.

Che cos’è la criminologia

Prima di indagare le nuove frontiere della criminologia, è bene definire cosa essa sia. Secondo il vocabolario Treccani, per criminologia s’intende la “disciplina che studia il delitto nella sua realtà oggettiva e nelle sue cause”. In particolare, questa è “divenuta una scienza interdisciplinare autonoma, riunendo in sé l’antropologia criminale, la psicologia criminale e la sociologia criminale”. In parole più semplici, quindi, la criminologia è una scienza – o meglio, un insieme di scienze empiriche e normative – che studia i reati e i delitti, sia da un punto di vista concreto (cioè come questi si manifestano concretamente, quindi per esempio omicidi, violenze, crimini economici, terrorismo, ecc.), sia invece analizzando le caratteristiche degli autori dei delitti stessi, compresi i fattori di rischio collegati al comportamento criminale. Non va dunque confusa con la psicologia forense.
Storicamente, la criminologia si è sviluppata a partire dalla cultura illuminista del XVIII sec. assumendo diverse forme e appellativi, fino ad arrivare nel 1879 quando l’antropologo francese Paul Topinard iniziò a utilizzare il termine attuale per descrivere, appunto, questa disciplina. Dagli anni ’20 del XX sec., poi, la criminologia si è qualificata come disciplina prevalentemente sociologica, soprattutto nei paesi anglofoni.

Metodica criminologica tradizionale

La criminologia, dunque, indaga modelli e tendenze dei delitti, le cause annesse, le personalità dei soggetti che li hanno commessi, il loro comportamento criminale, ma anche le misure da adottare per contrastare il crimine e i metodi di prevenzione. Per fare ciò, però, essendo una scienza non unitaria, la criminologia presenta metodi variabili a seconda del delitto che deve studiare.
Tendenzialmente, i metodi utilizzati sono cinque, divisi tra tecniche quantitative e tecniche qualitative. C’è il “metodo statistico”, usato per studiare le caratteristiche quantitative della criminalità e dei suoi protagonisti; il “metodo questionario”, al contrario, permette di ottenere dati che non possono essere stabiliti con quello statistico. Troviamo poi il “metodo di colloquio”, utilizzato per lo studio approfondito della personalità dei criminali, delle vittime e per l’opinione pubblica, che fa ottenere informazioni in maniera più veloce e talvolta più completa. La “sociometria” tratta le caratteristiche criminologiche di un gruppo, così da delineare la natura delle relazioni al suo interno ed eventuali situazioni di conflitto presenti. Infine, il “metodo documentario” prevede lo studio di documenti (ufficiali o non, come materiale legislativo, documenti personali, ecc.) per trarne informazioni utili alla realizzazione di un profilo criminale.

Le nuove frontiere della criminologia

Da sempre la criminologia, nascendo già come commistione di diverse discipline – sociologia, psicologia, psichiatria, biologia, genetica, neuroscienze, diritto penale e diritto penitenziario –, è stata influenzata dalle scoperte in campo scientifico e dalle progressioni che sono state fatte soprattutto nell’ultimo secolo e mezzo. In anni più recenti, infatti, sono state messe a punto nuove frontiere della criminologia, che hanno ampliato lo spettro di ricerca e dato nuovi strumenti ai criminologi per svolgere il loro lavoro più accuratamente.
Per esempio, gli sviluppi nella biomedicina ha ampliato le possibilità di ricerca anche della criminologia. Le nuove tecnologie, infatti, permettono di ricostruire l’identikit di un criminale partendo da marcatori genetici (con l’analisi del DNA) e arrivando a determinare alcune caratteristiche uniche dell’individuo. Così facendo, un criminologo può essere avvantaggiato nella profilazione, per esempio individuando sesso, età, malattie congenite, area geografica di appartenenza e altri tratti specifici.
Anche l’evoluzione del digitale ha aiutato a condurre studi criminologici. Si pensi, banalmente, ai sistemi di videosorveglianza, che possono far capire molto sull’ambiente, i comportamenti e le relazioni di un soggetto. Ancora, la digitalizzazione stessa dei documenti ha semplificato di molto il lavoro dei criminologi e dei tecnici a loro supporto.

Criminologia aziendale ed economica

Alcune prospettive della disciplina negli ultimi anni si sono discostate dai campi di studio tradizionali e si sono indirizzate verso nuove frontiere epistemologiche. È questo il caso della criminologia economica e quella aziendale, che si declinano in due modi diversi ma che mirano entrambe ad ampliare l’approccio criminologico per ridurre l’impatto del crimine sulle organizzazioni e sulla società.
Si può considerare la criminologia economica come un nuovo paradigma della criminologia, in quanto prende in considerazione gli aspetti politici, il controllo sociale, il diritto penale, ma evidenziando il carattere profondamente economico che muove questi ecosistemi, analizzando gli scambi di problemi e poteri che qui avvengono. In particolare, questa branca della disciplina è interessata a tutti quei reati le cui cause ed effetti derivano o incidono sui giochi economici intrinsechi nella criminalità.
La criminalità aziendale, invece, mira a garantire la sicurezza integrale delle organizzazioni e dei loro integranti, gestendo beni, rischi, riducendo gli effetti dannosi o le perdite derivanti da comportamenti criminali o minacce interne ed esterne a una realtà aziendale.

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