Vaso di Pandora

L’ergastolo ostativo, la Corte Costituzionale, il Parlamento

Il 16 dicembre in sala Aiace ad Udine si è svolto un incontro sulla delicata questione dell’ergastolo ostativo che è in discussione in Parlamento a partire dalla presentazione del volume Contro gli ergastoli, curato da Stefano Anastasia, dal costituzionalista Andrea Pugiotto e da me nella collana della Società della Ragione per le edizioni Ediesse/Futura.

Il libro fu pubblicato nel giugno 2021 con tempestività rispetto alla ordinanza dell’11 maggio della Corte Costituzionale che rinviava la trattazione di un anno lasciando al Parlamento un congruo tempo per legiferare sul tema della questione di legittimità costituzionale delle norme che negano l’accesso alla liberazione condizionale dopo aver scontato 26 anni di carcere in assenza di collaborazione. Il comunicato era però esplicito affermando con nettezza che l’ergastolo ostativo era incompatibile con l’art. 27 della Costituzione. Il partito di Giorgia Meloni dichiarò che la soluzione semplice era modificare  l’articolo fondamentale sul senso della pena, tanto che fu presentata una proposta di legge in tal senso, ripresentata in questa legislatura.

Bizzarra teoria, ma la logica della propaganda non ha il senso del limite.

Un testo fu approvato dalla Camera dei deputati e il bon ton istituzionale spinse la Consulta a concedere altri sei mesi al Parlamento e dopo le elezioni del 25 settembre il governo scelse la strada di un decreto legge assai stravagante contenente misure incoerenti, dai benefici penitenziari per gli ergastolani ai rave, dalla riforma Cartabia ai novax.

Il Senato ha approvato un testo che incredibilmente peggiora la situazione censurata dalla pronuncia-monito, infatti per accedere alla liberazione condizionale occorrerà avere scontato 30 anni di carcere e non più 26, viene esteso il regime differenziato per l’accesso ai benefici anche ai reati non ostativi caratterizzati da un nesso teleologico, si prevede un percorso diabolico per dimostrare la partecipazione al percorso rieducativo e l’assenza di legami con l’organizzazione criminale.

Il 27 dicembre il decreto legge sarà esaminato dalla Camera dei deputati e è prevedibile che sarà posta la questione di fiducia per non farlo decadere. Se accadrà questo scempio del diritto, la via è segnata. La Corte Costituzionale rinvierà alla Cassazione che aveva promosso la questione di costituzionalità la valutazione della riforma e probabilmente la Consulta sarà chiamata nuovamente a esprimersi aprendo un conflitto istituzionale.

Il volume ricostruisce la lunga storia dell’ergastolo nella dottrina, nella giurisprudenza e nel Parlamento demolendo il luogo comune che nei fatti l’ergastolo non esista. Purtroppo l’occasione della abolizione dell’ergastolo votata dal Senato nel 1998 è stata sprecata e la situazione si è aggravata con la bulimia dell’ergastolo ostativo. Rimarrà uno strumento per una battaglia culturale e di civiltà giuridica come emerge dal pensiero di Aldo Moro che definiva la pena perpetua un fatto agghiacciante e per la prefazione di Valerio Onida che era certo che l’ergastolo ostativo per i non collaboranti non avrebbe più avuto cittadinanza nel nostro ordinamento. Onida sosteneva con lucidità che doveva venire meno la “logica” di un sistema per cui i condannati per delitti di criminalità organizzata venivano posti davanti a una alternativa secca: o collaborare o vedersi negati i benefici. E aggiungeva che si trattava di una logica di tipo “militare” che non è quella della Costituzione ancorata ai principi di umanità, riguardante le persone e non le pedine di un esercito.

La mafia non può costituire l’alibi per impedire la sfida della risocializzazione e  la scommessa per cui nessuno è perduto per sempre. Franco Battiato in una intervista su questo tema rispondeva così: “Qualsiasi criminale, soprattutto il più incallito, è recuperabile. Credo che la speranza di redenzione sia più dalla parte della criminalità vera, che in quella media nullità che non è né male né bene. In passato assassini sono diventati santi. E questo è il processo più straordinario che possa accadere. Di può diventare buoni dopo essere stati cattivi. E’ più importante, e più interessante”. Parole che hanno il profumo dell’intelligenza e della poesia.

