Nell’era digitale che stiamo vivendo, il modo in cui presentiamo noi stessi online assume un’importanza sempre maggiore, ma non sempre coincide con la realtà dei fatti.
I social media non sono solo una piattaforma per condividere momenti della nostra vita, ma anche un luogo dove esprimiamo valori e ideali. Tuttavia, una pratica conosciuta come “virtue signaling” sta mettendo in discussione la sincerità di queste espressioni.
Cos’è il virtue signaling, e perché può essere problematico?
Cosa significa virtue signaling?
Il termine “virtue signaling” si riferisce alla pratica di esibire pubblicamente le proprie convinzioni morali e politiche allo scopo di ottenere approvazione sociale e non perché rispecchiano davvero i nostri interessi.
Questo fenomeno è particolarmente visibile sui social media, dove gli utenti postano contenuti che mostrano il loro sostegno a cause sociali o politiche per dimostrare di essere persone virtuose e moralmente impegnate. Sebbene sembri positivo a prima vista, il virtue signaling può nascondere motivazioni meno nobili.
Dal punto di vista psicologico, il virtue signaling è spiegato dal desiderio umano di appartenenza e approvazione sociale.
Le persone sono motivate a essere percepite in modo positivo dai loro pari, e manifestare pubblicamente i propri valori può essere un modo efficace per ottenere tale approvazione. Questo comportamento è rafforzato dai “like”, commenti e condivisioni sui social media, che agiscono come ricompense immediate e tangibili.
Il lato oscuro del virtue signaling
Sebbene il virtue signaling possa sembrare innocuo o addirittura benefico, ci sono diversi aspetti problematici associati a questa pratica.
Una delle principali critiche al virtue signaling è la superficialità. A ben vedere la maggior parte delle persone che praticano il virtue signaling non sono realmente impegnate nelle cause che sostengono. Questo può ridurre questioni complesse a slogan semplicistici e simboli vuoti. Ad esempio, postare un hashtag popolare senza un reale impegno per la causa può essere visto come un tentativo di apparire moralmente superiori senza fare un vero sforzo.
Il virtue signaling, inoltre, induce a distrarsi dalle azioni concrete necessarie per affrontare i problemi sociali: se ci si convince di aver fatto la propria parte solo condividendo un post, si sarà meno motivati a intraprendere azioni più significative e impegnative, come volontariato, donazioni o partecipazione attiva a movimenti sociali.
Un altro effetto negativo del virtue signaling è la polarizzazione sociale. Esporre pubblicamente le proprie virtù può creare divisioni, soprattutto quando è accompagnato da una retorica che condanna chi non condivide le stesse opinioni. Questo può portare a una maggiore frammentazione della società, dove le persone sono più concentrate a dimostrare di avere ragione piuttosto che a trovare soluzioni comuni per affrontare i problemi in maniera concreta.
Gli effetti sulla salute mentale
Il virtue signaling può anche avere effetti negativi sulla salute mentale, aggravando quelli che sono i danni potenziali provenienti dall’abuso dei social media in generale. La pressione costante a dimostrare la propria virtù online genera inevitabilmente stress e ansia, soprattutto se le persone sentono di non essere all’altezza delle aspettative dei loro pari. Inoltre, il confronto continuo con le versioni idealizzate delle vite altrui può alimentare sentimenti di inadeguatezza e bassa autostima.
Come affrontare il virtue signaling?
Affrontare il fenomeno del virtue signaling non significa necessariamente smettere di esprimere i propri valori online. Piuttosto, è importante farlo in modo autentico e consapevole. Essere autentici è, ad esempio, l’unico atteggiamento positivo con cui ci si può approcciare ai social media. Prima di postare qualcosa sui social media, chiediamoci se lo stiamo facendo per una vera convinzione personale o solo per ottenere approvazione. Esprimere supporti senza impegnarsi realmente per le cause che ci stanno a cuore non porta a nulla di buono.
Assicuriamoci che le azioni che compiamo riflettano i valori che promuoviamo online, altrimenti finiremmo per contraddirci da soli e minare la nostra stessa credibilità. Partecipare a iniziative locali, fare volontariato o donare a organizzazioni benefiche sono modi concreti per sostenere le cause in cui crediamo. Inoltre, una retorica divisiva e di condanna è sempre controproducente. Piuttosto che criticare chi non condivide le nostre opinioni, potremmo promuovere un dialogo costruttivo e inclusivo, così da tentare di avvicinare anche i più restii alle nostre cause.
Riflettiamo sulle nostre motivazioni prima di postare contenuti virtuosi: se scopriamo che lo stiamo facendo principalmente per ottenere approvazione, potremmo voler riconsiderare il nostro approccio. Solo così possiamo contribuire in modo significativo al progresso sociale e al benessere collettivo.
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