Una marcata o intensa paura, oppure ansia, inerente a situazioni sociali, tra cui conversazioni, incontro con persone sconosciute, parlare in pubblico, in cui l’individuo possa essere “giudicato” o più in particolare “esaminato” dagli altri. È questa, in sintesi, la definizione di ansia sociale, un fenomeno sempre esistito che, dopo l’emergenza sanitaria risulta particolarmente acuito, per via della distanza sociale che ha portato molti ad allontanarsi sempre più dagli altri vivendo un periodo “isolato” che si è poi tramutato in una distanza continua nel tempo. A prova di ciò, il parere degli esperti che ha sottolineato la necessità di molti di sentirsi più sicuri indossando la mascherina, non tanto per una questione relativa alla sanità, ma per via di sentirsi protetti come da uno “scudo” capace di fare da filtro nei rapporti sociali, non mettendo a nudo una parte di sé importante nelle relazioni, il viso.
Entrando più nel dettaglio, chi soffre di ansia sociale, vive con la costante sensazione di essere giudicato e valutato negativamente dagli altri. Si teme di essere etichettati come noiosi, stupidi, ma anche come deboli, pazzi o ansiosi. Per chi soffre di queste tipologie di paure, vivere a contatto con gli altri è un incubo costante. Qualsiasi momento di socialità viene vissuto con il timore di non poter essere all’altezza, ma soprattutto con paure e ansie intense che spesso bloccano lo stesso individuo portandolo ad estraniarsi.
Riconoscere l’ansia sociale non è facile, spesso però, chi vive questa condizione, tende, quando costretto per via di necessità lavorative, a nascondersi dietro una maschera “del più forte” in alcuni casi o, in altri, soprattutto nel caso degli adolescenti, a delineare una personalità caratterizzata da molta insicurezza. Per esempio, tra amici, chiederà sempre conferme ai propri coetanei con i quali ha rapporti più stretti, nel tentativo di sentirsi accettato e non vivere il disagio nel momento in cui bisognerà vivere un momento conviviale.