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Commenti su "L’ergastolo ostativo, la Corte Costituzionale, il Parlamento"

  1. Conosco personalmente una persona condannata all’ergastolo, più di 40 anni di carcere, tre lauree, sposato a una persona che ha bisogno della sua presenza, hanno aspettato questo anno con speranza e io con loro. Non è pentito non ha abiurato il suo passato ma ora è perfettamente consapevole della realtà attuale che è diversa e certo non esiste un pericolo che ripeta delitti per la visione politica che aveva. È una realtà straziante per me questa coppia di persone che aspetta a settant’anni di poter vivere vicini insieme, scontato un tragico passato.

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  2. Costituzione italiana articolo 27

    La responsabilità penale è personale.
    L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
    Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato [cfr. art. 13 c. 4].
    Non è ammessa la pena di morte.

    Costituzione italiana articolo 13

    La libertà personale è inviolabile.
    Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art. 111 c. 1, 2] e nei soli casi e modi previsti dalla legge [cfr. art. 25 c. 3].
    In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto.
    E` punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà [cfr. art. 27 c. 3];.
    La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.

    La Costituzione, questa bella legge, questo bell’insieme di leggi che ci governano, li ho messi in alto perché spiegano e descrivono molto bene la posizione che intendo difendere. I nostri costituenti si resero conto con estrema chiarezza e semplicità che la pena detentiva era e doveva essere un tragitto di recupero e non una punizione fine a sé stessa. Così recita la nostra Costituzione e così a me pare sia giusto.
    Invece no. Ora, dopo molti anni, si vuole rimaneggiare l’articolo 27 (e chissà cos’altro) per rendere la pena detentiva dell’ergastolo un fine pena mai. Ho letto l’articolo scritto dal dottor Franco Corleone e ho deciso di esprimere la mia opinione in merito.
    L’ergastolo ostativo è una palese violazione dell’articolo 27 della Costituzione e il governo ha quindi deciso di modificare la Costituzione. Bel modo di procedere. Chi soffrirà sarà quella fetta di ergastolani che pensavano finalmente di uscire perché 26 o più anni di carcere sono troppi, decisamente troppi. Invece no, l’azione del governo è punitiva. Almeno 30 e un percorso riabilitativo che è sostanzialmente di pentimento e collaborazione.
    Si può essere lontani dal proprio passato (26 anni sono tanti) senza rinnegarlo, con dignità. Si può essere ergastolani, fin ora, senza farsi le tendine di pizzo, ma studiando, arricchendo la propria mente e la propria cultura pensando al futuro.
    Io sono stata in carcere complessivamente tre anni, tre anni e mezzo e mai per più di un anno ogni volta, ma il mio ricordo del tempo vuoto e del nulla sono vivissimi. Sono andata a scuola, ho letto molto e studiato, ho scritto poesie e racconti, ho centellinato le frequentazioni, ho partecipato ai gruppi terapeutici e al teatro; tutto piuttosto che soggiacere al nulla, al vuoto senza colori, alla rabbia gridata dal blindo che cadeva a sua volta nel silenzio senza risposta.
    Il carcere è terribile, oso appena immaginare un ergastolo. È disumano. So che nei paesi nordici le pene detentive sono più brevi proprio perché quelle lunghe non aggiungono altro che rabbia e disperazione.
    Anche Aldo Moro, dice il dottor Corleone, trovava l’ergastolo agghiacciante.
    Poi cita Battiato, autore attento e sensibile.
    Siamo in molti a pensarla così, dobbiamo far sentire le nostre voci, forti e chiare, contro l’ergastolo ostativo affinché i detenuti non si sentano soli nel combattere la loro battaglia, perché non è solo la loro, in fondo se li privano di un diritto acquisito e sacrosanto, tutti noi perdiamo qualcosa e lo Stato di diritto perde pezzi fondamentali del suo essere tale.

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