Brevi pensieri in una giornata uggiosa
Esistono sempre più frequenti le infezioni nosocomiali che quindi avvengono durante i ricoveri in ospedali e che, resistenti agli antibiotici, rappresentano un vero rischio per persone già defedate ed alcune volte esitano in setticemie non curabili.
È un fenomeno che risente dell’uso, molto spesso immotivato, che si faceva degli antibiotici, spinti dalle case farmaceutiche che li sponsorizzavano.
Si tratta ovviamente di un problema classicamente medico, i batteri Gram-positivi più frequenti sono la klebsiella pneumoniae e il Clostridium difficile.
In psichiatria non usiamo antibiotici e, tralasciando l’uso a volte scriteriato degli psicofarmaci che in passato, ma ancora oggi viene fatto, usiamo prevalentemente noi stessi, ovvero la nostra capacità di relazionaci col paziente e di interpretare opportunamente il transfert ed il controtransfert.
Nelle comunità terapeutiche, la vicinanza col paziente e la relativa familiarità è tale da rendere ancora più importante la capacità di modulare opportunamente la distanza affettiva con l’ospite che spesso è costretto a convivere con gli operatori per lunghi anni.
Esiste a mio avviso anche nel nostro caso un rischio di “infezione nosocomiale” che per assonanza definirei del “narcisismus difficile” cioè quella sorta di atteggiamento ormai inscalfibile in cui si riconosce l’altro soltanto per il grado di gratificazione e di relativa sintonia che ci fornisce, si tratta quindi di un falso riconoscimento e la tendenza a parlarsi addosso incensandosi eccessivamente diventa non solo fastidiosa e ripetitiva, ma soprattutto controproducente.
Soprattutto coi gravi casi di psicosi in cui le persone che ne soffrono sono state da sempre fatte oggetto di esorbitanti e fisiologicamente non soddisfacibili richieste da parte di figure di riferimento importanti: ad esempio la richiesta di essere loro genitori dei propri genitori e così via…
Ma il “narcisismus difficile” da non confondere badate bene col narcisismo maligno di Kernberg, si diffonde anche nelle relazioni professionali a discapito della ricerca scientifica e del dialogo finalizzato al risultato del continuo miglioramento delle opportunità di cura. Spesso gli incontri, i convegni ed i seminari rischiano di diventare un’occasione di mera esibizione di se stessi senza disponibilità all’ascolto altrui e al confronto necessario, mancano la capacità di riconoscere l’altro e la gratitudine per la sua originalità. In questo senso si perde di vista il grande pregio di una disciplina come la nostra che ci permette di essere creativi, solidali e generosi se non ci facciamo impoverire da una chiusura eccessivamente egoistica.
Penso che le scuole di specialità, i corsi di laurea attinenti alla psi… debbano tener conto del batterio-Gram negativo “narcisismus difficile”…