Mi sono sempre piaciuti i pappagalli e proprio da qualche tempo ho la fortuna di averne uno come vicino di casa.
È un bellissimo cenerino che parla e canta.
Quando il suo umano lo mette a prendere il sole, si diffonde nella via una melodia che dapprima ho faticato a capire da quale pennuto provenisse. Un merlo, un gabbiano, una tortora… Tutti animali che abitano lì intorno. Non distinguevo il gorgheggio dal canto acuto. Il pappagallo sapeva imitarli alla perfezione.
Poi un giorno ho sentito qualcuno che con voce metallica mi diceva ciao. Sorpresa ed ammirata, abbiamo iniziato un dialogo. Ed ora il cenerino quando mi vede mi chiede anche se vado a lavorare, o come sta il cane.
In questo periodo sono tanti quelli che mi chiedono. Io sono sempre restia. Parlo poco e capisco di poter risultare scontrosa ed antipatica. Amo l’autenticità e mi chiedo se il pappagallo, mio amico, sia autentico o ripeta ciò che ha imparato. Non importa.
Mi stupisce ed io mi ritrovo ad aspettare il suo saluto. Mi tranquillizza il suo ripetere. Quasi prevedibile ormai. Il rituale… come la favola ascoltata mille volte da piccola. Rassicurante nel suo essere uguale.
Nei mesi di aprile e maggio, che sono i mesi per me più belli dell’anno ,mi trovo a ricordare date ed eventi importanti della nostra storia, eventi che possono sembrare retorici o retrò ma che non posso fare a meno di pensare come fondanti una democrazia e di conseguenza una condivisione.
Recentemente ho visto un bel film: “C’è ancora domani” della Cortellesi. Lo svolgersi di una storia apparentemente banale, sulla quale non mi soffermo in quanto già ampiamente affrontato il tema da più fronti, con un finale che, per tanti (o perlomeno per me), pareva prendere la china della prevedibilità e della scontatezza, si ribalta improvvisamente rivelando un’attenzione alla donna ed al sociale intelligente e delicata.
Il voto del 2 giugno 1946 ha cambiato il corso della storia del nostro paese ed ha permesso l’inizio di un simbolo di uguaglianza di diritti che prima non esisteva nella legislazione. Uguaglianza di fronte ai diritti, oltre che ai doveri, da sempre condivisi con un netto sbilanciamento a scapito del sesso femminile.
Il voto alle donne è arrivato tardi in Italia ma prima che in altri stati apparentemente civilissimi. Notavo con una mia amica proprio ieri, che in Svizzera la parità di diritto al voto è arrivata negli anni ’70. Sembra incredibile ma è così.
Quindi non c’è da stupirsi se siamo ancora così indietro nel riconoscimento emotivo di una uguaglianza. Altra cosa rispetto ai diritti civili .
E poi, in questa bellissima stagione mi torna alla mente la primavera di Praga, sempre in tema di diritti, allentamento delle restrizioni alla libertà di stampa e di pensiero.
E poi il 30 aprile quando si pose fine alla guerra del Vietnam.
Anni passati, dimenticati o mai conosciuti dai più giovani. La conoscenza del mondo, il progresso, le nuove idee devono avere radici. Devono essere un proseguo, un legame continuo di significati e ricerca.
Se vuoi capire l’anima che hai devi ricercare le tue radici, recitava un vecchio cantautore. Le radici danno la saggezza.
Ritornando al rituale del mio amico pappagallo, credo che il ricordo non debba mai apparire come una mera ripetizione priva di significato.
Conoscere l’origine delle cose, dei fatti, degli accadimenti, ci fornisce quello spessore che una visione superficiale ed accettante inevitabilmente spezzetta ed appiattisce.